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giovedì 9 febbraio 2012

LETTERA APERTA AL SINDACO DI PISTOIA SULLE FOIBE

All'attenzione del signor Renzo Berti, Sindaco di Pistoia.

Egregio signor Sindaco,

il mio nome è Antonio Gabriele Fucilone e risiedo a Roncoferraro, in provincia di Mantova e milito nella locale sezione del Popolo della Libertà.
Ho letto un articolo scritto sul quotidiano "Libero" che è intitolato "Foibe: Villa (Pdl), preoccupante il gesto del sindaco di Pistoia".
Stando a quanto scritto in questo articolo, pare che lei abbia consegnato alle Scuole Superiori cittadine un volume di un testo redatto da Giacomo Scotti che è intitolato "Dossier sulle foibe".
Concordo con l'esponente e consigliere regionale del mio stesso partito, Tommaso Villa, nel dire che questa cosa sia preoccupante.
Il testo in questione tende a minimizzare (se non a negare) la tragedia delle foibe, una tragedia che per troppo tempo è stata ignorata.
Io ho conosciuto qualche istriano che dovette scappare dalla propria città d'origine e mi ha comunicato il suo dramma di italiano che per troppo tempo è stato trattato da straniero da tanta parte del suo stesso.
A molti, questi esuli giuliani, istriani e dalmati ricordano un evento che per la loro memoria è scomodo.
Queste esuli non furono dei pericolosi nazisti ma italiani, come me, come lei e come tanti altri, che ebbero la colpa di essere italiani e di trovarsi nella parte sbagliata.
Pensi a quegli uomini, a quelle donne e a quei bambini che furono che subirono ogni angheria dai soldati del dittatore jugoslavo Tito.
Pensi, ad esempio, alla storia del martire Giuseppe Cernecca, che subì indicibili torture e fu infoibato.
Pensi anche alla storia di Norma Cossetto, una giovane che fu stuprata ed infoibata dai comunisti di Tito.
Pensi ai tanti italiani che dovettero lasciare le loro case ed i loro averi.
Questi vennero visti come la testimonianza di una colpa grave di molti di noi.
Infatti, questi crimini avvennero con la complicità dei comunisti italiani.
Per questo, in nome del quieto vivere, questa orribile tragedia fu taciuta e chi (come il sottoscritto) cercava di sapere o di dire qualcosa, veniva bollato come "pazzo" o "fascista".
Ora, grazie a Dio, questa tragedia ha una cittadinanza nella nostra storiografia.
Negarla sarebbe una grave mancanza contro noi giovani, che abbiamo diritto di sapere come andarono realmente le cose, e contro i giuliani, gli istriani ed i dalmati.
Per questo, io spero che lei rifletta e faccia marcia indietro.
Cordiali saluti.

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