All'articolo intitolato "25 Aprile filo-palestinese? Io non festeggio", ho ricevuto su Facebook questo commento:
"Non è più la festa di liberazione d'Italia? mah.. non capisco strumentalizzare politicamente questa festa.. che dovrebbe essere apartitica.. perché in Italia ci stiamo tutti, è il paese di tutti, e i nostri bisnonni e nonni hanno combattuto, ed alcuni sono morti, per portare la libertà, la democrazia, in questo Paese. Non festeggiare penso sia uno sfregio per chi ha sofferto, lottato, per chi è morto per tutti noi... perché la libertà noi non l'apprezziamo come si dovrebbe... mentre invece è importantissima... per noi la libertà è scontata... quindi un GRAZIE a chi ha lottato per la LIBERTÀ dell'Italia.".
Al commento, rispondo con questo articolo (intitolato "Il punto di vista: Memorie condivise") che ho pubblicato sulla rivista "La Civetta", la rivista dell'Associazione "Pensiero e Tradizione" di Mantova:
Il motivo di ciò è molto semplice da trovare. Infatti, qui in Italia non c'è una memoria condivisa perché una delle parti in causa non accetta di riconoscere i suoi errori ma (addirittura) arriva a definirsi "moralmente superiore".
Questo è il punto.
Ora, si parla tanto di ciò che fecero il fascismo ed il nazismo.
Però, chi parla di ciò che fecero i comunisti rischia di essere tacciato di essere "neofascista" o "revisionista".
I problemi nascono da qui.
Ora, faccio un parallelismo con la storia inglese.
Oggi, la Chiesa cattolica nel Regno Unito è rispettata e collabora con Scotland Yard nella lotta alla tratta degli schiavi.
Però, dal 1534 (anno in cui re Enrico VIII fece votare dal Parlamento l'Atto di Supremazia) al 1829 (anno in cui ci fu l'Editto di Emancipazione) per i cattolici inglesi ci furono periodi duri, periodi che oggi sembrano superati.
Riguardo a ciò, deve essere notata una cosa.
Da ambo le parti, ci furono delle analisi della storia ed un riconoscimento degli errori.
La Chiesa cattolica fece una grande opera con Papi come San Giovanni XXIII e San Giovanni Paolo II.
Dall'altra parte, anche gli anglicani fecero un'opera di riconoscimento dei loro errori e cercarono di porre rimedio ad essi.
Per esempio, nel 2007, il vescovo anglicano di Truro, Bill Ind, fece una profonda opera di autocritica, condannando quanto accadde nel 1549, quando i cattolici del Devon e della Cornovaglia furono massacrati dall'esercito inglese perché si rivoltarono contro la politica di imposizione del protestantesimo intrapresa dal Lord Protettore, il I duca di Somerset Edward Seymour (1506-22 gennaio 1552), il quale governava per conto del minorenne re Edoardo VI (12 ottobre 1537-6 luglio 1553).
Andando indietro, dopo il 1829, i cattolici riebbero i diritti e molti furono gli anglicani che li aiutarono a ricostruire i santuari soppressi secoli prima.
Nel 1977 e nel 1995, la regina Elisabetta II visitò la cattedrale di Westminster, la cattedrale primaziale della Chiesa cattolica in Inghilterra ed in Galles. Questa chiesa è anche il santuario di San Giovanni Southworth (1592-28 giugno 1654), il quale fu martirizzato durante il periodo di dittatura puritana di Oliver Cromwell.
Si pensi anche alle visite della regina Elisabetta II ai Papi, come anche a quelle di questi ultimi alla corona britannica.
La Chiesa anglicana canonizzò i martiri cattolici San Giovanni Fisher e San Tommaso Moro, i quali furono decapitati, rispettivamente, nel 22 giugno e nel 6 luglio 1535.
Pensiamo anche all'opera di pacificazione intrapresa in Irlanda da San Giovanni Paolo II a partire dal 1979.
Egli cercò un dialogo con i vescovi anglicani per rimettere pace tra protestanti e cattolici nell'isola.
Alla fine, si arrivò agli Accordi del Venerdì Santo, che furono siglati nel 1998.
Da esempi simili si poté partire per avere una memoria condivisa.
Qui in Italia, invece, la memoria condivisa non c'è perché vi è una parte che non accetta il dialogo e che non riconosce i suoi errori.
Per esempio, ancora oggi, in certi ambienti, è difficile parlare degli italiani uccisi nelle foibe.
Tra questi, mi viene in mente Norma Cossetto, la studentessa istriana che fu stuprata, uccisa e buttata nelle foibe dai partigiani comunisti jugoslavi il 4 o il 5 ottobre 1943.
Quale fu la sua colpa?
La sua colpa fu l'essere italiana.
Si può dire che i partigiani comunisti jugoslavi fecero un crimine, con la compiacenza di quelli italiani?
La risposta è affermativa.
Eppure, chi dice che le foibe furono un orrore ed una cosa indegna per il genere umano è accusato di fare del "revisionismo".
Penso alla piccola Giuseppina Ghersi, una ragazzina di tredici anni che fu stuprata ed uccisa dai partigiani comunisti nel 1945.
Che cosa male fece quella ragazzina?
Quella ragazzina non fece nulla di male. La sua unica "colpa" fu il fatto che un suo tema avesse avuto degli apprezzamenti da Benito Mussolini.
Parlare di Giuseppina Ghersi dà fastidio a certe persone che non accettano il fatto che la loro parte si sia macchiata di crimini.
