Cari amici ed amiche.
L'amico Filippo Giorgianni mi ha fatto questo testo di Sant'Alfonso Maria de' Liguori che è intitolato "La vera Sposa di Gesù Cristo":
"Il primo mezzo che dee prendere una religiosa, per giungere alla perfezione ed esser tutta di Dio, è il desiderio della perfezione. E siccome il cacciatore che tira a volo, per colpire l’uccello, bisogna che prenda sempre la mira avanti della preda, così per giungere a qualche grado di perfezione, bisogna col desiderio prender la mira alla maggior santità a cui possa arrivarsi. Esclamava Davide: Quis dabit mihi pennas sicut columbae? [et] volabo et requiescam (Psal. LIV, 7): Chi mi darà le ale di colomba per volare al mio Dio ed in Dio riposarmi, sciolto dagli affetti alla terra? I santi desideri son già l’ale beate, con cui l’anime sante si distaccano dal mondo e volano al monte della perfezione, ove ritrovano quella pace che nel mondo non può trovarsi. – Ma come, dimando, il santo desiderio fa volare l’anime a Dio? Lo dichiara S. Lorenzo Giustiniani:Vires subministrat, poenam exhibet leviorem. Il buon desiderio da una parte dà forza e dall’altra rende la fatica più leggiera a salire il monte. All’incontro chi non desidera la perfezione, diffidando di non potervi arrivare, non mai si adoprerà per ottenerla. Chi vedendo un alto monte, non desidera di giungere alla cima dove sa trovarsi il tesoro, non darà neppure un passo per salirvi, e se ne resterà alla falda trascurato ed ozioso. Così chi non desidera di giungere ad acquistare il tesoro della perfezione, sembrandogli troppo dura la fatica per arrivarvi, se ne resterà sempre negligente nella sua tepidezza, senza mai dare un passo nella via di Dio. Anzi chi non desidera e non si sforza di camminar sempre avanti nella via del Signore, come dicono tutti i maestri di spirito e come insegna l’esperienza, anderà sempre indietro e si porrà in gran pericolo di perdersi. Ciò appunto ne avvisa Salomone dicendo: Iustorum autem semita quasi lux crescit usque ad perfectum diem; via impiorum tenebrosa: nesciunt ubi corruant (Prov. IV, 18): Il cammino de’ santi si avanza sempre, come avanzasi la luce dell’aurora sino al giorno perfetto; all’incontro la via de’ peccatori sempre più diventa ingombrata da tenebre, sino che i miseri riduconsi a camminare senza saper dove vanno a precipitarsi. –Non progredi, reverti est, dice S. Agostino: Nella via dello spirito, lo stesso è il non andare innanzi che l’andare indietro. Molto bene ciò spiega S. Gregorio col paragone di chi sta in mezzo al fiume. Chi mai, dice il santo, stesse nel fiume dentro d'una barchetta, e non si curasse di spingerla avanti contro la corrente, ma volesse ivi fermarsi senza andare né indietro né innanzi, egli necessariamente anderebbe indietro, poiché la stessa corrente lo condurrebbe seco. L’uomo, dopo il peccato di Adamo, è restato naturalmente sin dal suo nascere inclinato al male: Sensus enim et cogitatio humani cordis in malum prona sunt ab adolescentia sua (Gen. VIII, 21). Se egli non si spinge avanti e non si fa forza per farsi migliore di quello che è, la stessa corrente dell’umana concupiscenza lo porterà sempre indietro. Dimanda S. Bernardo: Non vis proficere? vis ergo deficere? Nequaquam (Ep. 253 ad Ab. Garinum). Anima, dice, tu non vuoi avanzarti nel profitto spirituale? dunque vuoi mancare? Tu rispondi che neppure. Dunque, siegue a parlare il santo, che cosa vuoi fare? Quid ergo vis? Inquis: Vivere volo et manere quo perveni; nec peior fieri patior, nec melior cupio. Tu dici: Voglio restarmi nello stato in cui mi trovo; non voglio esser peggiore né migliore. Hoc ergo vis, risponde S. Bernardo, quod esse non potest. Dunque tu vuoi una cosa ch’è impossibile; perché nella via di Dio o bisogna andare avanti e profittare nelle virtù, o andare indietro e precipitare ne’ vizi. È necessario pertanto, insegna l’Apostolo, nell’affare dell’eterna salute non fermarsi mai, ma correre, per mezzo delle virtù, finché si giunga ad afferrare il pallio della vita eterna: Sic currite ut comprehendatis (I Cor. IX, 24). E intendiamo che se manca, per noi manca; poichéDio vuol tutti santi e perfetti: