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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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martedì 9 aprile 2013

L'emigrazione dei giovani italiani all'estero

Cari amici ed amiche.

Ho letto un articolo del blog "ProntoFrancesca.it" che è intitolato "Io a Pandora venti anni fa".
Ora, in quell'articolo c'è anche una riflessione sui nostri giovani che sono emigrati all'estero.
Basti pensare che ben 80.000 persone hanno lasciato l'Italia nell'ultimo anno.
Questo dato è allarmante.
Proviamo a capire il perché.
Io non penso che ciò sia avvenuto a causa della politica che ha molti difetti.
Semmai, la politica è una conseguenza di una situazione ben più profonda.
Il problema, infatti, è prima di ogni cosa culturale.
Faccio un piccolo esempio che può sembrare stupido.
Con il Circolo "Roncoferraro Giovani e Futuro" (di cui faccio parte) collaboro con il Comitato Manifestazioni  di Roncoferraro, il comitato che si occupa delle manifestazioni paesane.
Ora, il comitato è fatto da tante persone perbene e che si impegnano alacramente a fare feste e manifestazioni che possano aggregare la comunità e non solo. Meritano tanto rispetto e tanta stima.
Purtroppo, però, il Comitato Manifestazioni di Roncoferraro (e quindi la stessa Roncoferraro) ha una forte concorrenza dalle zone vicine, sia mantovane, come Villimpenta, e sia di fuori, come Isola della Scala, in Provincia di Verona.
Io ho capito il perché di ciò.
Ho cercato il sito dell'Ente Fiera di Isola della Scala  (l'organo equivalente al Comitato Manifestazioni di Roncoferraro) e l'ho trovato.
L'Ente Fiera ha puntato molto sull'innovazione e quindi sui giovani.
Ha stabilito della partnership importanti con altri enti, come la Banca Popolare di Verona, il Gruppo Azione Locale della Pianura Veronese o il Sistema Pianura.
Oggi, questo ente è informatizzato ed oggi organizza feste in quel Comune veronese
E' logico che i progetti portati avanti dall'Ente Fiera di Isola della Scala si sia appoggiato anche sui giovani per un progetto a lungo termine.
Quello che è veramente importante è che l'Ente Fiera di Isola della Scala è perfettamente autonomo rispetto al Comune, proprio come lo è il Comitato Manifestazioni di Roncoferraro.
Purtroppo, e qui debbo dirlo, negli anni passati il Comitato Manifestazioni di Roncoferraro non ha attirato i giovani.
Il fatto che durante feste, come la "Festa del Pesce" (che si terrà a maggio), ci siano pochi giovani è indicativo.
Sono mancate le sinergie tra il comitato ed i giovani.
Inoltre, ha affidato il marketing solo ai mezzi di marketing tradizionali, come i cartelli, quando altri enti analoghi di altri Comuni avevano già un sito internet. Tutto ciò si paga.
Lo sta pagando il comitato e la sto pagando Roncoferraro, poiché le feste di paese portano commercio.
Intanto, i giovani roncoferraresi sono sempre più disaffezionati al paese.
Ora, ho fatto questo esempio per fare capire una cosa.
In molti settori del nostro Paese non si punta all'innovazione e ai progetti a lungo termine.
Invece, si punta sui progetti a breve termine, quei progetti più atti alla sopravvivenza che non al vivere.
Così, per esempio, vi sono sempre meno imprenditori che puntano alla ricerca e che preferiscono prendere tanta manovalanza e sempre meno persone che fanno ricerca.
La politica ha favorito ciò, rendendo assai più conveniente la manodopera degli immigrati, a scapito di quella dei giovani italiani.
L'immigrato, per esempio, è disposto anche a fare lavori pesanti per prendere un misero stipendio.
Un giovane italiano, che magari si è diplomato o laureato, sarebbe disposto anche a fare un lavoro pesante ma con una paga congrua.
Non voglio sembrare razzista ma voglio fare vedere quello che purtroppo è un dato reale.
Ora, molti di quelli che, per esempio, lavorano nelle porcilaie qui nella Provincia di Mantova sono immigrati, per lo più indiani.
Perché c'è questa situazione?
Perché molti giovani italiani non lavorano in questi contesti?
Il lavoro nella porcilaia è un sempre un lavoro.
La risposta è molto semplice, negli anni c'è stata una politica che ha creato questa situazione.
Tra l'altro, noi viviamo anche una situazione paradossale in cui i giovani italiani che non hanno titoli di studio, riescono a trovare lavoro.
Al contrario, i diplomati ed i laureati fanno assai più fatica.
Ad esempio, mio fratello ha lasciato gli studi al secondo anno e lavora.
Io, ho completato tutto il quinquennio delle scuole superiori, mi sono diplomato con buoni voti e mi sono anche specializzato e ho avuto un sacco di problemi.
E' chiaro, come ho scritto poc'anzi, che la politica sia figlia di una situazione culturale di per sé negativa, una situazione culturale che, per esempio, non premia il merito, né la capacità.
Per esempio, si punta tanto sulla cultura umanistica e meno su quella scientifica.
Da persona diplomata in scienze, se pur attualmente disoccupata, so di che parlo.
Eppure, anche la scienza conta.
Basti pensare alla recente scoperta delle molecole anti-tumore, di cui ho parlato nell'articolo intitolato "Una scoperta italiana, trovata la molecola anti-tumore!".
Il mondo è andato avanti ad una velocità impressionante e noi siamo rimasti indietro.
Chi ha provato a cambiare le cose, è stato più volte osteggiato da chi rappresenta certi gruppi che hanno di fatto potere di veto.
I giovani stanno pagando ciò e preferiscono emigrare.
Cordiali saluti.