Non è facile parlare neppure dell'uccisione di Rolando Rivi (7 gennaio 1931-13 aprile 1945), un giovane seminarista che fu ucciso dai partigiani comunisti.
Questi ultimi lo uccisero per odio verso la fede cattolica. Essi dissero: "Uccidiamolo, avremo un prete in meno".
Inoltre, criticare una figura come Palmiro Togliatti (26 marzo 1893-21 agosto 1964) espone al rischio di essere accusati di "revisionismo".
Eppure, Togliatti non impedì che degli italiani andati in Unione Sovietica restassero alla mercé dei sovietici, i quali fecero su di loro ogni tortura.
Tra questi italiani ci fu anche un mio prozio, Giacomo Campisi. Questi era il fratello di mia nonna.
Di lui, mia nonna (la madre di mia madre) e gli altri suoi familiari non seppero più nulla.
Per i suoi rapporti con Stalin, Togliatti avrebbe potuto fare qualcosa per fare tornare a casa questi connazionali.
Invece, non fece nulla.
Anzi, Togliatti si sentì orgoglioso della sua cittadinanza sovietica e si vergognò dell'essere stato italiano, dicendo che come italiano si sentiva un "miserabile mandolinista".
Addirittura, quando morì Stalin, il 5 marzo 1953, i comunisti italiani fecero cordoglio.
Però, anche Stalin ed il suo regime sovietico fecero i loro morti, circa una ventina di milioni.
I comunisti italiani appoggiarono le azioni ignobili dei sovietici.
Ricordo che dal 2006 al 2015 abbiamo avuto un presidente della Repubblica che nel 1956 appoggiò l'arrivo dei carri armati sovietici in Ungheria.
Ricordare ciò è bene.
Dire ciò, per certe persone e in certi ambienti, equivale a fare quasi un "sacrilegio".
Chi prova a parlare delle foibe, rischia di sentirsi dire: "Taci, revisionista!".
Chi prova a parlare di Giuseppina Ghersi rischia di sentirsi dire che quanto le accadde "fu un'azione di guerra".
Chi, con tanto di prove evidenti, prova a dire qualcosa riguardo ai crimini perpetrati dai comunisti rischia di sentirsi dire che "se in Italia ognuno può dire ciò che vuole il merito fu dei comunisti".
Dunque, come possono essere poste le basi di una memoria condivisa se una parte in causa non riconosce i suoi errori?
Come può esserci una riconciliazione se una delle parti non ammette di avere sbagliato?
Come può esserci una pacificazione se una delle parti in causa continua ad autoassolversi?
Ammettere di avere sbagliato, chiedere scusa e cercare di rimediare all'errore è segno di grandezza.
Evidentemente, qualcuno non ha ancora capito ciò e molti che si ritengono grandi di grande hanno ben poco.
Antonio Gabriele Fucilone".
Qui c'è il mio pensiero anche riguardo al 25 aprile.
Penso che oggi sia arrivato il tempo della riconciliazione tra le parti.
Purtroppo, una parte non vuole capire ciò.
Questa parte, infatti, è pronta ad attaccare l'altra e a portarne all'attenzione le cose brutte che fece ma non accetta di riconoscere i propri errori.
Da qui nascono tanti problemi che si vedono oggi.
Si parla tanto di "libertà".
Ebbene, la libertà è una cosa bella ma c'è anche dell'altro.
Infatti, la libertà sta anche nella facoltà di non festeggiare il 25 aprile nel modo in cui esso viene festeggiato da certe associazioni (come l'ANPI) che oggi utilizzano tale festa per fini politici.
Dato che io non mi riconosco in certe associazioni (come l'ANPI) avrò pure il diritto di criticare il modo in cui si tratta la storia?
Avere il diritto di fare ciò, senza essere aggrediti ed accusati di "revisionismo" o di "neofascismo", è segno di una libertà piena e compiuta.
In una democrazia veramente liberale deve essere permesso anche questo.
Per esempio, in una democrazia veramente liberale deve essere detto che non tutto l'antifascismo italiano sia stato democratico.
I partigiani comunisti puntavano a portare l'Italia nell'orbita sovietica.
Questo deve essere detto.
Oltretutto, in molte manifestazioni del 25 aprile è stata esclusa la Brigata Ebraica, la quale contribuì a liberare l'Italia dai nazisti, in nome dell'anti-sionismo.
Questo è vergognoso, se si considera il fatto che questi novelli "partigiani" sostengano la causa palestinese la quale fu perorata e promossa da un personaggio di nome Amin al Husseini, gran muftì di Gerusalemme ed amico di Adolf Hitler, come mostra la foto qui sopra.
Husseini appoggiò Hitler in tutto e per tutto.
Qualcuno dovrebbe spiegarlo a questi novelli "partigiani", che tanto cantano "Bella ciao" e che accusano di "revisionismo" (se non di "neofascismo") chi li critica.
Per questo motivo, io non mi riconosco in questo 25 aprile e non mi sento di festeggiare.
Quindi, io non farò nessuno sfregio a nessuno, dato che io sono coerente con me stesso.
Non sono fascista ma non sono neppure comunista e sostengo Israele.
Lo sfregio sarà fatto dai "signori" che anche quest'anno canteranno "Bella ciao" ma sosterranno una causa che fu perorata da un fiancheggiatore dei nazisti.
Quindi, oltre a predicare odio, questi "signori" strumentalizzano la memoria e denotano una certa ignoranza (intesa come non conoscenza) dei fatti.
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