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martedì 25 febbraio 2014

Crimea, il punto focale della guerra in Ucraina

Cari amici ed amiche.

Leggete l'articolo del sito "Linkiesta" che è intitolato "Sangue, guerra, vacanze, ecco a voi la Crimea".
Questo articolo mi è stato mandato dall'amico e collaboratore Angelo Fazio, che mi ha dato anche questa sua riflessione:

"Volete capirne un po' di più sulle possibili evoluzioni future dello scenario ucraino e sulle sue complessità? Allora non potete fare a meno di conoscere la Crimea, che è una regione di fondamentale importanza per la geopolitica della zona che una volta faceva capo all'URSS.
Nel 1783 gli zar la sottraggono all'Impero Ottomano. In seguito, nel 1853, le potenze europee (Francia e Regno Unito) la scelgono come terreno di scontro per difendere ciò che resta dell'Impero Ottomano contro l'espansionismo della Russia zarista e in quella regione francesi e inglesi mandano un contingente in difesa dei turchi, cui contribuisce anche il Piemonte per volontà del conte di Cavour, al fine di attirare l'attenzione delle cancellerie europee sulla "causa" dell'unità d'Italia.
Il corpo di spedizione piemontese in Crimea conoscerà perdite enormi.
Durante il secondo conflitto mondiale, Hitler aveva visto la Crimea come una regione importantissima da conquistare e difendere ad oltranza, data la sua posizione strategica che permetteva di allungare le mani sulle risorse geo-strategiche del Caucaso, sui Balcani "profondi" e sulle risorse petrolifere delle provincie romene.
Durante l'offensiva del Terzo Reich contro i sovietici, denominata in codice "operazione Barbarossa", i tartari di Crimea si schierano con i nazisti e Stalin li punisce con una deportazione di massa in Uzbekistan che stermina il 46% di una popolazione con alle spalle una lunghissima tradizione, che da secoli abitava nella regione.
L'Armata Rossa libera Sebastopoli nel '44 dopo un lungo assedio e con un alto tributo di sangue pagato dai militari del Terzo Reich, per causa dell'ordine impartito dal Fhurer di difesa ad oltranza della Crimea, da cui non intendeva ritirarsi per l'importanza che attribuiva a codesta regione.
Anni prima era iniziata l'epopea dell'URSS. Nel 1954 Nikita Kruscev cede la Crimea all'Ucraina, in un periodo in cui Kiev e Mosca sono integrate entrambe nell'Impero Sovietico. Si tratta di un dono per commemorare i tre secoli del trattato di Pereyaslav, ossia la sottomissione dei cosacchi d’Ucraina allo zar di Mosca.
Nel 1991 l'Unione Sovietica si dissolve e sorge il problema vero e proprio della Crimea, ormai passata sotto giurisdizione ucraina, ma abitata da una folta comunità russofona, frutto dell'appartenenza all'impero russo per due secoli circa.
Mosca vi rinuncia ufficialmente con un memorandum nel 1995.
Tuttavia il grosso della flotta aeronavale russa rimane ancora di stanza a Sebastopoli e rappresenta una pericolosa e destabilizzante presenza per il mar Nero tutt'oggi.
Gli analisti sanno bene quanto sia impresa ardua quella di tracciare frontiere ben precise fra Russia e Ucraina.
La situazione ucraina, sfociata nella crisi di questi giorni, potrebbe essere vista come un rispecchiarsi di schemi geopolitici globali e inquadrata all'interno di precari equilibri internazionali di più ampio respiro.
Nei giorni scorsi una fonte anonima vicina al Cremlino faceva sapere al Financial Times che se l'Ucraina si divide in maniera non consona agli interessi strategici russi, Mosca potrebbe fare ricorso alle armi per difendere i "fratelli russi" di Crimea, grossomodo come avvenne in Georgia e Ossezia del Sud nel 2008.
La presenza della flotta russa sul mar Nero è certamente una minaccia di una certa portata per l'odierno scenario ucraino e per la drammatica crisi di queste settimane.
Un intervento armato di Mosca non è però del tutto plausibile, neanche per i russi stessi. Questo malgrado pare che al momento alcuni blindati russi abbiano già raggiunto Sebastopoli.
In questi giorni, la popolazione russa di Crimea ha fatto sentire energicamente la sua voce in difesa della storica postura filo-russa del paese non tanto per nostalgia del governo corrotto di Viktor Yanukovich e degli oligarchi (che non piacevano neppure a loro), quanto più per il timore che l'Ucraina che verrà possa essere governata da gente che rappresenti una "longa manus" dell'occidente, ovvero una sostanziale minaccia per questa minoranza.
Quella è gente che non riconosce più la giurisdizione di Kiev, che ha in questi giorni ammainato le bandiere ucraine e le cui aspirazioni guardano insistentemente verso Mosca. Alcuni di loro fanno esplicito riferimento all'Unione Sovietica (tramite slogan e simboli che alludono apertamente a Lenin e alla Rivoluzione d'Ottobre) oltre che alle origini etniche russe, come per esempio l'organizzazione paramilitare "Olpot" che ha sede a Khariv (città dove pare abbia trovato rifugio il presidente destituito) e che in queste ore ricolme di tensione ha persino organizzato comitati di difesa armata. Gli scontri fra i sostenitori della protesta anti-governativa di piazza Maidan e questa minoranza russofona dell'est non sono mancati in questo difficile periodo, che è il più drammatico della storia ucraina dall'indipendenza della nazione ad oggi.
La divisione dell'Ucraina, eventuale conseguenza della scissione fra l'anima filo-russa e quella filo-europea di questo importante paese, non sarebbe nell'interesse di nessuno.
Ecco perché le diplomazie debbono lavorare per evitarla.
Ad ogni modo, la Crimea è e rimane una questione scottante. Piuttosto difficile sottovalutarla
.".

