Presentazione

Presentazione
Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

Il mio libro sul Covid

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

mercoledì 16 novembre 2011

DIALETTICA, COMMENTO ALL'ARTICOLO SUL BLOG "LIBERALMIND"

Cari amici ed amiche.

Leggete l'articolo sul blog dell'amico Giuseppe Sagliocco "Liberalmind" che è intitolato "Licenziamenti: I "resistenti" e la cultura ottocentesca".
Come sempre, qui in Italia c'è una dialettica da guerra civile.
L'esempio dei licenziamenti è un paradigma di ciò.
Com'è noto, l'articolo 8 della manovra finanziaria fa discutere ma la discussione è strumentale.
A nessun imprenditore piace licenziare i propri dipendenti, se non per giusto motivo.
Però, mettetevi nei panni di un imprenditore che si trova a dovere fronteggiare la crisi.
Egli deve pur salvare la propria attività.
Lo può fare licenziando qualcuno dei suoi dipendenti.
E' meglio sacrificare una persona per salvarne cento che non rischiare di mandare in bancarotta la propria azienda, con la perdita di posti di lavoro.
Quell'uno che sarà licenziato non verrà lasciato a sé.
Infatti, per lui ci saranno la cassa integrazione ed il ricollocamento, strumenti che sono già presenti.
Per salvarsi, un'azienda deve fare questo o precarizzare i contratti oppure fare lavorare in nero.
Francamente, queste ultime due non mi sembrano due soluzioni migliori.
Inoltre, un'azienda in codeste condizioni non può assumere.
Io che sono disoccupato parlo con cognizione di causa.
Essere disoccupati a trentun'anni non è il massimo.
La verità è che per troppo tempo qui in Italia ha comandato chi ha fatto di tutto per mantenere lo status quo.
Fino agli anni '90, vi è stato quel consociativismo catto-comunista che ha mantenuto questo sistema, mentre il resto del mondo cambiava in modo rapido.
Il presidente Berlusconi ha poi tentato di modificare il sistema ma ha trovato forti resistenze.
E' dura fare cambiare certe vecchie (e brutte) abitudini.
Noi, ad esempio, siamo rimasti ancora a quella cultura in cui era preponderante il lavoro manuale, specie quello del settore metal-meccanico.
Il lavoro, però, è cambiato.
Oggi, non c'è più solo il lavoro manuale (guai se non ci fosse, perché è pur sempre una risorsa) ma ci sono anche quello intellettuale, come ciò che è inerente alla cultura e alla ricerca, e quello fondato sull'elettronica.
Invece, l'Italia è rimasta incentrata solo sul lavoro manuale.
Il mondo ha tre marce ma noi andiamo avanti solo con una, per certe scelte ideologiche.
Un Paese del genere merita solo di fallire.
E' brutto dirlo ma è la verità e qualcuno deve pur avere il coraggio di guardare in faccia la realtà.
Merita di fallire un Paese che non ha alcuna cultura meritocratica.
Un Paese in cui i laureati ed i ricercatori seri sono costretti ad andare all'estero merita solo di fallire.
Lo stesso discorso vale anche per noi diplomati specializzati.
A tale proposito, vi segnalo il "Manifesto degli espatriati" che mi è stato segnalato dall'amico Marco Stella su Facebook.
Esso recita:

"Il Manifesto degli espatriati

Un Manifesto di denuncia di tutto ciò che in Italia non funziona, impedendo ai giovani di emergere: dai processi selettivi carenti alla gerontocrazia e raccomandazione imperanti, dal Welfare State inesistente per i giovani al ricambio generazionale mancato. Il “Manifesto” mette nero su bianco le cause dell’espatrio di centinaia di migliaia di giovani italiani. Brillanti, ma senza gli “agganci” giusti.

