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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

Il mio libro sul Covid

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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domenica 19 aprile 2020

La questione dei veri untori della paura

Su "Atlantico Quotidiano", vi è un articolo con le parole di Davide Rossi che è intitolato "I veri untori della paura e la facilità con cui sono state sospese le nostre libertà".

Davide Rossi è ex-assessore del Comune di Fano e della Provincia di Pesaro-Urbino.
Questo ne è uno stralcio:

"Mi accorgo che anche chi si avventura a criticare il durissimo lockdown deciso da chi ci governa, non può evitare di premettere una frase il cui senso più o meno suona come “vista l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, in ogni caso queste misure andavano prese”. Una sorta di mantra collettivo, un mettere le mani avanti nel timore di un rimprovero o di una scomunica conseguenti al non uniformarsi completamente al pensiero unico, alla religione del principio precauzionale assoluto. Invece, la politica, così come il semplice governo delle nostre cose quotidiane, richiede la capacità di organizzare una strategia che soppesi e salvaguardi i vari interessi in campo. Che strategia è quella di mettere tutti sotto chiave in attesa di tempi migliori? Certo, noi tutti vorremmo che nessuno morisse o soffrisse a causa del coronavirus, o di qualsiasi altra malattia od accidente ma ciò non è ragionevolmente possibile. Tanto più quando era evidente a tutti fin dall’inizio che questo problema non si sarebbe risolto in un mese o due".

Il timore vero è che si rischi di essere assuefatti dall'idea di avere una libertà limitata.
Ora, la fase emergenziale non può durare troppo tempo.
Altrimenti, il rischio è quanto scritto prima, ossia l'avere le libertà limitate.
Il problema del Coronavirus non si risolverà tanto facilmente e in poco tempo.
Che pensa che il Coronavirus passi in quattro e quattro otto è ignorante.
Infatti, ignora la materia e sarebbe meglio per lui (o lei) che tacesse a riguardo.
Però, dovrà pure arrivare il momento nel quale noi dovremo riprendere le nostre attività e le nostre vite?
La risposta è affermativa. 
Così dovrà essere.
Noi dovremo riprendere le nostre attività lavorative e sociali.
Per esempio, chi è credente, dovrà tornare ai luoghi di culto per le funzioni ed i riti religiosi.
Chi ha un'attività dovrà tornare all'opera.
Chi ha delle attività sociali dovrà riprendere a fare ciò che faceva prima dell'avvento del Coronavirus.
Eppure, sembra che dire ciò sia diventato una sorta di eresia.
Così, chi si azzarda a dire: "Apriamo i luoghi di culto", viene attaccato e si sente rispondere che "si può anche pregare in bagno".
Ora, chi sa le cose sa anche che una religione comunitaria richiede non solo la preghiera ma anche la partecipazione ai riti.
A questo punto, problema di fondo è la scelta di modello di società.
Ergo, noi vogliamo vivere in una società libera o in una società nella quale lo Stato diventa una sorta di controllore delle nostre vite?
Vogliamo vivere in una società in cui l'individuo ha dei diritto o in una società nella quale la delazione diventa l'ordine del giorno?
Anche un bambino capirebbe che il Coronavirus non se ne andrà tanto facilmente.
Cosa dovremo fare?
Dovremo adottare i diktat di varie commissioni di "esperti" che di fatto vogliono imporre una sorta di "dittatura sanitaria".
Il diritto alla salute è sacrosanto ma qui si rischiano gravi problemi di ordine economico e sociale.
Bisogna trovare una soluzione, a cominciare dalla ricerca scientifica, la quale può trovare qualcosa che possa fermare il Coronavirus e renderlo inoffensivo.
Questa cosa deve essere fatta al più presto possibile.
Non ci si deve perdere nella burocrazia.
Basti pensare al fatto che per un cavillo burocratico non si possano mettere in commercio le mascherine prodotte qui in Italia. 
I segni della libertà limitata si stanno vedendo.
Per esempio, basta che qualcuno dica qualcosa in dissenso rispetto ai "mantra" che si dicono che subisce un attacco da altri e diventa una sorta "nemico pubblico".
Questi atteggiamenti sono più tipici di Stati come la Germania e l'Italia degli anni '30, dell'Unione Sovietica o della Cina che non di Paesi moderni, liberali e democratici.
Noi vogliamo essere come gli uni o come gli altri?
I veri untori sono coloro che prima che l'epidemia scoppiasse invitavano tutti "abbracciare i cinesi" e non prendevano nessuna precauzione e che oggi instillano la paura.
Questo è il dato di fatto.

                                                         Antonio Gabriele Fucilone





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