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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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martedì 5 maggio 2015

Scuola, due parole

Cari amici ed amiche,

il premier Matteo Renzi porta avanti il decreto di riforma dell'istruzione chiamato "Buona scuola" ed oggi gli insegnanti protestano.
Ora, il problema della scuola è molto evidente.
Per anni, la scuola è stata usata dai sindacati come luogo in cui collocare persone.
Peccato, però, che questo non sia stato positivo.
Per esempio, ci sono scuole con più insegnanti e bidelli che alunni.
Questa cosa pesa su di noi, poiché tanta parte della scuola è pubblica.
La riforma di Renzi prevede l'assunzione di circa 123.000 precari.
Questo non mi sembra altro che un modo per portare avanti quello che hanno fatto i sindacati, rischiando di pesare sui conti pubblici.
Renzi vuole sostituirsi ai sindacati.
Il vero problema sta nella centralità della scuola pubblica.
Le scuole private permettono allo Stato di risparmiare ben 6.000.000.000 di Euro all'anno.
Dunque, in primo luogo, si dovrebbe abolire il concetto di centralità di scuola pubblica.
Fondazioni ed aziende dovrebbero entrare nelle scuole ed iniziare a dare sovvenzioni a progetti o per aiutare negli studi quegli alunni che potranno essere inquadrati nei loro organigrammi alla fine dei loro percorsi formativi.
Questo potrebbe essere fatto per le scuole superiori.
Se l'ente pubblico non può mantenere un plesso scolastico, questo potrebbe essere ceduto ad una fondazione, ad un ente privato o ad un'istituzione religiosa e trasformato in scuola privata.
In questo modo, molti di quei precari potrebbero essere assunti senza costi per lo Stato.
Avere più scuole private significherebbe avere più concorrenza e avere più concorrenza significherebbe avere delle scuole private a prezzi più accessibili ai cittadini.
Sulla riforma proposta da Renzi, ha scritto qualcosa anche Tommaso Scandroglio su "La Nuova Bussola Quotidiana", nell'articolo intitolato "Scuola, la riforma nascosta: imporre il gender".
Dell'articolo è interessante questo pezzo:

"I prestigiatori usano, tra le molte, una tecnica davvero efficace. Distraggono la vostra attenzione su un loro gesto assai appariscente, ad esempio della mano destra, e nel nascosto di un polsino della manica di sinistra preparano il trucco. E’ ciò che hanno fatto alcuni deputati del Partito Democratico usando questa tecnica addirittura due volte contemporaneamente. Mentre il popolo italico era in pieno relax domenicale gli onorevoli del PD, il 3 maggio scorso, hanno votato a maggioranza un emendamento “gender” da inserire nel disegno di legge sulla riforma della scuola che attualmente è all’esame della VII Commissione cultura della Camera. L’ozio domenicale, anche dei colleghi di altri partiti, si sa che aiuta ad abbassare la guardia, ad attenuare la soglia di vigilanza. Quelli del PD hanno poi tentato di occultare la manovra nascondendo l’emendamento in quella leggiona che dovrebbe mutare il volto della scuola. Il classico ago nel pagliaio.

Questo per quanto riguarda i modi. Ma passiamo al contenuto. L’emendamento vuole inserire l’insegnamento della cosiddetta “parità di genere” nelle scuole di ogni ordine e grado. La proposta viene della consulente del Presidente del Consiglio in materia di Pari opportunità, Giovanna Martelli. Se l’emendamento vedrà la luce avrà questo tenore: “Il piano triennale dell'offerta formativa assicura l’attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità di genere, la prevenzione alla violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle relative tematiche”. La modifica di legge si rifà esplicitamente all’art. 5 lettera c della legge 119/2013 volto a “promuovere un'adeguata formazione del personale della scuola alla relazione e contro la violenza e la discriminazione di genere e promuovere, […] nella programmazione didattica curricolare ed extra-curricolare delle scuole di ogni ordine e grado, la sensibilizzazione, l'informazione e la formazione degli studenti al fine di prevenire la violenza nei confronti delle donne e la discriminazione di genere, anche attraverso un'adeguata valorizzazione della tematica nei libri di testo”.

Ora non si contano più quante sono le iniziative di promozione della cultura di genere – che predica una divaricazione tra l’identità sessuale e quella psicologica – nelle scuole. C’è ad esempio il disegno di legge Fedeli. Il titolo del Ddl già spiega il contenuto: “Introduzione dell'educazione di genere e della prospettiva di genere nelle attività e nei materiali didattici delle scuole del sistema nazionale di istruzione e nelle università”. Poi ci sono le recentissime “Linee di orientamento per azioni di prevenzione e di contrasto al bullismo e al cyberbullismo” sempre provenienti dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca (Miur) e il protocollo di intesa firmato dal Miur insieme all’organizzazione tutta in rosa Soroptimist dal titolo “Promuovere l’avanzamento della condizione femminile e prevenire e contrastare la violenza la discriminazione di genere mediante un corretto percorso formativo in ambito scolastico”. Se dai rami scendiamo alla radice di questo albero genderogico troviamo la madre di tutte queste iniziative. Il famigerato documento Miur/Unar “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere (2013-2015)”, documento reso applicativo attraverso l’altrettanto famigerata rete Ready che coordina diversi enti pubblici al fine di promuovere la cultura gender in modo capillare nel Bel Paese. Banale a dirsi che il Ddl Scalfarotto sulla cosiddetta “omofobia” è il perimetro di garanzia entro cui si muovono tutte queste iniziative.".




In pratica, si vuole proporre e promuovere la cultura "gender" (quella della lobby gay) nella scuola.
Questo è inaccettabile perché in questo modo si vogliono scardinare il valore della famiglia ed ogni altro valore fondante della nostra società in nome del "pensiero unico" laicista.
Oramai siamo nel totalitarismo.
Cordiali saluti.




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