Su "Atlantico Quotidiano" vi è un articolo di Michele Marsonet che è intitolato "Pelosi a Taiwan: non disturbare il “Grande Timoniere” non aiuterà la pace".
Ne riporto questo stralcio:
"Stupiscono però i commenti di parecchi organi di stampa e mass media italiani. Quella della Pelosi sarebbe soltanto una mossa elettorale, volta a risollevare le sorti del Partito democratico, ora in grave difficoltà nei sondaggi.Anzi, si tratterebbe addirittura di una mera “provocazione” che punta soltanto, secondo i suddetti commentatori, a far irritare Xi Jinping. Il quale, invece, deve essere lasciato in pace, visto che il prossimo congresso del partito in novembre sarà chiamato a conferirgli un inedito terzo mandato. L’ovvia conclusione è che gli Usa non devono turbare i piani di colui che viene spesso definito l’erede del “Grande Timoniere”, vale a dire Mao Zedong".
A questo punto, l'Occidente non deve più essere ambiguo riguardo alla questione di Taiwan.
Non servono più le mezze misure.
O riconosce Taiwan come parte della Cina non solo de jure ma anche de facto o riconosce il medesimo territorio insulare come Stato sovrano anche a livello formale.
Io sarei per la secondo opzione, vista la mia viscerale antipatia nei confronti del comunismo.
Non ci possono più essere mezze misure.
Non si può non riconoscere formalmente Taiwan e trattarlo a tutti gli effetti come uno Stato sovrano di fatto.
Questa presa di posizione non ha senso.
O si ritiene che esso sia parte della Cina e fare sì che Pechino ne assuma il controllo tout court o si dice a Xi Jinping: "Taiwan è uno Stato sovrano a tutti gli effetti e perciò tu non la tocchi", agendo di conseguenza.
Questa ambiguità rischia veramente di creare dei problemi.
I Cinesi la possono interpretare come una debolezza e questo non è bene.
Lo stesso discorso vale anche per la Russia.
Russia e Cina sono alleate.
O si fa qualcosa anche contro la Cina o tutta la politica antirussa non ha alcun senso.
Va bene la realpolitik ma serve chiarezza.
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