Haec est enim voluntas Dei, sanctificatio vestra (I Thess. IV, 3). Anzi ci comanda l’esser perfetti e santi: Estote ergo vos perfecti, sicut et Pater vester caelestis perfectus est(Matth. V, 48). Sancti eritis, quoniam ego sanctus sum (Lev. XI, 44). E ben egli ci promette e porge a tutti l’aiuto in tutte le cose che ci comanda, allorché noi ce lo chiediamo, come insegna il concilio di Trento:Deus impossibilia non iubet; sed iubendo monet et facere quod possis et petere quod non possis, et adiuvat ut possis (Sess. VI, c. 11). Iddio non impone cose impossibili, poiché, imponendo i precetti, ci ammonisce a fare quel che possiamo adempire colla grazia ordinaria; e dove bisogna maggior grazia, ci esorta a chiedere quel che non possiamo fare, e cercandola noi, allora egli ben ci dona il suo aiuto, acciocché possiamo eseguire tutto ciò che ci comanda. Fatevi dunque animo. Scrisse il Ven. P. Torres, pio operario, ad una religiosa sua penitente queste belle parole: Figliuola, s’impennino da noi l’ale de’ desideri, per non fermarci nella terra, e volare allo sposo, al diletto, al caro, che ci aspetta alla beata patria dell’eternità. Dice S. Agostino che la vita d’un buon cristiano è un continuo desiderio della perfezione: Tota vita christiani boni sanctum desiderium est (Tract. IV, in I Ep. Ioan.). Sicché colui che non conserva nel cuore il desiderio di farsi santo, sarà cristiano, ma non buon cristiano. E se ciò vale generalmente per tutti, specialmente vale per li religiosi, i quali, benché non sieno obbligati ad esser perfetti, debbono nondimeno con modo speciale tendere alla perfezione. (…) In somma, siccome non v’è uomo che giunga alla perfezione di qualche scienza o arte, se prima non desidera ardentemente di acquistarla: così non v’è stato mai santo che sia giunto alla santità, senza un gran desiderio di conseguirla. Ordinariamente, diceva S. Teresa, Iddio non fa molti segnalati favori, se non a chi molto ha desiderato il suo amore. E ‘l Profeta regale disse: Beatus vir cuius est auxilium abs te; ascensiones in corde suo disposuit in valle lacrimarum... ibunt de virtute in virtutem (Psal. LXXXIII, 6): Beato l’uomo che ha risoluto nel suo animo di salire, vivendo in questa terra, da grado in grado alla perfezione; poich’egli sarà soccorso abbondantemente da Dio, e anderà sempre avanti da virtù in virtù. Così han fatto i santi, e specialmente un S. Andrea d’Avellino, il quale giunse anche a far voto di camminar sempre innanzi nella via della perfezione: In via christianae perfectionis semper ulterius progrediendi (Lect. Offic. in die fest.). Dicea S. Teresa: Iddio non lascia senza paga anche in questa vita qualunque buon desiderio. E così i santi per mezzo de’ buoni desideri fra poco tempo sono arrivati ad un grado molto sublime di perfezione: Consummatus in brevi explevit tempora multa (Sap. IV, 13). Così un S. Luigi Gonzaga giunse tra pochi anni – giacché la sua vita non fu più che di 23 anni – a tal grado di perfezione che S. Maria Maddalena de’ Pazzi, vedendolo in ispirito nel cielo, disse che le sembrava in certo modo non esservi santo in paradiso che godesse maggior gloria di Luigi: e nello stesso tempo intese la santa ch’egli era giunto a tal grado per lo gran desiderio che aveva avuto in vita di giungere ad amare Dio, quanto Dio meritava d’esser amato; e che vedendo di non potervi arrivare – mentre Dio merita un amore infinito – il santo giovine aveva sofferto in questa terra un martirio d’amore, che poi l’avea elevato ad una gloria sì grande. Molti belli documenti, oltre di quelli già detti di sopra, dà S. Teresa nelle sue Opere su questo punto. In un luogo dice: I nostri pensieri sieno grandi, che di qua verrà il nostro bene. In altro dice: Non bisogna avvilire i desideri, ma confidare in Dio, che, sforzandoci noi a poco a poco, potremo arrivare dove colla sua grazia arrivarono i santi. In altro luogo dice:Sua divina maestà è amica d’anime generose, purché vadano diffidate di loro stesse. Ed attestava poi la santa per esperienza di non aver veduta alcun’anima codarda che in molti anni avesse fatto tanto cammino, quanto certe altre animose