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venerdì 26 settembre 2014

La Russia, la Chiesa ortodossa, la Chiesa cattolica ed il comunismo

Cari amici ed amiche,

leggete l'articolo di "Focus" che è intitolato "10 cose che (forse) non sai sulla Russia".
La Russia di oggi è figlia di quella del passato.
Essa è un Paese con grandi contraddizioni.
Per esempio, le venti persone più ricche di Russia hanno un patrimonio di 163 miliardi di Euro, pari ai PIL di Perù, Irlanda e Portogallo messi insieme ma ci sono anche i poveri che vivono nelle kommunarka.
Ora, un'altra contraddizione della Russia sta nel fatto che vi siano una forte spiritualità in molti dei suoi abitati ma anche una forte corruzione.
Questa contraddizione è figlia di quella spazzatura ideologica (a cui sono profondamente e dichiaratamente avverso) che si chiama comunismo.
Fin dall'inizio della loro storia (tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX) i soviet puntavano a distruggere non solo la nobiltà e la borghesia ma anche la Chiesa.
Dal 1453, anno in cui cadde Costantinopoli, Mosca fu una capitale della cristianità orientale.
Ora, il comunismo si dice ateo.
Karl Marx definiva la religione un mezzo che alienava l'uomo, distraendolo dai bisogni terreni, con la promessa di una vita ultraterrena, e (sempre per Marx) la Chiesa favoriva lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.
In realtà, il comunismo è anticristiano, per non dire satanico.
Si dice (infatti) che Marx abbia frequentato circoli esoterici e satanici.
Nel 1917, ci fu la "Rivoluzione di ottobre" ed i comunisti presero il potere.
In realtà, questa rivoluzione scoppiò nel febbraio 1917, poiché nella Russia di allora il calendario in uso era quello giuliano.
I comunisti iniziarono da subito la loro guerra contro la Chiesa.
Nel 1920, il Patriarca di Mosca Tikhon emise un decreto con cui egli invitò i fedeli ortodossi che riconoscevano la sua autorità e che si trovavano all'estero a non tornare in Russia e a mettersi sotto la protezione di altri.
In verità, anche molti fedeli russi che erano in Russia fuggirono.
Fu il caso dei monaci del monastero di Valaam (Valaam è un'isola del Lago Ladoga, un grosso lago della zona della Carelia) che nell'inverno tra il 1939 ed il 1940 scapparono, si rifugiarono in Finlandia e si misero sotto la protezione del Patriarcato di Costantinopoli.
Contro la Chiesa ortodossa ci fu una persecuzione molto forte.
Con una lettera inviata al Politburo da Lenin nel 1922, si procedette alla confisca dei beni della Chiesa.
La situazione peggiorò con Stalin, che salì al potere il 3 aprile dello stesso anno.
Stalin (nella foto 1878-1953) iniziò una politica di repressione della Chiesa ortodossa.
Le deportazioni di preti e di fedeli da "rieducare" furono molto frequenti.
Gli edifici di culto furono confiscati e trasformati in bar, circoli operai, musei ed ospedali o furono distrutti.
Il caso più eclatante fu quello della cattedrale del Cristo Redentore di Mosca.
Il video qui sopra mostra la distruzione della cattedrale di Mosca dedicata al Cristo Salvatore, che avvenne nel 1931.
Il progetto di Stalin era quello di costruire un "tempio" dedicato al comunismo.
Il progetto non riuscì per lo scoppio della II Guerra Mondiale.
A questo punto, una parte della Chiesa ortodossa si piegò alle pretese del regime comunista ed accettò le sue orribili condizioni.
A questa Chiesa ortodossa "ufficiale" furono date anche molte delle chiese cattoliche e quelle luterane.
Con la Chiesa cattolica e quelle evangeliche la persecuzione fu ancora più dura.
La Chiesa cattolica era vista con ancora più ostilità dai comunisti.
Essa era molto presente in Ucraina (nei due riti greco e latino) e in altre zone, come la Lituania.
La Chiesa luterana, invece, era presente in Estonia e Lettonia, oltre ad essere stata presente nella Prussia orientale.
Con il cattolicesimo il regime fu spietato.
Le chiese furono chiuse e confiscate.
Esse furono destinate ad uso civile (per esempio la cattedrale cattolica di Mosca divenne una scuola e l'unica chiesa cattolica della capitale russa era la chiesa di San Luigi dei Francesi, che non fu toccata poiché era dell'ambasciata francese) o date agli ortodossi "ufficiali".
Nel 1939, sul territorio di quella che divenne Unione Sovietica rimanevano aperte non più di cento chiese parrocchiali ortodosse delle 55.000 funzionanti nel 1917, in cui celebravano circa 500 sacerdoti, contro i 115.000 del 1917.
Nel 1953, Stalin morì e Nikita Chruscev iniziò un processo di destalinizzazione del regime che ammorbidì la situazione.
La situazione mutò con la caduta del regime comunista nel 1991.
Per le Chiese iniziò un risveglio liturgico.
Ora, con molte persone cresciute senza una religione, iniziarono a predicare anche molti missionari protestanti (soprattutto battisti ed avventisti) tanto che il Patriarca di Mosca Alessio II (1929-2008) dovette chiedere alle autorità di non fare entrare i missionari stranieri.
Questo avvelenò i rapporti tra la Chiesa ortodossa e quella cattolica.
Con il ritorno della libertà di culto, i cattolici vollero riprendersi le loro chiese, anche quelle che i comunisti dettero agli ortodossi.
Questi, ultimi, però, furono riottosi.
Da qui nacque un contenzioso che portò gli ortodossi ad accusare i cattolici di "proselitismo" mentre questi ultimi volevano solo riprendersi le loro chiese.
Ancora oggi ci sono certi risentimenti.
Io auspico che questo brutto periodo sia superato.
Molti ortodossi, cattolici e luterani morirono perché "colpevoli" di credere in Cristo.
Al regime comunista non interessava il fatto che una persona fosse stata ortodossa, cattolica o protestante.
Esso odiava i cristiani, anzi chi credeva in Dio, visto che (per esempio) anche gli ebrei furono perseguitati.
Il mio augurio è che un giorno il Papa possa andare a Mosca e pregare insieme al Patriarca per i martiri che testimoniarono con la vita la loro fede.
Cordiali saluti. 









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