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lunedì 18 maggio 2015

Il Papa? Forse non si è reso conto di avere avuto a che fare con un interlocutore inaffidabile

Cari amici ed amiche,

io temo che il Santo Padre Papa Francesco non si sia reso conto di avere avuto a che fare con un interlocutore inaffidabile qual è il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese Abu Mazen.
Vi invito a leggete l'articolo del sito "Focus on Israel" che è intitolato "Abu Mazen scrive alla famiglia del terrorista autore dell’attentato al rabbino Glick elogiandolo per il suo “lavoro”: e questo sarebbe un interlocutore per una pace duratura e stabile?".
Nell'articolo si parla di Abu Mazen, il quale aveva inviato una lettera ai famigliari del terrorista che aveva sparato al rabbino Glick il 2 novembre 2014.
Il terrorista era stato poi freddato in uno scontro con la polizia.
La lettera di Abu Mazen recita:

"Con rabbia abbiamo appreso la notizia del criminale assassinio commesso dai terroristi dell’esercito d’occupazione israeliano contro vostro figlio Mu’taz Ibrahim Khalil Hijazi, che andrà in paradiso come un martire che ha difeso i diritti del nostro popolo e dei suoi luoghi santi".

Sul sito "Israele.net" vi è un articolo intitolato "Una domanda che papa Francesco avrebbe potuto fare all’“angelo di pace”".
Dell'articolo (scritto da Noah Klieger) è interessante questo pezzo:

"Confesso che ho dovuto leggere la notizia più volte prima di rendermi conto che non si trattava di uno scherzo, ma di un serissimo servizio da Roma.Sabato scorso papa Francesco ha effettivamente parlato del presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) come di “un angelo di pace”.

Quello che si può dedurre da questa affermazione è che Sua Santità è una persona molto ingenua, oppure una che non ha la minima idea di quello che sta accadendo in Medio Oriente da quasi settant’anni. Altrimenti è impossibile capire come una persona intelligente possa pronunciare una frase così stramba, che contrasta con quello che avviene nella realtà.

Diamine! Abu Mazen, che è a capo di un’autorità evanescente che esiste più che altro grazie alle donazioni provenienti da paesi di tutto il mondo e alla buona volontà e alla benevolenza dello stato di Israele, è l’uomo che ha frustrato e continua a frustrare ogni possibile accordo di pace che ponga fine al conflitto tra Israele e la sua Autorità Palestinese
.".

Come si fa a cercare la pace con uno che non vuole la pace?
Abu Mazen non vuole la pace perché rifiuta ogni negoziato e strumentalizza ogni cosa.
Per esempio, ieri sono state canonizzate due suore "palestinesi".
Durante la messa in Piazza San Pietro ci sono stati quelli che hanno sventolato le bandiere palestinesi.
In realtà, quelle due suore non erano neppure palestinesi.
Infatti, la prima santa fu suor Maryam Sūltanah Danil Ghaţţas, una suora nacque a Gerusalemme il 4 ottobre 1843 e morì a Ein Kerem il 25 marzo 1927. A quell'epoca Gerusalemme era capoluogo ottomano del Sangiaccato omonimo. La nazionalità palestinese non fu ancora inventata, perciò potremmo dire che la signora in questione fosse stata ottomana, o cittadina turca dhimmi (non musulmana, perciò ritenuta dall'Impero suddita di serie B), oppure dhimmi del millet cristiano-cattolico. Se invece volessimo attribuirle una nazionalità considerando in quale stato si trova oggi la città in cui nacque, dovremmo dire che fu israeliana, essendo Gerusalemme la capitale di Israele.
La seconda santa risponde al nome di Mariam Baouardy, che in vita fu una suora che nacque a I'billin il 5 gennaio 1846 e morì a Betlemme il 26 agosto 1878. I'billin è oggi un piccolo centro in Galilea (oggi in Israele). Betlemme invece ricade oggi sotto il controllo dell'Autorità Nazionale Palestinese di Abu Mazen. Fin quando la città era sotto il controllo israeliano, la popolazione cristiana della città rappresentava più del 60%. Oggi, pare che i cristiani siano solo il 25% della popolazione, volendo essere ottimisti.
In realtà, i cristiani potrebbero essere molto meno.
La pagina di Facebook "Shalom 7" riporta le parole del quotidiano filo-governativo israeliano Israel Hayom che ha pubblicato una polemica ''lettera aperta a papa Francesco'' in cui ipotizza che i recenti gesti di amicizia del Vaticano verso i palestinesi abbiano avuto l'intento di ''salvare i cristiani dalla spada dell'Islam che distrugge i resti delle antiche comunità cristiane nella nostra regione''. Ma quei passi, sempre secondo il giornale, non avvicineranno la pace. Infatti,  un ritiro israeliano dalle alture cisgiordane aprirebbe la strada ad ''un Califfato islamico, a distanza ravvicinata dal cuore di Israele''.
Ergo, per i cristiani di Terra Santa sarebbero cavoli amari, perché Israele li protegge dalla minaccia dei fondamentalisti islamici.
Se si creasse uno Stato Palestinese questo rischio diverrebbe concreto.
Papa Francesco non si è reso conto dell'inaffidabilità del suo interlocutore.
Cordiali saluti. 


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