Sono fiero del genio Angelo. Quel ragazzo è un genio. Lo ringrazio di cuore dello spunto.
La Crimea fu punto focale di molte guerre (basti pensare a quello che accadde ai Genovesi a Caffa nel XIV secolo) o alla Guerra di Crimea del XIX secolo, quando la Francia, la Gran Bretagna ed il Regno di Sardegna appoggiarono l'Impero Ottomano contro la Russia che volle espandersi verso Costantinopoli. Se avesse vinto quella guerra, l'Impero Russo avrebbe avuto degli sbocchi sul Mare Mediterraneo. 
Tuttora la Crimea è punto focale di conflitti.
Avere il controllo della Crimea significa controllare di fatto il Mar Nero e controllare il Mar Nero significa potere accedere facilmente ai porti mediterranei.
Poiché a loro tempo i sovietici ne fecero un punto strategico, la Crimea è una delle zone filo-russe dell'Ucraina, insieme alle zone orientali (come quella di Donetsk) ove ci sono i bacini minerari e metallurgici, contrapposta alla zona occidentale (come quella di Leopoli-Lviv) che è filo-occidentale.
Anzi, la Crimea è propriamente "russa" poiché qui (in epoca zarista, prima,  e in quella sovietica, poi) si stabilirono molti russi diventando un "isola russa in Ucraina".
L'eterogeneità etnica dell'Ucraina contribuisce a rendere più ingarbugliata la situazione.
Se la parte est è filo-russa e la Crimea è un "pezzo di Russia in Ucraina", nella parte ovest vi sono molti polacchi e da tedeschi.
Qui, per esempio, vi sono le Chiese uniate, ossia la Chiesa greco-cattolica rutena e quella greco-cattolica ucraina, e quella di rito latino. 
Come ha scritto Angelo, la presenza della flotta russa nel Mar Nero è un ulteriore elemento di instabilità.
La Russia non vuole perdere la sua influenza sull'Ucraina e l'Unione Europea vuole acquisire l'influenza su quel Paese.
Da qui nascono i problemi. 
Quanto accaduto ora rischia davvero di spaccare in due l'Ucraina e di portare a situazioni incontrollabili.
Cordiali saluti.




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