Su "Atlantico Quotidiano" vi è un articolo di Marco Hugo Barsotti che è intitolato "“Vota Pd”: l’Intelligenza Artificiale di Facebook ha precise idee politiche".
Ne riporto questo stralcio:
"Il 5 agosto 2022 Facebook ha aperto al pubblico il suo nuovo sistema di Intelligenza Artificiale (IA) denominato BlenderBot 3. Tutti possono provarlo all’indirizzo blenderbot.ai.
Per la prima volta un sistema di questo genere non solo risulta in grado di gestire una conversazione credibile, ma riesce ad evitare il principale problema dei suoi fratelli minori: quello di essere machisti, misogini e perfino “trumpiani”. Ma forse lo fa in modo un po’ troppo esagerato, come vedremo.
Il problema: IA poco “progressiste”
Per comprendere la nostra meraviglia occorre fare un passo indietro, precisamente al dicembre 2020, quando Google licenzia inaspettatamente Timnit Gebru, leader del gruppo che all’interno dell’azienda si stava occupando di “etica” nell’Intelligenza Artificiale.
La sua colpa? Aver insistito per pubblicare uno studio in cui veniva evidenziata la poco etica tendenza dei sistemi allora in voga, DeepMind e GPT-2 a fornire riposte e opinioni razziste, maschiliste e perfino un forte bias di destra.
Non ci vuole un genio per comprenderne il motivo. I sistemi di questo tipo sono basati su “reti neuronali”, una sorta di replica in silicio del cervello umano e animale. Si tratta di simulazioni di neuroni e sinapsi che non vanno “programmate” (come si fa con i computer tradizionali) ma piuttosto istruite.
Il processo è molto simile a quello che venne applicato a HAL 9000 in 2001 Odissea nello Spazio. Il grande cervello elettronico ideato da Arthur C. Clarke non aveva un programmatore, ma un “istruttore”, il dr. Chandra. Come vengono istruite dunque queste IA?
In estrema sintesi possiamo dire che viene dato loro in pasto tutta la conoscenza umana possibile, sotto forma di testi, immagini, pagine di Wikipedia, siti web, discussioni online. E nel caso di BlenderBot 3 anche le conversazioni precedenti.
È dunque chiaro il motivo per cui questi sistemi si dimostrano poco progressisti: non è una macchinazione delle perfide menti di Google e compagnia, ma piuttosto il riflesso del modo di pensare e di comunicare della razza umana.
La soluzione: AI di sinistra
Gli “etici” dell’IA cercano dunque di correre ai ripari, a volte censurando tout court determinate parole (quali “gorilla”) a volte pesando o selezionando quanto viene fatto apprendere ai sistemi. Come fa ogni buon genitore, che – si spera – quando su Canale 5 parla un Cavaliere si spostano immediatamente su RaiTre".
Per la prima volta un sistema di questo genere non solo risulta in grado di gestire una conversazione credibile, ma riesce ad evitare il principale problema dei suoi fratelli minori: quello di essere machisti, misogini e perfino “trumpiani”. Ma forse lo fa in modo un po’ troppo esagerato, come vedremo.
Il problema: IA poco “progressiste”
Per comprendere la nostra meraviglia occorre fare un passo indietro, precisamente al dicembre 2020, quando Google licenzia inaspettatamente Timnit Gebru, leader del gruppo che all’interno dell’azienda si stava occupando di “etica” nell’Intelligenza Artificiale.
La sua colpa? Aver insistito per pubblicare uno studio in cui veniva evidenziata la poco etica tendenza dei sistemi allora in voga, DeepMind e GPT-2 a fornire riposte e opinioni razziste, maschiliste e perfino un forte bias di destra.
Non ci vuole un genio per comprenderne il motivo. I sistemi di questo tipo sono basati su “reti neuronali”, una sorta di replica in silicio del cervello umano e animale. Si tratta di simulazioni di neuroni e sinapsi che non vanno “programmate” (come si fa con i computer tradizionali) ma piuttosto istruite.
Il processo è molto simile a quello che venne applicato a HAL 9000 in 2001 Odissea nello Spazio. Il grande cervello elettronico ideato da Arthur C. Clarke non aveva un programmatore, ma un “istruttore”, il dr. Chandra. Come vengono istruite dunque queste IA?
In estrema sintesi possiamo dire che viene dato loro in pasto tutta la conoscenza umana possibile, sotto forma di testi, immagini, pagine di Wikipedia, siti web, discussioni online. E nel caso di BlenderBot 3 anche le conversazioni precedenti.
È dunque chiaro il motivo per cui questi sistemi si dimostrano poco progressisti: non è una macchinazione delle perfide menti di Google e compagnia, ma piuttosto il riflesso del modo di pensare e di comunicare della razza umana.
La soluzione: AI di sinistra
Gli “etici” dell’IA cercano dunque di correre ai ripari, a volte censurando tout court determinate parole (quali “gorilla”) a volte pesando o selezionando quanto viene fatto apprendere ai sistemi. Come fa ogni buon genitore, che – si spera – quando su Canale 5 parla un Cavaliere si spostano immediatamente su RaiTre".
In pratica, Facebook fa il tifo per la sinistra.
Facebook censura chi esprime un pensiero diverso rispetto al mainstream.
Facebook chiude i profili di chi si esprime con un pensiero autonomo.
A me è capitato per tre volte di avere il profilo chiuso per avere violato gli "standard della community".
In altri casi mi sono visto imporre restrizioni nella mia attività.
Mi sento schedato con un algoritmo.
Per il tribunale di Mark Zuckerberg io sono un potenziale delinquente, un uomo incline a compiere ogni crimine, e come tale da attenzionare e da condannare a prescindere.
Tutto questo avviene per il fatto di esprimere un mio pensiero, un pensiero non di sinistra.
Questo è il dato di fatto.
Facebook mi ha più volte attenzionato e condannato per le mie idee.
Anche ultimamente ho subito censure.
Eppure, la legge non mi ha mai condannato.
Il mio casellario giudiziale è immacolato.
Invece, Facebook permette a chi favoreggia l'immigrazione clandestina ed il terrorismo islamico di pubblicare ciò vuole.
Ci sono le prove di ciò.
Basta fare le ricerche tra i giornali.
Però, Facebook impedisce di dire la sua a chi ha un pensiero diverso da ciò che dice il mainstream progressista.
L'algoritmo di Facebook accoglie le segnalazioni di chi attacca chi è di destra.
In nome della "lotta all'odio" , Facebook fa politica.
Censura chi ha un pensiero autonomo e lascia parlare chi è conforme al pensiero di sinistra, permettendogli anche di insultare i suoi interlocutori.
Così, la "democrazia della rete" è una "democrazia guidata", una "democrazia" nella quale ognuno può dire ciò che vuole finché non spiace alla sinistra.
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