Cari amici ed amiche.Leggete questo brano che ho trovato sul sito del Comitato di Roncoferraro dell'Associazione Civica Mantovana.
Questo è brano:
"Leader. E' un concetto ormai superato. Svuotato di senso. La politica nella sua la lotta 'inutile' tra governo e opposizione, le rivoluzioni nel mondo, la caduta degli idoli e dei dogmi, l'affermarsi del potere orizzontale della Rete parlano chiaro: la figura del leader non ha più senso. “Le parole sono importanti!” urlava uno sconsolato personaggio di Nanni Moretti. Ma ci sono parole che invecchiano o che vengono abusate, svuotandosi di significato. Come leadership, termine così potente da aver ispirato una vera e propria mistica, simile a un mantra in grado di guarire ogni malattia sociale, economica, politica, ma ora definitivamente in crisi. A lanciare questa rivoluzione semantica e concettuale è il manager e scrittore Andrea Vitullo. Nel suo provocatorio LEADERSHIT, che descrive come un progetto di cui il libro è solo un manifesto, parte da una domanda: abbiamo ancora bisogno del leader titanico, decisionista, maschio, ma al tempo stesso così anacronistico e ingombrante? No. Forse è giunto il momento di fare spazio a una logica non più verticistica, ma orizzontale, “di rete” e soprattutto femminile, incarnata dalla leadershit. Il dilagare del web e dei social network ne sono un sintomo evidente. Esercitare la leadershit significa condividere e integrare il potere, le informazioni, le scelte, rifiutare le certezze calate dall’alto e accettare la complessità, cogliendone la ricchezza. In una parola, “pensare insieme”. In questo scenario non è casuale che, alla vecchia figura del leader immancabilmente “maschio” si sostituisca sempre di più un'immagine dal “respiro femminile”, orientata al futuro e non più alla conservazione, simbolo concreto di accoglienza e relazione, calore e fiducia.
"LEADERSHIT è un progetto. E questo libro solo una premessa. Una provocazione, un logo, una parola, un suono: colori anarchici che ci «chiamano al di fuori» di un linguaggio e di una prassi oramai avvertiti come inadeguati all’evoluzione e alla salute di una comunità. Una premessa che ha l’ambizione di generare dubbi e accendere altre ricerche. Un cono di luce che ciascuna e ciascuno potrà orientare come crede nel rispetto della propria esperienza. C’è tanto oggi sotto i nostri occhi. Ed è importante riuscire a illuminarlo. E andare oltre le solite parole. Leader, leadership, ruoli, modelli per organizzare e farci organizzare dal mondo, retoriche, mistiche e mitologie che ci avvolgono come un velo sottile a confondere e coprire altri punti di vista sulla realtà. Un cono di luce può rompere il buio. Costruire un inizio"."
Questo brano presenta un libro di Andrea Vitullo che è intitolato "Leadershit".
Ora, voglio incominciare a parlare del caso italiano e lo voglio fare con il video della "discesa in in campo" del presidente Berlusconi.
Quanto sta succedendo nell'Italia di oggi è figlio di quello che successe nei quarant'anni di I Repubblica.
La I Repubblica fu caratterizzata dall'assenza di vere leadership nel mondo politico e da un mondo politico formato da persone che fecero della politica una professione.
L'entrata nella scena politica del presidente Berlusconi segnò una svolta.
A prendere le redini del Paese non fu un uomo che visse di politica ma una persona che proveniva dall'impresa e dal mondo del lavoro.
Questa personalità fu quindi estranea da quel mondo politico vecchio e stantio, quel mondo politico formato da uomini e donne che non seppero nemmeno il significato della parola "lavoro".
La leadership del presidente Berlusconi era quindi vista come naturale, tenendo conto del fatto che essa puntasse a mettere insieme tutte quelle forze politiche che non furono mai al governo e che, anzi, furono "ghettizzate" per un'assurda interpretazione della storia.
Fu il caso della destra, l'ex-Movimento Sociale Italiano, poi Alleanza Nazionale.
Inoltre, mise insieme anche quelle forze moderate che non si riconobbero nella sinistra e soprattutto istituzionalizzò la Lega Nord che da movimento di protesta divenne partito di Governo.
Quindi, lui si mostrò vincente per questo.
Purtroppo, però, certe vecchie abitudini sono dure a morire.
Nella sua compagine ci fu (e tuttora c'è) chi punta a continuare quel sistema della I Repubblica, quel sistema del politico di professione ed autoreferenziato.
Quindi, c'è stato chi "usò" il presidente Berlusconi per avere delle cariche politiche e non per portare avanti il giusto proposito che egli si prefissò.
Il proposito del presidente Berlusconi fu (ed è tuttora) quello di ammodernare questo Paese
I mali di oggi sono figli di quelli di ieri.
La vecchia classe politica vuole sopravvivere, anche a danno del nostro Paese.
Quanto successo martedì ne è stata la dimostrazione.
Ora, c'è chi vorrebbe fare un "Governo tecnico" o un "Governo di larghe intese".
Io penso che mettere in pratica un'idea del genere sia rischioso, sia perché un simile esecutivo potrebbe non avere una solida maggioranza in Parlamento, sia perché non farebbe le riforme che servono al Paese e sia perché rischierebbe di alimentare l'anti-politica nella gente.
Ciò può essere pericoloso.
E' meglio il voto.
Cordiali saluti.
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