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mercoledì 4 dicembre 2013

Giovani e fede, parla don Valerio Antonioli

Cari amici ed amiche.

Ieri, presso l'oratorio della Parrocchia di San Giovanni Battista di Roncoferraro (Mantova) c'è stato un incontro con don Valerio Antonioli, prete che opera presso il Centro Diocesano di Pastorale Giovanile di Mantova.
L'incontro è stato organizzato dall'Unità Pastorale di San Leone Magno ed il moderatori sono stati don Giovanni Telò, parroco di Villa Garibaldi di Roncoferraro, e don Alberto Bertozzi, parroco di Roncoferraro.
Con don Valerio si è cercato di capire quello che è l'universo giovanile oggi.
Il prete lo ha fatto con battute di spirito, giochini da prestigiatore ed esempi.
Don Valerio ha chiesto a noi alcuni difetti dei giovani.
Io gli ho risposto citando il bullismo.
Poi ha provato ad analizzare il momento di scoraggiamento degli adulti verso l'educazione dei giovani e l'ha fatto citando la storia del carcerato e della zanzara.
Questa è la storia: un carcerato dovette ammazzare il tempo. Nella sua cella ci fu una zanzara e lui la prese e la mise in una scatoletta.
Le insegnò tutte le canzoni del Festival di San Remo.
Andò dal direttore del carcere e fece ronzare a questa zanzara le canzoni del festival, da Nilla Pizzi a Toto Cutugno.
Il direttore restò affascinato e scarcerò questo detenuto per buona condotta.
Questi uscì portandosi la scatoletta con la zanzara.
L'ex carcerato fece una cosa che voleva fare da tempo: andare al ristorante.
Andò in un ristorante e si abbuffò.
Però, al momento del conto, egli si accorse di non avere soldi.
Allora, prese le scatoletta con la zanzara  e chiamò il direttore.
Forse, egli sperava che, sentendo la zanzara,  il direttore gli offrisse il pranzo e lo facesse lavorare nel ristorante.
Appena mise sul tavolo la zanzara, il direttore arrivò.
L'ex carcerato gli disse di guardare e indicò la zanzara.
Il direttore vide la zanzara, gli disse: "Ah ce ne sono tante!" e la schiacciò con la mano.
Morale della storia: quando una persona vuole di aiutare, l'altra può intendere l'aiuto come un danno.
Oggi, educare i giovani è molto difficile.
I motivi sono:
  1. Differenziazione: i giovani di oggi sono diversificati, a seconda del luogo in cui vivono, della cultura che ricevono.
  2. Troppe proposte educative: i giovani di si trovano a dovere ascoltare troppe voci, dai genitori a quelle dei vari insegnanti, fino ad arrivare a quelle del prete, dell'allenatore nell'attività sportiva ed altre. Quindi,  il giovane può fare queste due cose: cercare di dare retta a tutti o non ascoltare nessuno, se non quello che interessa, è visto come utile o va di moda.
  3. La scarsa libertà: i giovani di oggi si dicono liberi ma in realtà sono prigionieri delle mode.
Ora, il prete ha posto anche la questione del concetto di educazione.
Educare significa prendere una persona "per mano" e portarla a conoscere la vita.
Ora, per educare, secondo don Valerio, si deve evitare il discorso del falso bisogno.
Egli ha citato l'esempio del catechista che dice ai ragazzi di legare Cristo ai sacramenti, ossia che per essere a posto di fronte a Cristo, una persona deve andare a messa ed avere i sacramenti.
Ora, è logico che per essere cristiani servano i sacramenti ma serve anche altro.
Per educare bisogna mettere sé stessi.
Bisogna occuparsi di un giovane e non solo preoccuparsi.
Bisogna anche pensare positivo.
Bisogna fare capire ad un giovane che la vita è come un pellegrinaggio per Santiago di Compostela.
Si deve raggiungere una meta.
Educare un giovane significa stargli accanto come si sta accanto ad un pellegrino.
Don Valerio ha parlato anche della necessità di una sinergia tra famiglie, scuole, parrocchie ed altre associazioni nell'educazione dei giovani.
Poi, la serata è terminata con un dibattito.
Io sono intervenuto dicendo che la mentalità portata dal '68 abbia distrutto quello che è stato il concetto di merito e di rispetto delle regole.
Ho citato la scuola, che ha tolto ogni concetto di meritocrazia, ad esempio, abolendo il voto di condotta. 
Don Valerio non è voluto entrare tanto nel merito ma ha detto che una situazione del genere è stata creata anche dal '68.
La serata è stata istruttiva.
Certo, non tutti i giovani sono dipendenti da droghe, bulli o superficiali.
L'esempio è questo blog,
Basti pensare alla mia collaboratrice che vive a Salto (Uruguay) Stephanie Caracciolo Arriera Tamagno, una ragazza di venticinque anni (classe '88) che si impegna nelle battaglie pro life, che è docente e che partecipa in eventi legati alla diplomazia.
Cito anche Angelo Fazio, un ragazzo di ventisette anni (classe '86) che ha studiato presso la SIOI (Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale) e che ha fatto una scelta di vita che lo ha avvicinato molto a TFP, l'Associazione Tradizione Famiglia Proprietà.
Non posso non parlare di Irene Bertoglio, grafologa di Magenta (Milano) ed autrice del libro "Intervista ai Maestri". Irene fa parte della classe '85.
Francesca Padovese (anch'ella della classe '85) che è impegnata con le battaglie pro-life.
Non posso non parlare di Morris Sonnino (classe '85) un ragazzo che fa parte della Comunità Ebraica di Roma e che mi dà sempre spunti su Israele.
Ultimo, ma non meno importante, è Samuele Maniscalco, un ragazzo di Palermo (classe '85) che fa parte dell'Associazione "Tradizione Famiglia Proprietà" e che è impegnato nella lotta contro l'aborto e l'eutanasia.
A don Giovanni Telò ho consegnato una rivista dell'Associazione Voglio Vivere con una prefazione scritta da Maniscalco.
Questi giovani mi hanno spesso dato del materiale interessante.
Potrei citare anche altri ma non lo faccio per ragioni di tempo.
Non tutti i giovani sono superficiali, bulli e legati alle mode.
Questi sono esempi.
Cordiali saluti. 

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