Ora, per redigere un articolo a riguardo, prendo spunto da una lettera pubblicata da Mariagrazia Ferradino sul blog di Luciano Pignataro.
La lettera è intitolata "Lettera di una ristoratrice a Giuseppe Conte: caro Presidente, grazie ma non mi indebito per lavorare. Chiudo e prendo il reddito di cittadinanza".
Ne riporto questo stralcio:
"No grazie, Signor Presidente…
un altro mutuo non voglio accenderlo mi basta quello che ho.
Avrei voluto continuare a lavorare ma non mi resta che tenere giù la serranda e chiedere il reddito di cittadinanza e le spiego perché…
Faccio parte di quella categoria che prima che Lei ci ordinasse di abbassare la serranda, molti già si erano fermati perché a differenza vostra abbiamo cercato di capire quello che stava accadendo tra mille informazioni contraddittorie date dalle istituzioni e dagli esperti.
Noi non offriamo solo cibo, noi offriamo un’esperienza…offriamo sorrisi, abbracci, offriamo serenità, spensieratezza, uno stato d’animo.
Il nostro è un mestiere difficile, fatto di sacrifici pesanti, lavoriamo 15 ore al giorno, spesso non si dorme la notte perché l’ansia ce lo impedisce, perché a gennaio si inizia già a pensare alla banchettistica delle ricorrenze primaverili e all’estate,
perché ti svegli di soprassalto chiedendoti se ti sei ricordato di ordinare tutte le materie prime ai fornitori,
perché non esistono il sabato e la domenica in famiglia, le cene con gli amici, e natale e capodanno sono una tortura fisica e psicologica
siamo bianchi e con le occhiaie, sempre.
Ma è il mestiere che abbiamo scelto noi, rinunciando al posto fisso detto alla Checco Zalone.
Ed è la vita e il mestiere che amiamo".
un altro mutuo non voglio accenderlo mi basta quello che ho.
Avrei voluto continuare a lavorare ma non mi resta che tenere giù la serranda e chiedere il reddito di cittadinanza e le spiego perché…
Faccio parte di quella categoria che prima che Lei ci ordinasse di abbassare la serranda, molti già si erano fermati perché a differenza vostra abbiamo cercato di capire quello che stava accadendo tra mille informazioni contraddittorie date dalle istituzioni e dagli esperti.
Noi non offriamo solo cibo, noi offriamo un’esperienza…offriamo sorrisi, abbracci, offriamo serenità, spensieratezza, uno stato d’animo.
Il nostro è un mestiere difficile, fatto di sacrifici pesanti, lavoriamo 15 ore al giorno, spesso non si dorme la notte perché l’ansia ce lo impedisce, perché a gennaio si inizia già a pensare alla banchettistica delle ricorrenze primaverili e all’estate,
perché ti svegli di soprassalto chiedendoti se ti sei ricordato di ordinare tutte le materie prime ai fornitori,
perché non esistono il sabato e la domenica in famiglia, le cene con gli amici, e natale e capodanno sono una tortura fisica e psicologica
siamo bianchi e con le occhiaie, sempre.
Ma è il mestiere che abbiamo scelto noi, rinunciando al posto fisso detto alla Checco Zalone.
Ed è la vita e il mestiere che amiamo".
Consiglio di leggere la lettera per intero, perché è molto bella e toccante.
Ora, provo a fare esaltare il nesso tra codesta lettera aperta ed il tema di Margaret Thatcher.
Durante il suo mandato di Primo Ministro del Regno Unito, ella seppe coniugare il liberalismo con il conservatorismo.
Anzi, ella seppe improntare la politica del suo Paese verso la libertà d'impresa ed un'idea di Stato meno assistenzialista.
Qui in Italia, invece, si sta andando verso una direzione opposta.
Lo Stato mette bocca nell'economia (e non solo) e punta all'assistenzialismo.
Basti pensare alla porcata del Reddito di Cittadinanza.
Anziché investire (per esempio) nelle infrastrutture, si è preferito scialacquare i soldi in assistenzialismo e mance di ogni tipo.
Proprio il Reddito di Cittadinanza è l'esempio di ciò che non si dovrebbe fare in un Paese civile.
Oltretutto, esso è stato fatto senza riformare i centri per l'impiego e senza abbassare il costo del lavoro.
In compenso, l'apparato dello Stato resta costoso.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti.
La gente è pagata per non lavorare, le tasse continuano ad essere alte e le aziende arrancano.
Si è creato un circolo vizioso e le scelte dell'attuale governo e la sua cattiva gestione della situazione dovuta al Coronavirus hanno reso ancora più fosco il quadro.
Mentre le multinazionali possono delocalizzare, le piccole e medie imprese chiudono.
Sarebbe servita qui in Italia una grande donna come Margaret Thatcher.
Con una politica come la sua, si sarebbe ridotto l'apparato dello Stato, il quale avrebbe avuto la funzione di garantire l'ordine e la sicurezza mentre l'economia sarebbe stata nelle mani del privato.
I Paesi civili vanno così.
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