“IL MANIFESTO DEGLI ESPATRIATI”:

1. Il fenomeno dell’espatrio dei giovani professionisti qualificati dall’Italia è un’emergenza nazionale. Si parte, ma non si torna (se non per assoluta necessità), né si attraggono giovani di talento da altri Paesi. In Italia non esiste “circolazione” dei talenti.

2. L’Italia non è un Paese per Giovani. È per questo che siamo dovuti andar via, o non possiamo a breve farvi ritorno. L’Italia è un Paese col freno a mano tirato, nella migliore delle ipotesi. Un Paese dove la classe dirigente -che si autoriproduce da decenni- ha fallito. All’estero i giovani hanno uguale diritto di cittadinanza delle generazioni che li hanno preceduti.

3. Il processo selettivo all’estero è di gran lunga più trasparente e meritocratico rispetto all’Italia. Anche la quantità di offerte lavorative è maggiore, di migliore qualità e meglio pubblicizzata.

4. Il percorso di carriera all’estero è chiaro, definito e prevede salari mediamente di gran lunga maggiori rispetto all’Italia, soprattutto per giovani neolaureati.

5. All’estero non conta l’anagrafe: puoi ottenere posizioni di responsabilità a qualsiasi età, se vali. Anche a 25 anni.

6. La “raccomandazione” all’estero è trasparente: chi segnala ci mette la faccia e si gioca la reputazione. In Italia è nascosta, premia i mediocri, i “figli-nipoti-cugini di” e i cooptati. Il nepotismo è una piaga nazionale, da debellare anche mediante l’introduzione di uno specifico reato penale.

7. All’estero si scommette sulle idee dei giovani. Le si finanzia e le si sostiene, nel nome dell’innovazione. In Italia -invece- i finanziamenti vanno prevalentemente a chi ha un nome o un’affiliazione.

8. All’estero esiste -in molti casi- un welfare state che sostiene i giovani, per esempio attraverso un reddito minimo di disoccupazione o sovvenzioni per il pagamento dell’affitto. In Italia il Welfare State è quasi interamente “regalato” agli anziani. I giovani sono abbandonati a se stessi, a carico delle famiglie. Il vero “ammortizzatore sociale” nel Belpaese sono le famiglie: lo Stato, la politica, hanno fallito.

9. All’estero esiste il ricambio generazionale: in politica, come in imprenditoria, come nell’accademia o negli altri settori della società civile, le generazioni si cedono il passo, per far progredire la società.

10. Noi giovani professionisti italiani espatriati intendiamo impegnarci, affinché l’Italia torni ad essere un “Paese per Giovani”, meritocratico, moderno, innovatore. Affinché esca dalla sua condizione terzomondista, conservatrice e ipocrita. E torni ad essere a pieno titolo un Paese europeo e occidentale. Ascoltate la nostra voce!

————————-> APPOGGIANO IL “MANIFESTO DEGLI ESPATRIATI”:

-PIERLUIGI CELLI (Direttore generale della Luiss): “Trovo l’iniziativa del “Manifesto” un contributo positivo per affrontare un problema largamente sottovalutato. Dal confronto credo possano nascere suggestioni e progetti per tornare a pensare “a favore” di un Paese che ha dimenticato tante delle sue risorse migliori”.

-ALESSANDRO ROSINA (Professore Universitario, autore di “Non è un Paese per Giovani“): “Avendo scritto un libro dal titolo “Non è un paese per Giovani” non posso esimermi dal sottoscrivere un appello il cui slogan è “Impegnati a rendere l’Italia ‘un Paese per Giovani’”.

L’Italia è un Paese bloccato, con una classe dirigente generalmente incapace, ma anche indisponibile a mettersi in discussione. La conseguenza è un Paese che non cresce, poco dinamico e innovativo, che non permette a chi rimane in Italia di valorizzare al meglio il proprio capitale umano. Chi non si rassegna a rivedere al ribasso le proprie ambizioni e aspettative, chi non accetta di far parte di un sistema che funziona soprattutto per raccomandazioni e nepotismo, se ne va all’estero. Ecco allora perché è importante sottoscrivere questo Manifesto. Perché l’Italia torni a sperare in un futuro migliore, riunendo il meglio di sé, di ciò che sta dentro e fuori dai propri confini. Perché è sempre più chiaro che una parte sempre più larga delle forze sane del Paese, in grado di rigenerarlo, vive altrove”.

