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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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domenica 23 febbraio 2014

Storia dei Peruzzi e dei Bardi

Cari amici ed amiche.

Il XIV secolo fu un secolo di crisi.
Questa crisi fu dovuta a fattori naturali (clima più freddo) a fattori in parte naturali ed in parte forzati dall'uomo (peste) e a fattori puramente umani (economia in declino).
In questo contesto si inserisce la storia dei Peruzzi e dei Bardi di Firenze.
Iniziato dai Cavalieri Templari, il sistema bancario nacque in Italia, in Toscana.
Qui c'erano le due più grandi banche, i Peruzzi ed i Bardi.
Queste grandi famiglie fecero grandi fortune con i prestiti di denaro.
Negli anni '30 del XIV secolo, però, Firenze si trovò coinvolta in varie guerre, non solo a livello militare ma anche a quello finanziario.
Le banche dei Peruzzi e dei Bardi furono in prima linea.
Esse prestavano soldi agli Stati, che pagavano condottieri o di candidati alla corona del Sacro Romano Impero che poi arrivavano ad arricchirsi a tal punto da governare su di essi.
Questa cosa avvenne anche dopo.
Il caso di Francesco Sforza (che nel 1450 divenne duca di Milano) e dell'imperatore del Sacro Romano Impero Carlo V (che nel 1519 divenne imperatore) furono esempi di ciò.
Carlo V si servì dei banchieri della famiglia Fugger.
Alla fine della guerra contro gli Scaligeri di Verona (1336-1338) il Comune di Firenze si trovò debitore di oltre 6.00.000.000 fiorini.
Un fiorino pesava circa 3,5 grammi d'oro. Quindi, il Comune fiorentino doveva alle banche circa tre tonnellate e mezzo d'oro.
Ben presto, però, per le banche iniziarono i veri problemi.
Il 23 settembre 1340, re Edoardo III d'Inghilterra firmò l'armistizio di Esplechin con la Francia.
Le sue spedizioni in Francia (di cui rivendicava la corona) erano fallite.
Il re doveva dei soldi alle banche dei Peruzzi e dei Bardi e non era in grado di ripagarli.
Molto probabilmente, se avesse tentato di ripagare le banche toscane, egli ci avrebbe rimesso il trono.
Firenze, allora, si avvicina all'imperatore del Sacro Romano Impero Ludovico il Bavaro e si allontanò dal Papato.
Re Roberto d'Angiò, sovrano di Napoli, non ne fu affatto contento.
Egli era guelfo (filo-papale)  e temendo il congelamento dei depositi nelle banche toscane, fa ritirare i suoi soldi dalle banche toscane.
Tra la fine del 1344 e l'inizio del 1345 venne dichiarata la negoziabilità dei titoli di debito pubblico, allora non trasferibili.
I titoli crollarono.
Inoltre, il sistema bancario fiorentino era basato sull'argento (l'oro serviva per gli scambi internazionali) e il rincaro del metallo prezioso aggravò la deflazione.
La cronaca del cronista Giovanni Villani (1246-1348) riferisce testualmente che "tutte le monete d’argento si fondieno e portavansi oltremare".
La bancarotta inglese e la fuga dei capitali napoletani fecero fallire le banche dei Peruzzi e dei Bardi che rispettivamente si indebitarono di 6.00.000 e 9.00.000 fiorini.
Le inondazioni dei polder in Olanda, a causa delle mareggiate, e le pestilenze fecero il resto.
A causa delle pestilenze, Firenze vide ridursi la sua popolazione da 90.000 a meno di 45.000 abitanti.
Inoltre, i tutta Europa ci furono episodi di violenza.
Basti pensare a quello che accadde agli ebrei in Germania, precisamente in Renania, che furono accusati di avere causato la crisi e di avere portato la peste.
Ovviamente, la crisi e la pestilenza non furono certo causate da loro.
La peste venne dall'Asia e fu portata in Crimea (Ucraina) dai Tartari.
In Crimea c'era la città di Caffa, una colonia genovese.
I Tartari attaccarono Caffa e buttarono nelle mura della città corpi di appestati.
La peste si diffuse tra i Genovesi del luogo.
Una nave genovese partì da Caffa, passò a Costantinopoli e arrivò a Genova, ove portò la peste.
Da lì, la malattia si propagò in Europa.
Tante persone innocenti morirono ingiustamente.
Forse, questa "memoria storica" sta determinando ancora oggi il rapporto tra banche e politica.
Il problema è che a fare le spese di ciò siano i cittadini.
Termino con questa mia poesia che parla della peste.
Cordiali saluti.

Fonte Linkiesta

LU BASTIMENTU DI CAFFA

Fu Genuva 'n Crimea...
Caffa cù fu...pì granni fari lu mircatu...
cà appi...ma vinni tintu lu populu di Tartari...
cà jittaunu du mali cà fici 'nchiari li facci...
da lu muru pì lu popolu fari muriri...
et la Niura Morti...morti di pesti...
si 'nni vinni 'n Genuva su unu bastimentu...
et di fauci travagghiu fici 'n anni chisti.






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