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lunedì 22 settembre 2014

San Giovanni Paolo II ed il capitalismo


Cari amici ed amiche,

leggete questo pezzo della lettera enciclica di San Giovanni Paolo II Papa che è intitolata "Centesimus annus":
"42. Ritornando ora alla domanda iniziale, si può forse dire che, dopo il fallimento del comunismo, il sistema sociale vincente sia il capitalismo, e che verso di esso vadano indirizzati gli sforzi dei Paesi che cercano di ricostruire la loro economia e la loro società? È forse questo il modello che bisogna proporre ai Paesi del Terzo Mondo, che cercano la via del vero progresso economico e civile?
La risposta è ovviamente complessa. Se con "capitalismo" si indica un sistema economico che riconosce il ruolo fondamentale e positivo dell'impresa, del mercato, della proprietà privata e della conseguente responsabilità per i mezzi di produzione, della libera creatività umana nel settore dell'economia, la risposta è certamente positiva, anche se forse sarebbe più appropriato parlare di "economia d'impresa", o di £economia di mercato", o semplicemente di "economia libera". Ma se con «capitalismo» si intende un sistema in cui la libertà nel settore dell'economia non è inquadrata in un solido contesto giuridico che la metta al servizio della libertà umana integrale e la consideri come una particolare dimensione di questa libertà, il cui centro è etico e religioso, allora la risposta è decisamente negativa.
La soluzione marxista è fallita, ma permangono nel mondo fenomeni di emarginazione e di sfruttamento, specialmente nel Terzo Mondo, nonché fenomeni di alienazione umana, specialmente nei Paesi più avanzati, contro i quali si leva con fermezza la voce della Chiesa. Tante moltitudini vivono tuttora in condizioni di grande miseria materiale e morale. Il crollo del sistema comunista in tanti Paesi elimina certo un ostacolo nell'affrontare in modo adeguato e realistico questi problemi, ma non basta a risolverli. C'è anzi il rischio che si diffonda un'ideologia radicale di tipo capitalistico, la quale rifiuta perfino di prenderli in considerazione, ritenendo a priori condannato all'insuccesso ogni tentativo di affrontarli, e ne affida fideisticamente la soluzione al libero sviluppo delle forze di mercato.
43. La Chiesa non ha modelli da proporre. I modelli reali e veramente efficaci possono solo nascere nel quadro delle diverse situazioni storiche, grazie allo sforzo di tutti i responsabili che affrontino i problemi concreti in tutti i loro aspetti sociali, economici, politici e culturali che si intrecciano tra loro. A tale impegno la Chiesa offre, come indispensabile orientamento ideale, la propria dottrina sociale, che — come si è detto — riconosce la positività del mercato e dell'impresa, ma indica, nello stesso tempo, la necessità che questi siano orientati verso il bene comune. Essa riconosce anche la legittimità degli sforzi dei lavoratori per conseguire il pieno rispetto della loro dignità e spazi maggiori di partecipazione nella vita dell'azienda, di modo che, pur lavorando insieme con altri e sotto la direzione di altri, possano, in un certo senso, "lavorare in proprio" esercitando la loro intelligenza e libertà.
L'integrale sviluppo della persona umana nel lavoro non contraddice, ma piuttosto favorisce la maggiore produttività ed efficacia del lavoro stesso, anche se ciò può indebolire assetti di potere consolidati. L'azienda non può esser considerata solo come una "società di capitali"; essa, al tempo stesso, è una «società di persone», di cui entrano a far parte in modo diverso e con specifiche responsabilità sia coloro che forniscono il capitale necessario per la sua attività, sia coloro che vi collaborano col loro lavoro. Per conseguire questi fini è ancora necessario un grande movimento associato dei lavoratori, il cui obiettivo è la liberazione e la promozione integrale della persona.
Alla luce delle "cose nuove" di oggi è stato riletto il rapporto tra la proprietà individuale, o privata, e la destinazione universale dei beni. L'uomo realizza se stesso per mezzo della sua intelligenza e della sua libertà e, nel fare questo, assume come oggetto e come strumento le cose del mondo e di esse si appropria. In questo suo agire sta il fondamento del diritto all'iniziativa e alla proprietà individuale. Mediante il suo lavoro l'uomo s'impegna non solo per se stesso, ma anche per gli altri e con gli altri: ciascuno collabora al lavoro ed al bene altrui. L'uomo lavora per sovvenire ai bisogni della sua famiglia, della comunità di cui fa parte, della Nazione e, in definitiva, dell'umanità tutta. Egli, inoltre, collabora al lavoro degli altri, che operano nella stessa azienda, nonché al lavoro dei fornitori o al consumo dei clienti, in una catena di solidarietà che si estende progressivamente. La proprietà dei mezzi di produzione sia in campo industriale che agricolo è giusta e legittima, se serve ad un lavoro utile; diventa, invece, illegittima, quando non viene valorizzata o serve ad impedire il lavoro di altri, per ottenere un guadagno che non nasce dall'espansione globale del lavoro e della ricchezza sociale, ma piuttosto dalla loro compressione, dall'illecito sfruttamento, dalla speculazione e dalla rottura della solidarietà nel mondo del lavoro. Una tale proprietà non ha nessuna giustificazione e costituisce un abuso al cospetto di Dio e degli uomini.".

