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lunedì 13 aprile 2020

Non tutto l'antifascismo porta bene

Prendo spunto da un bell'articolo scritto da Giuliano Guzzo sul suo blog, il quale è intitolato "Beato Rolando Rivi".
Ora, in anteprima, vi annunzio che ho già pronto un nuovo articolo per "La Civetta", la rivista trimestrale dell'Associazione Culturale "Pensiero e Tradizione" di Mantova.
L'articolo in questione parla del 25 aprile.
In anteprima, ve ne riporto un pezzo:

"Io non ho mai avuto simpatie per il fascismo.
Infatti, sono un conservatore-liberale, uno che ama la bandiera a stelle e strisce degli USA accanto al Tricolore e che preferisce andare a fare un pellegrinaggio alla basilica di San Vicinio, la quale si trova a Sarsina, anziché andare nella non lontana Predappio.
Uno dei miei articoli futuri potrebbe trattare proprio Sarsina.
Però, io non sono uno neppure uno di quelli che cantano "Bella ciao" e che si adeguano ai "riti" e alle "liturgie" del 25 aprile.
L'unica liturgia che posso accettare è quella dedicata a San Marco, santo che è festeggiato nello stesso giorno
".

Se vorrete leggervi il resto dell'articolo, abbonatevi alla rivista.
Detto questo, faccio volentieri due considerazioni, anche ricollegandomi all'articolo di Guzzo.
Il caso del Beato Rolando Rivi deve essere ancora oggi uno di quelli che ci debbono fare riflettere sulla nostra storia.
Il Beato Rolando Rivi (1931-1945) era un giovane che voleva diventare un ministro di Dio.
Probabilmente, se egli non fosse stato ammazzato dai partigiani comunisti a Monchio, in Emilia-Romagna, egli sarebbe divenuto "padre Rolando Rivi".
Egli voleva servire Dio e la Sua Chiesa.
Eppure, dei balordi facinorosi lo uccisero.
Purtroppo, oggi, questi balordi facinorosi sono celebrati come "eroi" dai fautori di una certa cultura perché "combatterono contro il fascismo ed il nazismo".
Ripeto, io non sono un sostenitore del fascismo (e men che meno del nazismo) ma non posso sostenere neppure la teoria secondo cui "tutti gli antifascisti furono buoni".
Io metto in discussione una certa "storiografia" che si vuole fare passare per vera e in particolare quella "storiografia" che spaccia tutta quella parte chiamata  "Resistenza" per "buona".
Il caso di Rolando Rivi, come quello di Giuseppina Ghersi o quello delle foibe, dimostrò che le cose non andarono secondo quanto raccontato da questa "storiografia".
Rolando Rivi fu ucciso in odio alla fede.
Questo fu un dato di fatto e fu la dimostrazione di una cosa importante: i comunisti vollero sfruttare la lotta al fascismo e al nazismo e la II Guerra Mondiale come pretesto per portare l'Italia al comunismo e per attaccare la Chiesa.
Era il sogno non tanto recondito dei comunisti fare sventolare la bandiera rossa su Roma.
Questo fu un dato di fatto.
Rolando Rivi era un innocente.
Egli era un seminarista.
Che male avrebbe potuto fare?
Come riporta l'articolo di Guzzo, egli fu "sequestrato dai partigiani, venne fatto prigioniero per tre giorni subendo le peggiori violenze a base, fra le altre cose, di micidiali colpi di cinghia che gli strapparono la pelle dalla schiena. Infine, venne condotto in un bosco presso Piane di Monchio, Modena, dove gli fu fatta scavare la propria fossa, gli venne asportato l’organo sessuale – che come ultima, terribile offesa gli sarebbe stato poi messo in bocca – e, fattolo inginocchiare, gli spararono due colpi di rivoltella, il primo al cuore e il secondo alla fronte. Una brutalità, converrete, persino difficile da immaginare e degna delle peggiori pellicole dell’orrore".
Ci rendiamo conto o no di quanto accaduto?
Neanche al peggiore criminale si sarebbe potuta fare una cosa del genere.
Per questo, io non canto "Bella ciao".
Non canterò quel canto in questo 25 aprile, come non lo canterò in altre occasioni.
Se cantassi quel canto, farei un torto a me stesso e alle persone come il Beato Rolando Rivi.
Farei un torto anche al mio prozio, il quale morì in Unione Sovietica e per il quale il tovarish Togliatti non fece nulla, e a Dio, il quale ci diede la libertà.
I partigiani comunisti non furono nuovi a certi crimini.
Basti pensare ai partigiani comunisti della Brigata Garibaldi, i quali uccisero a Porzus altri partigiani cattolici, socialisti e liberali.
Questi ultimi non combatterono contro i nazisti ed i fascisti come gli altri?
Eppure, i comunisti si macchiarono di questo crimine.
Non tutto l'antifascismo fu democratico e portò bene, come non porta bene ancora oggi.
I fautori di certe "liturgie" del 25 aprile sono le stesse persone che si dicono per la democrazia ma che poi sostengono un governo come quello che è in carica e che, in nome della gestione causata dall'epidemia di Coronavirus, ha sospeso le libertà costituzionali, le libertà sancite da quella Costituzione che questi "antifascisti non democratici" usano come un Moloch per attaccare i propri avversari ed accusarli di "fascismo".
Queste cose non avvengono in una democrazia vera e compiuta.
L'Italia è ad un bivio tra la scelta della democrazia e quella di una dittatura, la quale si presenta come una "gestione emergenziale", per poi diventare la "normalità".

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