Cari amici ed amiche.
Questo è il periodo di Carnevale.
Esso è un periodo molto particolare ed è antecedente alla Quaresima, ossia il tempo di quaranta giorni che precede la Pasqua.
Il termine "carnevale" deriva dal latino "carnis levare", ossia "togliere la carne".
Nel Medio Evo, infatti, non vi erano i frigoriferi e perciò le scorte di carne rischiavano di andare a male, poiché durante la Quaresima vi erano i precetti che vietavano il consumo di carne.
Così, nel periodo che precede la Quaresima, si incominciarono a fare grandi abbuffate e bagordi di vario tipo.
Durante questi festeggiamenti, veniva fatto un fantoccio che rappresentava un uomo grasso e ricco di cibi.
Esso veniva portato in trionfo per la città ma all'inizio della Quaresima lo si accusava di ogni nefandezza e lo si distruggeva.
Questo pupazzo era il Carnevale.
Come mostra anche il dipinto di Pieter Bruegel il Vecchio (1525-1569), al Carnevale veniva contrapposta la Quaresima, che era rappresentata da una figura di una donna emaciata.
Qualcuno, forse per scherzare sul matrimonio, riteneva che la Quaresima fosse la moglie del Carnevale.
Il Carnevale, in realtà, rappresentava anche tutte le amarezze dell'anno passato che, con la sua distruzione, sarebbero andate via.
Durante il Carnevale, ogni cosa succedeva.
Vi erano barboni che si travestivano da vescovi, preti che si vestivano da donne, bambini che si vestivano da grandi, grandi che si vestivano da bambini, padroni che si vestivano da servi e servi che si vestivanoda padroni.
Si facevano scherzi di ogni tipo e vi erano rappresentazioni allegoriche.
Anche le celebri maschere hanno origini antiche.
Pensiamo, ad esempio, ad Arlecchino.
Per alcuni, questa maschera è di origine bergamasca, per altri, essa è di origine mantovana.
Infatti, nel Comune di Bigarello vi sarebbe una testimonianza di ciò.
Pare che in origine Arlecchino fosse un demone.
Anche Dante lo citò, nel XXI Canto dell'Inferno che recita:
"ti avante, Alichino, e Calcabrina,
cominciò elli a dire, "e tu, Cagnazzo;
e Barbariccia guidi la decina
cominciò elli a dire, "e tu, Cagnazzo;
e Barbariccia guidi la decina
Libicocco vegn'oltre e Draghignazzo,
Cirïatto sannuto e Graffiacane
e Farfarello e Rubicante pazzo.
Cirïatto sannuto e Graffiacane
e Farfarello e Rubicante pazzo.
(Inf. XXI vv. 118-123). ".
Effettivamente, la condotta spesso ambigua di questo personaggio, noto per essere il servo dei due padroni nella commedia di Carlo Goldoni, lo dimostra.
E così, anche le altre maschere rappresentano vizi e virtù dell'umano genere.
Prendiamo, ad esempio, Pantalone, il mercante veneziano lussurioso e tirchio, o l'allegro, benevolo e godereccio Gianduja, la maschera torinese, come anche il buffone Pulcinella, la maschera napoletana.
A Verona c'è il "Papà del Gnocco", una maschera molto particolare.
Essa incarne il Carnevale in tutti i suoi aspetti più goderecci.
Il "Papà del Gnocco" è legato agli gnocchi di patate, che sono un piatto tipico del Carnevale della città scaligera.
Oggi, viene rappresentato con una grossa pancia.
In origine, però, aveva di grosso la parte che stava sotto il ventre (penso che abbiate capito quale sia la parte del corpo di cui sto parlando) poiché era legato, in qualche modo, alla funzione sessuale e alla fertilità.
Dunque, nel Carnevale è rappresentata la caricatura dell'umanità e serve a preparare l'uomo a quel grande periodo di purificazione qual è la Quaresima.
Cordiali saluti.
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