Questa lettera enciclica era stata scritta e promulgata il 15 maggio 1991 dal grande santo e papa polacco per il centenario dell'enciclica del suo predecessore Leone XIII "Rerum novarum", una lettera enciclica promulgata il 15 maggio 1891. 
In questa enciclica non si condanna il capitalismo, cosa che certa gente e certi cattolici fanno.
Il capitalismo in sé non è malvagio.
Anzi, esso è il sistema che segue di più la natura dell'uomo.
Invece, in nome dell'"eguaglianza", il marxismo castra i talenti e con la negazione della proprietà privata esso livella la società verso il basso.
Per chi segue il marxismo, tutti debbono essere "eguali e più poveri". 
Il capitalismo, invece, è il sistema più naturale poiché segue il talento di ogni uomo e la fa emergere, così da metterlo in condizione di produrre ricchezza, dando beneficio alla società.
Inoltre, il marxismo genera odio perché si fonda sull'odio.
Il marxista "duro e puro" odia la società.
Egli odia chi emerge economicamente e nel pensiero.
Il pensiero marxista è un pensiero sociopatico in cui non c'è niente di buono.
Esso, per esempio, instilla l'invidia sociale.
Per il "marxista duro e puro" chi qualcosa in più degli altri è un "ladro" o uno "sfruttatore".
Quello marxista è anche un pensiero ipocrita.
Esso parla di "etica" ma in  realtà pone l'uomo al posto di Dio.
E' di fatto una forma di "satanismo".
Anche il satanismo vero e proprio erge l'uomo al posto di Dio.
Il capitalismo,  invece, sfrutta il libero arbitrio dell'uomo, quel libero arbitrio che Dio diede all'uomo.
Certo, l'unico punto critico riguarda l'etica.
Il fatto che nel capitalismo ci sia il rispetto del libero arbitrio non dà il diritto a nessuno di calpestare quei valori veri, come la solidarietà, la carità ed ogni buon rapporto umano.
Un capitalismo in una buona situazione etica è un capitalismo buono poiché produce una società virtuosa sotto ogni aspetto.
Un capitalismo senza etica, invece, produce i guai che a noi oggi sono noti.
Cordiali saluti. 






4 commenti:

  1. Non è che forse quell'etica al capitalismo è data da regole pubbliche che lo regolamentano e che lo trasformano da capitalismo estremo a capitalismo moderato? Oppure ti riferisci forse alla solita e inutile perché priva di sanzioni moral suasion?
    Tu non sai nemmeno qual è il tuo pensiero! Sei tutto e il contrario di tutto! Sei contro monti ma sostieni chi l'ha votato (pdl), sei per un capitalismo etico ma allo stesso tempo sei un neoliberista, ti dici liberale ma poi proponi manette a destra e a manca....Insomma, prima di guardare a cosa pensano gli altri, dai un'occhiata prima di tutto a quello che pensi tu perché a quanto pare non l'hai ancora capito!

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  2. e a proposito di woityla: se lui è un santo pur avendo appoggiato pinochet, allora io sono direttamente gesù cristo. Le gerarchie cattoliche (che sono ben altro dallo spirito cattolico e dalla maggioranza dei cattolici) sono feccia da debellare! Inoltre dicono di rappresentare cristo ma mi sa che se quest'utlimo vedesse i luoghi dorati ove vivono e i miliardi sui quali galleggia il vaticano li sputerebbe in faccia! E' come se gandhi fosse rappresentato dall'isis!

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  3. Blah, blah, blah, blah!
    Ti consiglio il trattamento sanitario obbligatorio.
    Tu non hai nulla da insegnare a noi cattolici. Sei solo pieno di odio.

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  4. Hai le prove del sostegno di San Giovanni Paolo II a Pinochet?
    Riguardo al mio pensiero, il Liberal Party of Australia è conservatore per ciò che concerne i valori e liberale per ciò che riguarda l'economia.
    Sono confusi anche i suoi esponenti?
    Ma fammi il piacere...vai a farti friggere!

    RispondiElimina

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