L'amico Filippo Giorgianni mi ha fatto pervenire questo testo dell'Udienza generale di Papa Benedetto XVI che c'è stata il 13 febbraio scorso:
"Riflettere sulle tentazioni a cui è sottoposto Gesù nel deserto è un invito per ciascuno di noi a rispondere ad una domanda fondamentale: che cosa conta davvero nella mia vita? (…) Qual è il nocciolo delle tre tentazioni che subisce Gesù? È la proposta di strumentalizzare Dio, di usarlo per i propri interessi, per la propria gloria e per il proprio successo. E dunque, in sostanza, di mettere se stessi al posto di Dio, rimuovendolo dalla propria esistenza e facendolo sembrare superfluo. Ognuno dovrebbe chiedersi allora: che posto ha Dio nella mia vita? È Lui il Signore o sono io? Superare la tentazione di sottomettere Dio a sé e ai propri interessi o di metterlo in un angolo e convertirsi al giusto ordine di priorità, dare a Dio il primo posto, è un cammino che ogni cristiano deve percorrere sempre di nuovo. “Convertirsi”, un invito che ascolteremo molte volte in Quaresima, significa seguire Gesù in modo che il suo Vangelo sia guida concreta della vita; significa lasciare che Dio ci trasformi, smettere di pensare che siamo noi gli unici costruttori della nostra esistenza; significa riconoscere che siamo creature, che dipendiamo da Dio, dal suo amore, e soltanto «perdendo» la nostra vita in Lui possiamo guadagnarla. Questo esige di operare le nostre scelte alla luce della Parola di Dio. Oggi non si può più essere cristiani come semplice conseguenza del fatto di vivere in una società che ha radici cristiane: anche chi nasce da una famiglia cristiana ed è educato religiosamente deve, ogni giorno, rinnovare la scelta di essere cristiano, cioè dare a Dio il primo posto, di fronte alle tentazioni che una cultura secolarizzata gli propone di continuo, di fronte al giudizio critico di molti contemporanei. Le prove a cui la società attuale sottopone il cristiano, infatti, sono tante, e toccano la vita personale e sociale. Non è facile essere fedeli al matrimonio cristiano,praticare la misericordia nella vita quotidiana, lasciare spazio alla preghiera e al silenzio interiore; non è facile opporsi pubblicamente a scelte che molti considerano ovvie, quali l’aborto in caso di gravidanza indesiderata, l’eutanasia in caso di malattie gravi, o la selezione degli embrioni per prevenire malattie ereditarie. La tentazione di metter da parte la propria fede è sempre presente e la conversione diventa una risposta a Dio che deve essere confermata più volte nella vita. La capacità di contrapporsi alle lusinghe ideologiche del suo tempo per scegliere la ricerca della verità e aprirsi alla scoperta della fede è testimoniata da un’altra donna del nostro tempo, la statunitense Dorothy Day (…): “Volevo andare con i manifestanti, andare in prigione, scrivere, influenzare gli altri e lasciare il mio sogno al mondo. Quanta ambizione e quanta ricerca di me stessa c’era in tutto questo!” (...). In questo Tempo di Quaresima, nell’Anno della fede, rinnoviamo il nostro impegno nel cammino di conversione, per superare la tendenza di chiuderci in noi stessi e per fare, invece, spazio a Dio, guardando con i suoi occhi la realtà quotidiana. L’alternativa tra la chiusura nel nostro egoismo e l’apertura all’amore di Dio e degli altri, potremmo dire che corrisponde all’alternativa delle tentazioni di Gesù: alternativa, cioè, tra potere umano e amore della Croce (…). Convertirsi significa non chiudersi nella ricerca del proprio successo, del proprio prestigio, della propria posizione, ma far sì che ogni giorno, nelle piccole cose, la verità, la fede in Dio e l’amore diventino la cosa più importante.".
A Filippo, io voglio dire una cosa: "Grazie di cuore!".
Sembra quasi che mi abbia letto nel pensiero.
Oggi, infatti, volevo scrivere un articolo che trattasse l'argomento in questione.
Filippo mi ha dato lo spunto.
In quell'udienza, il Santo Padre ha messo in guardia tutti dal carrierismo.
Purtroppo, questo è male che colpisce tutti.
Intendiamoci, fare carriera non è di per sé un male!
Ognuno ha il diritto di realizzare sé stesso.
Dio non vuole l'infelicità degli uomini.
Tuttavia, troppo spesso, si strumentalizza il bene (o addirittura Dio) per fare carriera.
Il discorso vale per tutti.
Un esempio sono i politici.
La politica è una cosa buona.
Gli uomini che fanno politica servono.
I partiti stessi servono.
Tuttavia, quando un uomo politico usa la sua carica per fare carriera, egli causa un danno a sé stesso e alla sua comunità.
Egli, di fatto, perde l'obiettivo, ossia garantire il bene della sua comunità.
Io, ad esempio, sono impegnato in politica.
Però, se qualcuno mi chiedesse se mi candidassi o meno io risponderei di no, almeno finché resterò senza lavoro.
Se poi dovessi trovare il lavoro, le cose cambierebbero.
Lo stesso discorso vale gli uomini di Chiesa.
Anche tra loro c'è chi usa il nome di Dio per fare carriera.
Questa denuncia fu fatta più volte da Joseph Ratzinger, sia quando era ancora cardinale a sia ora, che è Papa, con il nome di Benedetto XVI.
Un uomo di Chiesa che sfrutta il nome di Dio per fare carriera fa un danno a sé stesso e alla Chiesa.
Egli perde il suo obiettivo
Forse, questa sua abdicazione deve essere presa come un segnale forte.
Egli ci vuole dimostrare che una Chiesa in cui si pensa solo a fare carriera non va da nessuna parte.
Le prove a cui un cristiano oggi è sottoposto sono tante!
Oggi, chi si batte contro l'aborto viene visto come "retrogrado".
Chi si batte per la difesa della famiglia costituita da un uomo e da una donna viene visto come "fuori dal mondo".
Chi si batte per la difesa della vita viene visto come "uomo di altri tempi", in senso dispregiativo.
Chi si batte per difendere la Chiesa viene irriso e visto come bigotto.
Anche chi si batte contro quella cosa odiosa che noi chiamiamo anti-politica viene schernito.
Certamente, chi nella Chiesa e in politica punta solo a fare carriera dà una grossa mano a chi contesta la Chiesa e la politica.
Forse, l'uomo deve riflettere su questo.
Cordiali saluti.
Nessun commento:
Posta un commento