3 commenti:

  1. Caro Gabriele, ti conosco da tempo, (si fa per dire) perche ogni tanto participi su prontofrancesca.it, e mi è venuta voglia di rispondere alle tue riflessioni sull'emigrazione dall'Italia e sull'immigrazione in Italia.

    Tu parli di un problema culturale e dai la colpa ai politici... ma credo che il problema culturale è di ognuno degli italiani. L'Italia è stata poverissima sia al sud che al nord negli anni prima della seconda guerra mondiale, perciò molti italiani sono andati via per il mondo. Poi dopo il grande conflitto e nonostante avessero perso la guerra, gli italiani im patria che per la maggior parte erano contadini, si sono trasformati in operai ed impiegati dopo la rinascita italiana del dopoguerra, con la fiorente industria che si è creata e che dal quel momento ha cambiato i modi di vita di molti di loro.

    Quelli che erano stati poveri, quelli che erano stati contadini, hanno visto allargarsi la propria strada e le famiglie hanno cercato di procurare per i loro figli una vita migliore di quella che essi stessi avevano avuto e quindi hanno fatto di tutto, anche grazie al boom economico, per fare studiare i propri figli, per redimerli da un passato che gli antenati avevano vissuto, pieno di stenti e umiliazioni. Quidi negli anni 50, 60 e seguenti, tutti i figli di qualsiasi famiglia studiavano, per lo meno fino ai 18 anni. I più ambiziosi facevano ulteriori sacrifici, se necessari, perchè continuassero all'università e arrivare ad essere professionisti stimati dalla società ancora provinciale di allora. Cosi si sono moltiplicati i dottori, gli avvocati, gli ingegneri e via dicendo.
    (continua)

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  2. Il benessere che è cresciuto con gli anni, non ha fatto altro che moltiplicare il numero di laureati in qualsiasi disciplina. Però man mano che i professionisti aumentavano, il numero di posti di impiego diminuivano, un po' per quello che tu lamenti appunto, dei posti ereditati da padre in figlio in ambiti accademici e anche in altri luoghi. In seguito abbiamo assistito a diverse crisi sociali ed economiche in tutto il mondo e questo ha fatto che l'Italia fosse presa d'assalto da moltissimi cittadini extracomuntari che venivano dai paesi più impensabili a cercare "eldorado" o "lamerica" in Italia. Loro, senza qualifica nella maggior parte dei casi, hanno fatto i lavori più umili, che i laureati italiani disdegnavano, e con ragione, pero' a lungo andare il posto fisso è svanito e i lavori piu svariati sono stati realizzati dagli stranieri. I professionisti italiani sono partiti di nuovo, come gli antenati meno istruiti, a cercare un posto nel grande mondo. Ora si chiamano cervelli in fuga, come se gli emigranti di prima non avessero avuto cervello... solo braccia...