in pochi giorni. Ad acquistare poi coraggio, molto giova il leggere le vite de’ santi, e specialmente di coloro che dallo stato di peccatori son passati ad esser gran santi, come una S. Maria Maddalena, un S. Agostino, S. Pelagia, S. Maria Egiziaca, e specialmente S. Margherita da Cortona che stiede per molti anni in istato di dannazione, ma anche in quel miserabile stato nutriva il desiderio di farsi santa, come in fatti, quando poi si convertì a Dio, si diede talmente a volare per la perfezione, che meritò in vita d’intendere, come il Signore le rivelò, che non solo era predestinata, ma che l’era apparecchiato in cielo il luogo tra’ serafini. Dice in altro luogo la medesima S. Teresa che il demonio procura che ci paia superbia l’aver desideri grandi e ‘l voler imitare i santi; ma questo soggiunge essere un grande inganno. Sì, perché ciò non è superbia, quando l’anima diffida di se stessa, e,fidata solo in Dio, s’avvia a camminar per la perfezione con coraggio, dicendo coll’Apostolo: Omnia possum in eo qui me confortat (Philip. IV, 13): Io non posso niente colle mie forze, ma col suo aiuto posso tutto; perciò risolvo colla sua grazia di volerlo amare, come l’hanno amato i santi. Pertanto importa molto il sollevare i nostri desideri a cose grandi, come di volere amar Dio più di tutti i santi, dipatire più che tutti i martiri per suo amore, di soffrire e perdonare tutte le ingiurie, di abbracciare ogni fatica e pena per salvare un’anima, e cose simili. Perché primieramente questi desideri, benché sieno di cose che non succederanno, nondimeno son di gran merito appresso Dio, il quale siccome odia le volontà perverse, così si compiace delle buone. In secondo luogo, perché l’anima per questi desideri di cose grandi e difficili si rende più coraggiosa ad eseguire le cose più facili. Perciò molto giova sin dalla mattina proponer sempre di far quanto si può per Dio, di soffrire tutti gl’incontri e le cose contrarie, di star sempre raccolta ed occupata in far atti di amore verso Dio.".
Ringrazio Filippo dell'ottimo spunto. E' un ragazzo molto intelligente.
Giusto oggi, che sono stato ad allestire il seggio (infatti sono scrutatore) e che ho dovuto saltare la Messa (come dovrò saltarla domani) ho capito cosa significhi essere veramente Chiesa.
La Messa è il momento in cui i fedeli incontrano Cristo in quell'ostia consacrata.
Avere perso la Messa mi ha lasciato in bocca dell'amarezza.
Essere Chiesa vuole dire essere in comunione con Dio e con gli altri fedeli.
La Chiesa è la Sposa di Cristo per questo.
Essa si fonda su quell'amore quasi sponsale tra Cristo e l'umanità.
Oggi la Chiesa sta patendo gli insulti da parte di una società che ha rifiutato Dio, accogliendo idee che attaccano i valori basilari (come la vita e la famiglia) o con attacchi più espliciti contro i simboli della cristianità.
I più tiepidi tollerano tutto questo mentre che cerca di difendere la cristianità viene attaccato e visto come "fuori dal mondo".
Purtroppo, come nel Vecchio Testamento, nell'antico popolo ebraico ci furono quelli che tradirono Dio, per esempio, prestando culto agli idoli pagani come Moloch, nella Chiesa di oggi ci sono i traditori della fede, coloro che (per esempio) strumentalizzano Dio per fare carriera.
Il Santo Padre, Papa Benedetto XVI, ha denunciato questa cosa.
Altri traditori sono coloro che abbracciano le idee anticristiane, come il comunismo.
La nostra Chiesa deve essere una degna Sposa di Cristo.
Cordiali saluti.
The Liberty Bell of Italy, una voce per chi difende la libertà...dalla politica alla cultura...come i nostri amici americani, i quali ebbero occasione di udire la celebre campana di Philadelphia nel 1776, quando fu letta la celeberrima Dichiarazione di Indipendenza. Questa è una voce per chi crede nei migliori valori della nostra cultura.
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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino
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Il peggio della politica continua ad essere presente
Ringrazio un caro amico di questa foto.
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