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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino
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sabato 4 febbraio 2012
SANT'AGATA E CATANIA, UN LEGAME INSCINDIBILE
Cari amici ed amiche.
Guardate questo video che ho preso da Youtube e che mostra la città di Catania.
Oggi, in quella città vi è una grande festa, la festa dedicata a Sant'Agata.
Il suo nome portò già il suo destino.
Infatti, il nome Agata deriva dal greco "Agathé" e significa "buona".
Ella fu martirizzata nel III secolo AD.
Ella si legò alla Sicilia ed in particolare alla città di Catania in modo indissolubile.
Catania, una città di grande bellezza ed umanità (che purtroppo non ho mai avuto il piacere di visitare, nonostante vada in Sicilia) ma che ebbe (ed ha tuttora) tanti motivi di sofferenza, proprio come ne ebbe la sua santa, che dovette soffrire molto.
Pensate alla sua esecuzione, che fu voluta dal proconsole romano Quinziano.
Questi, infatti, si invaghì di Agata, una giovane che fin da quando aveva quindici anni scelse di consacrarsi a Dio.
Vedendo il suo amore non ricambiato, Quinziano si vendicò accusandola di oltraggio alla religione di Stato.
Ricordo, infatti, che Agata visse nel periodo dell'imperatore Decio (201 AD-251 AD), un imperatore che, dopo avere eliminato il suo predecessore, Filippo l'Arabo (un uomo intimamente cristiano), iniziò una terribile persecuzione contro i cristiani, perché ritenuti responsabili della crisi dell'Impero Romano.
Prima di questo imperatore, la persecuzione non fu istituzionalizzata.
Con Decio, la persecuzione divenne una pratica istituzionale.
Agata fu costretta e scegliere tra la vita e la sua fede.
Fu torturata.
Non sazio d'orrore, Quinziano le mutilò il corpo, tagliandole i seni, quasi a volere dire: "Se non sei mia, non sarai di nessun'altro!".
Ella, però, scelse Dio e, dopo una visione, guarì.
Furioso, Quinziano la volle fare bruciare.
Un terremoto evitò l'esecuzione.
Agata fu tolta dalla brace e messa in prigione.
Agonizzante, morì qualche ora.
Era il 251 AD, lo stesso giorno in cui morì il persecutore Decio.
Da lì Agata si legò per sempre a Dio e alla sua città, Catania.
La vita di Agata fu l'esempio della lotta tra la mitezza e la prepotenza, l'amore vero (la caritas) e l'amore carnale (l'eros) e la verità e la menzogna.
Io credo che l'importanza di Sant'Agata per Catania sia dovuta a ciò.
Catania è una città che dovette (e deve) coesistere che tanto le dà ma che altrettanto le toglie.
Pensiamo all'Etna, "a Muntagna", come viene chiamato lì il noto vulcano.
Quel vulcano diede (e tuttora dà) ai catanesi una terra fertile per coltivare prodotti d'eccellenza ed una pietra con cui essi fecero i grandiosi monumenti barocchi.
Tuttavia, l'Etna rappresenta anche una minaccia, quando erutta.
Per gli antichi Greci, sotto l'Etna ci fu il gigante Encelado, uno dei Giganti che si ribellarono a Giove, la cui storia è magnificamente rappresentata qui a Mantova, nella Sala dei Giganti di Palazzo Te.
Per i cristiani, come tutti i vulcani, l'Etna rappresenta una porta degli Inferi e, come per i Greci, in esso alberga un figura che si ribellò a chi stava in cielo, Lucifero.
Proprio un anno dopo la sua morte, l'Etna eruttò ed i catanesi misero il mantello di Sant'Agata proprio sul cammino dell'eruzione che si arrestò.
Io penso che un catanese non sia tale se non ha un minimo di amore per questa grande santa.
Da mantovano (o meglio da roncoferrarese, poiché abito a Roncoferraro) ho tanti motivi di invidiare i catanesi e credo che forse anche molti dei miei conterranei ne avrebbero, se capissero l'importanza di certe cose.
Infatti, a Mantova, il Santo Patrono è Sant'Anselmo, che si festeggia il 18 marzo.
Nella festa di Sant'Anselmo ci sono le giostre, si mangiano le "ofelle" e ci si diverte ma manca la cosa più importante, la devozione verso il santo.
Certamente, si fanno le funzioni religiose e si espone la mummia del santo nella cattedrale di San Pietro.
La festa di Sant'Anselmo sembra più un luna park.
Però, manca quel senso di appartenenza alla comunità cristiana come quell'atto di devozione, quale può essere una processione.
La stessa cosa accade anche qui a Roncoferraro, con San Giovanni Battista.
Addirittura, la statua del santo non viene più portata in processione né ci sono grandi festeggiamenti.
E' un po' come festeggiare il compleanno di una persona senza il festeggiato.
E' un peccato anche perché le feste dei Santi Patroni sono feste che caratterizzano l'identità di una comunità.
A Catania, come in altre parti non è così.
Un catanese si sente tale se ha un minimo di amore verso Sant'Agata.
Tra l'altro, questa festa è impreziosita dal fatto che oggi vi sia la giornata dedicata alla vita.
A Palermo è stata fatta una "Marcia per la vita" che è stata un successo.
Termino questo articolo con una mia piccola poesia-preghiera scritta nel solito linguaggio medioevale con parole siciliane e corse.
A SANT'AITA
Janca cchiù di la nivi...com'una rosa...
lu sangue vostru nnucenti biviu chista terra catanisi...
quannu pussessu Quinzianu ùn ebbe...odiu si fici l'amuri...
cù la cità cosa una vi facistu onne misi...
et certu cuntru siti onne so' duluri...
comu 'n cura di tutti li malati...
o Sant'Aìta...pì lu munnu tuttu priati!
Amen.
Cordiali saluti.
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Il peggio della politica continua ad essere presente
Ringrazio un caro amico di questa foto.
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