    Ebbene, quegli emigrati hanno avuto braccia e cervelli e nonostante le grande sofferenze che hanno dovuto affrontare, con il loro cervello e la loro perseveranza si sono fatti un posto nei nuovi paesi, ma non solo, hanno contribuito pure a costruirli questi paesi, perche nei posti dove sono andati c'era da fare tutto o quasi. La differenza però con l'immigrazione attuale in Europa, e in Italia specificamente, è che tutto è già stato fatto e gli stranieri non trovano molto da fare se non i lavori più umili, manuali, difficili che i giovani italiani non sono più preparati a fare.

    Tuo fratello, meno preparato di te, ha trovato lavoro, tu piu preparato, non lo trovi. Bisogna capire che i posti di lavoro, sono un numero determinato dalle necessità del paese, mentre le persone che si preparano per un determinato posto sono molti di più e quindi è inutile studiare tutti scienze della comunicazione se poi i posti sono pochi, è inutile studiare da psicologo se poi gli italiani questa disciplina la guardano con sospetto e credono che andare dallo psicologo è come dichiarare agli altri che si è "matti" oppure è come andare dai maghi o ciarlatani, quest'ultimi sì che hanno lavoro! (questo conferma che il provincialismo sussiste).
    Ho sentito che in Italia mancano 50.000 (cinquantamila) artigiani, Il lavoro esiste, ma non le persone che amano lavorare con le mani.
    Che ti pare, Gabriele, si dovrebbe cominciare daccapo in Italia?

    Con stima, Lucia

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  3. E' esattamente, quello che penso io.
    Aggiungo una cosa, io ho lavorato come bidello.
    Ho pulito i gabinetti.
    Io mi sono "sporcato le mani".
    In precedenza, sono stato anche impiegato.
    Molti non lo avrebbero mai fatto.
    Io penso che serva anche un po' di buona volontà ma spesso e volentieri il lavoro umile non viene retribuito in modo adeguato. Questo scoraggia il giovane italiano.
    Certo, il problema dell'Italia è molto più complesso.
    La nostra scuola, per esempio, non ha alcun legame con il mondo del lavoro, cosa che per esempio avviene in altri Paesi.
    La nostra istruzione ha il suo baricentro nelle materie umanistiche e tratta poco la ricerca scientifica.
    Inoltre, manca la meritocrazia e c'è la questione (che giustamente lei ha sollevato) dell'ereditarietà dei titoli accademici.
    Tutto questo sfavorisce il nostro Paese.
    La classe politica non adeguata è solo la "punta dell'iceberg".
    Io non getto la croce sui politici perché, come ho detto, il problema è più profondo.
    Se il problema dipendesse solo dai politici, si potrebbe risolvere.
    Il problema è più profondo e grave.
    Quando sento parlare di atenei in cui i docenti e gli alunni sono parenti o amici e hanno creato un sistema tutto loro in cui vi sono favori di ogni tipo, mi indigno ma non do la colpa solo ai politici!
    Quando sento parlare di persone che si sono laureate perché i suoi genitori davano olio e vino ai docenti (so di qualche caso) mi indigno ma non do la colpa solo ai politici.
    Quando sento parlare di persone che vengono assunte nelle aziende perché conoscono il datore di lavoro mi indigno ma non me la prendo solo con i politici.
    A me è capito di vedere sfumare il posto di lavoro perché altre persone me l'hanno portato via perché hanno "agganci".
    Io non demonizzo solo la classe politica in quanto tale ma dico che questo sistema non funziona.
    Certo, anche la politica ha le sue colpe ma non è la prima causa di tutto questo.
    Io penso proprio che in molti settori del nostro Paese si debba cominciare daccapo.

    RispondiElimina

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