E questo deve essere festeggiato?

Oggi, è il 25 aprile e la solita retorica è tornata in auge.
Si continua a parlare di fascismo e di antifascismo ma non si parla di unità nazionale e di memoria condivisa.
Ergo, la parola d'ordine è: "Nessuna dignità ai vinti!".
Sia chiaro, io non voglio certo riabilitare il fascismo.
Non mi riconosco nel fascismo.
Per molti versi, sono anche lontano dal fascismo, essendo dichiaratamente filo-americano e filo-sionista.
Però, la mia coscienza non può tollerare che i crimini fatti da chi stava dall'altra parte siano minimizzati.
Non può tollerare che si parli poco i crimini fatti dai partigiani jugoslavi di Tito ai danni degli italiani in Venezia Giulia, in Istria e in Dalmazia, come non può tollerare che si parli poco dell'eccidio di Porzus o dell'uccisione del Beato Rolando Rivi.
Non può accettare che non si parli neppure delle donne italiane stuprate dai marocchini al seguito dei francesi.
Quello che si compie ogni 25 anni è uno stupro nei confronti della storia.
I rancori che oggi dovrebbero essere sopiti sono ancora vivi.
Il nostro Paese è ancora diviso tra "noi e loro" e manca completamente l'unità.
Chi critica la "Resistenza" diventa automaticamente un "revisionista" o un "fascista".
Questo non può essere accettato.
Chi ha avuto il nonno fascista è sua volta "colpevole" di fascismo, a prescindere dall'ideologia che ha e viene sempre stigmatizzato.
Augusto de Marsanich, fondatore del Movimento Sociale Italiano, disse: "Non rinnegare, non restaurare".
Anche gli stessi post-fascisti presero le distanze dal passato.
Forse, si è imparato ad essere "fascisti" ed "antifascisti" ma si è disimparato ad essere italiani.
Dove vogliamo andare così facendo?