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giovedì 18 settembre 2014

Indipendentisti in Europa

Cari amici ed amiche,

siamo tutti con il fiato sospeso per il referendum sull'indipendenza della Scozia.
Questo referendum potrebbe cambiare gli equilibri in un senso o nell'altro.
Infatti, si teme (o si spera, a seconda dei punti di vista) un effetto domino in altri contesti europei.
Basti citare il Galles e la Cornovaglia sempre in Gran Bretagna, le Fiandre in Belgio,  lo Schleswig e l'Holstein e la Baviera in Germania, la zona russofona della Lettonia,  la Slesia in Polonia, la Moravia nella Repubblica Ceca, la zona abitata da ungheresi in Slovacchia, la zona abitata da macedoni in Bulgaria, la zona abitata da Sloveni in Austria, la Bretagna, l'Alsazia, l'Occitania, la Savoia e la Corsica in Francia ed i Paesi Baschi, l'Aragona, la Catalogna, l'Andalusia e la Galizia in Spagna.
Anche in Italia vi sono zone pronte a fare quello che stanno facendo in Scozia.
La Valle d'Aosta (abitata da gente francofona), l'Alto Adige (abitato da gente di lingua tedesca), il Veneto, il Friuli-Venezia Giulia e la Sardegna sarebbero pronte a fare atti simili a quelli che si stanno facendo in Scozia.
La cartina, però, non illustra due situazioni che potrebbero emergere, quella dell'Irlanda del Nord e quella della Sicilia.
La questione dell'Irlanda del Nord è più spinosa anche di quella scozzese.
Nel 1171, il re d'Inghilterra Enrico II (1133-1189) invase l'Irlanda.
Gli Irlandesi sopportarono male il dominio inglese e nel XVI secolo le cose andarono anche peggio.
Re Enrico VIII (1491-1547) ruppe con la Chiesa cattolica.
Rimasti fedeli a Roma, gli Irlandesi ebbero grossi problemi.
Gli inglesi e scozzesi (anglicani e protestanti) tolsero le terre ai cattolici Irlandesi.
Dopo una guerra civile, il 6 dicembre 1922, l'Irlanda ottenne l'indipendenza, ad eccezione della sua parte nord orientale, l'Irlanda del Nord, abitata da anglicani e protestanti.
Qui la situazione rimase tesa, poiché i cattolici volevano ricongiungersi al resto dell'Irlanda.
Se pur molto attenuate, le tensioni sono presenti anche nei giorni nostri.
Per quanto riguarda la Sicilia.
Fino al 1734, anno in cui il re di Napoli Carlo di Borbone (1716-1788) la annetté al suo regno,  la Sicilia ebbe una storia autonoma rispetto al resto del sud dell'Italia.
Non sempre i Siciliani sopportarono la monarchia borbonica, anche se i Borboni mantennero certi benefici della parentesi del periodo napoleonico (1806-1815) di cui godettero in particolare i nobili ed i borghesi della parte orientale dell'isola.
La famiglia di mia madre proviene da quel contesto.
In questa parte dell'isola non ci fu una grande ostilità verso i Borboni, cosa che ci fu nelle zone di Palermo e della Sicilia occidentale.
Anche dopo il 1860, anno in cui Garibaldi sbarcò in Sicilia e fece cessare il regno borbonico, i Siciliani ebbero un'insofferenza.
Questa volta l'insofferenza fu verso Savoia e ancora oggi i Siciliani tendono a sentirsi più siciliani che italiani.
Io non sottovaluterei neppure il caso siciliano.
Ora, quello che accade in Scozia potrebbe innescare una "reazione a catena".
Però, paragonare questo evento a quello che accadde a Sarajevo nel 1914 (cosa che ha fatto l'ex-premier Enrico Letta) mi sembra eccessivo, per non dire che sembra terrorismo psicologico.
Vediamo cosa accadrà.
Cordiali saluti.








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Il peggio della politica continua ad essere presente

Ringrazio un caro amico di questa foto.