Almeno all'inizio, sembrò caratterizzarsi la nascita di una monarchia parlamentare, sul modello inglese.
Invece, le cose degenerarono.
Certamente, il re di allora, Luigi XVI, non capì l'evolversi degli eventi.
Tuttavia, anche rivoluzionari fecero degli errori madornali, a cominciare da quella Costituzione civile del clero (che fu approvata il 12 luglio dell'anno successivo dall'Assemblea nazionale costituente) provocò il primo grosso problema.
Quella Costituzione, infatti, imponeva ai membri di clero di giurare fedeltà al nuovo Stato, facendo allontanare i moderati dall'Assemblea costituente e dando un carattere di illiberalità alla Rivoluzione, che divenne anche anticattolica.
Fu anche populista, poiché (con demagogia) rese elettivi i membri del clero, esattamente come i politici, credendo che solo il popolo fosse infallibile e rescindendo di fatto i rapporti con Roma.
Le cose degenerarono.
Il 21 gennaio 1793, il re Luigi XVI fu decapitato ed i giacobini (con Robespierre) imposero il terrore e la politica di scristianizzazione.
Tanta gente innocente morì.
Una rivoluzione fatta in nome della libertà tolse anche le più elementari libertà alle persone.
Ai giacobini, successero i termidoriani (nel 1794) che moderarono la Rivoluzione, dandole un carattere borghese e liberal-conservatore, poi arrivò il Direttorio che, nel 1806, aprì la strada Napoleone I Bonaparte.
Tuttavia, oltre al liberalismo, la Rivoluzione francese aprì la strada al populismo e alle tristi ideologie contrarie alla dignità dell'uomo che afflissero le popolazioni europee (e non solo) nel secolo scorso, come il nazismo ed il comunismo.
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