-MICHELE BOLDRIN Professore universitario di Economia, residente

negli USA dal 1983.

———————-

LE FIRME RACCOLTE A BRUXELLES

Riceviamo e pubblichiamo con grande piacere le 24 sottoscrizioni al “Manifesto degli Espatriati”, raccolte a Bruxelles il 9 aprile 2011 dagli organizzatori della manifestazione “Il nostro tempo è adesso”:

Elisa Benedetti

Margot Bezzi

Niccolò Querci

Roberta Girgenti

Emanuele Nicosia

Giovanni Balducci

Antonietta Santone

Cristian Ghinelli

Monica Tiberi

Federica Olivieri

Paola D’Acunzo

Chiara Davalli

Olmina Della Monica

Roberta Ziparo

Claudio Menis

Paola Panzeri

Milena Patuelli

Luca Capodieci

Laetitia Lefebure

Cotugno Andrea

Silvia Abbati

Teresa Vecchi

Bernardo De La Parra

Monica Ganio

* Al termine del periodo di sottoscrizione online, il “Manifesto degli Espatriati” sarà inviato a: Presidenza della Repubblica, Presidenza del Consiglio, Presidenze di Camera e Senato, Ministero della Gioventù, nonché alle principali testate giornalistiche nazionali.

E' possibile sottoscrivere il Manifesto collegandosi a questo sito: http://manifestoespatriati.wordpress.com/."


In questo Paese spesso non vincono i migliori.
Vincono solo i più furbi mentre chi, veramente, è capace deve emigrare all'estero o fare dei mestieri di ripiego o, peggio ancora, restare senza lavoro mentre chi non ha alcun merito siede ai posti direzionali di molte aziende o peggio ancora nella pubblica amministrazione, solo perché ha avuto una "raccomandazione".
Che questo non sia un Paese per giovani è, purtroppo, vero.
Leggete la lista dei ministri del governo Monti:

Mario Monti = 68 anni;
Elsa Fornero = 63 anni;
Mario Catania = 59 anni;
Corrado Clini = 64 anni;
Piero Gnudi = 73 anni;
Corrado Passera = 57 anni;
Anna Maria Cancellieri = 68 anni;
Giampaolo Di Paola = 67 anni;
Lorenzo Ornaghi = 63 anni;
Renato Balduzzi = 56 anni;
Paola Severino = 63 anni;
Francesco Profumo = 58 anni;
Giulio Terzi Sant'Agata = 65 anni;
Piero Giarda = 75 anni;
Fabrizio Barca = 59 anni;
Enzo Moavero Milanesi = 59 anni;
Andrea Riccardi = 61 anni

Vi sembra per giovani, un Paese la cui età media dei ministri del governo è di 63 anni?
Con tutto il rispetto per le personalità autorevoli che lo compongono, mi viene da dire che non mi sembra il "nuovo che avanza".
Inoltre, questo governo di tecnocrati potrebbe creare un ulteriore disamore verso la politica che dalla vicenda della crisi del precedente governo del presidente Berlusconi è uscita molto male.
Se oggi noi ci troviamo di fronte a questa crisi e con un governo non eletto dal popolo, la colpa è di questa politica che ha fatto dell'odio becero verso una persona la propria "raison d'etre" .
Quanto successo sabato, con gli insulti rivolti al presidente Berlusconi, è la dimostrazione di ciò.
Cordiali saluti.


Nessun commento:

Posta un commento

Translate

Il peggio della politica continua ad essere presente

Ringrazio un caro amico di questa foto.