Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha giurato.
Il suo discorso è stato di altissimo profilo istituzionale.
Del suo discorso, trovo interessanti alcuni passaggi.
Il primo è quello di una necessità di accordo tra le parti politiche.
Non è "inciucio" (o "pasticcio") un accordo fatto alla luce del Sole e in uno stato di necessità qual è questo momento.
Questo accordo dovrà servire a dare un governo al nostro Paese.
Non c'è una maggioranza in Parlamento e un governo si deve fare.
Il compromesso fa parte della politica, specie se è per il bene del Paese.
Ad esempio, urgono delle riforme.
Non servono solo delle riforme alla legge elettorale ma anche all'ordinamento dello Stato.
Il presidente Napolitano ha parlato del superamento del bicameralismo perfetto.
In secondo luogo, sono d'accordo con il presidente, quando dice che la politica non si può ridurre alla sola rete.
Per esperienza diretta, confermo quanto detto dal presidente Napolitano.
La politica è contatto con la gente.
Fare politica non significa solo parlare alla gente, cosa che (ad esempio) fa Beppe Grillo, ma anche parlare con la gente ed intessere rapporti umani.
Fare politica vuole dire anche vivere le istituzioni e la società.
Io, qui a Roncoferraro (Mantova), uso molto la rete ma opero anche sul territorio, dialogando con persone ed associazioni, come il Comitato Manifestazioni o l'Associazione Civica Mantovana, o facendo le istanze in Comune.
La rete è uno strumento valido ed importante ma non può sostituire il metodo tradizionale di fare politica.
Il presidente Napolitano ha detto anche un'altra cosa importante: se non dovesse riuscire a mettere d'accordo le forze politiche, egli trarrebbe le conseguenze di fronte ai cittadini.
Così, egli ha bacchettato le forze politiche che sono state spesso inconcludenti, per la troppa rissosità, di fronte ad una crisi che avanzava.
Si tornerebbe alle urne o il presidente si dimetterebbe.
Sono due cose che egli può fare.
Egli è stato chiamato per garantire l'unità del Paese e fare sì che esso abbia un governo.
Il presidente Berlusconi aveva ragione!
Alcune deputate hanno intonato la canzone "Meno male che Silvio c'è!".
Il presidente le ha corrette, dicendo: "Meno male che Giorgio c'è".
Del resto, è stato lui a proporre la ricandidatura di Napolitano e ha vinto.
Cordiali saluti.
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