The Liberty Bell of Italy, una voce per chi difende la libertà...dalla politica alla cultura...come i nostri amici americani, i quali ebbero occasione di udire la celebre campana di Philadelphia nel 1776, quando fu letta la celeberrima Dichiarazione di Indipendenza. Questa è una voce per chi crede nei migliori valori della nostra cultura.
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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino
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giovedì 11 aprile 2013
Dal blog "Arezzozero" : "Una volta eravamo guerrieri..."
Cari amici ed amiche.
Ho trovato un blog che si chiama "Arezzozero".
Di questo blog, prendo un articolo (scritto da Lorenzo Borrè) che ritengo molto interessante che è intitolato "Una volta eravamo guerrieri...":
"Una volta eravamo guerrieri, ed eravamo capaci di onorare la parola data col sacrificio della vita.
Tito Livio narra la storia di Marco Attilio Regolo, console romano fatto prigioniero dai cartaginesi durante la prima guerra punica e poi rimandato a Roma per convincere il Senato a sottoscrivere un trattato di pace, con l'accordo che ove Roma non avesse accettato, sarebbe dovuto ritornare a Cartagine e subire la pena capitale.
Attilio Regolo andò a Roma, ma esortò i Romani a continuare la guerra e -nonostante il parere contrario di alcuni politicanti, che esistevano anche allora- tornò nella città punica, ove fu messo a morte e fatto rotolare dentro una botte irta di chiodi per il pendio di una collina.
E' successo più di duemila anni fa, ma ancora nel XIV secolo eravamo poeti e uomini di coraggio e con Dante Alighieri consideravamo l'inganno uno dei peggiori peccati, meritevole di essere punito nelle bolge infernali più profonde, appena un cerchio sopra l'ultimo, quello dei traditori.
Poi son passati altri secoli e siamo diventati la quintessenza dell'inaffidabilità, maestri del malinteso, professionisti del gioco delle tre carte giocato a tutti i livelli, nella vita privata come in quella pubblica, nelle relazioni politiche interne come in quelle internazionali.
In centocinquanta anni non siamo mai stati dei giganti, quanto a credibilità internazionale, ma la mossa di non rimandare i due Marò in India al termine della “licenza elettorale”, rischia di porci, quanto a rispettabilità, un gradino al di sotto degli “Stati canaglia”.
Ed è stupefacente il tripudio di certi politici, accompagnato idealmente da uno sguaiato concerto di putipù e tromboni, per l'ennesima figuraccia internazionale di chi reclama il rispetto di usi e convenzioni internazionali, dopo aver violato -con un atto che sfacciatamente viene definito “coraggioso”- quello che universalmente è considerato il principio fondamentale del Diritto Internazionale: pacta sunt servanda.
Questi politici che ormai ragionano solo in termini di spread dimenticano, ammesso che l'abbiano mai saputo, che, agli occhi dei Popoli e della Storia, la dignità e l'onore di una Nazione hanno più importanza del PIL e del Mercato.
Fortunatamente sono giunti al capolinea: speriamo in un Italia migliore, molti di noi ne hanno diritto.".
Premetto, non condivido alcune cose espresse su quel blog.
Ad esempio, la posizione su Israele, a mio modesto parere, non è condivisibile.
Io sono completamente dalla parte dello Stato ebraico che è l'unico che, per esempio, garantisce ai cristiani in Medio Oriente di professare il proprio culto.
Inoltre, si sa bene che tra la non condivisione della politica israeliana e l'antisemitismo il salto è breve.
Da cattolico, non sono antisemita.
Altre posizioni, invece, sono interessanti e condivisibili.
Il caso delle vittime delle foibe è un esempio di ciò.
Nell'articolo in questione è citato il caso dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone che sono prigionieri in India.
Ora, la gestione del caso dei marò è stata una delle peggiori figure fatte dal nostro Paese in questi ultimi anni.
Tra l'altro, ora c'è il rischio che questi due nostri soldati possano essere condannati a morte dalla giustizia indiana, dopo varie smentite.
La vicenda è stata gestita malissimo dal governo di Mario Monti.
Prima, i marò sono tornati a casa, grazie alla licenza elettorale.
Poi, il governo decide che essi non tornino più in India.
L'India fa pressioni ed il governo decide di farli tornare lì, con il parere contrario del Ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant'Agata, che poi si dimette in modo plateale.
New Dehli continua a dire che non ci sarà la pena di morte ma chi ci assicura che non ci sarà il contrario?
Se, disgraziatamente, i nostri marò fossero condannati a morte, ci troveremmo di fronte ad una situazione molto grave.
Quello che è grave è il fatto che il nostro Paese si sia fatto mettere i piedi in testa da uno Stato che (con tutto il rispetto) ha il triste primato dei numerosi stupri, che spesso e volentieri sono impuniti.
Questa è follia allo Stato puro.
Un Paese che ha questo triste primato ha messo i piedi in testa a noi che, fino a prova contraria, siamo stati la culla del diritto.
Inoltre, il nostro Paese aborre la pena di morte ma nel contempo rischia di fare condannare a morte due suoi cittadini, in una situazione assurda.
Infatti, pare che per esempio i due indiani uccisi non fossero pescatori ma pirati.
In secondo luogo, non si sa se questa uccisione sia avvenuta in acque internazionali o in acque territoriali dell'India.
Nel primo caso, la legge indiana non avrebbe alcun potere.
Il nostro governo ha fatto una pessima figura e potrebbe anche andare peggio.
Cordiali saluti.
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Il peggio della politica continua ad essere presente
Ringrazio un caro amico di questa foto.
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