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mercoledì 7 febbraio 2018

Il concetto di "Destra" nella storia, la parola a Filippo Giorgianni

Prendo spunto dall'amico Filippo Giorgianni, che ha scritto un saggio molto interessante che è intitolato "Origine simbolica ed estinzione del concetto di «Destra»".
Lo ringrazio.
Il saggio è abbastanza corposo ma molto esaustivo sul concetto di "Destra" e "Sinistra".
Del resto, Filippo (nella foto) è una persona capace.
Posso garantire sulla sua capacità di spiegare le cose e sulla sua conoscenza, interloquendo con lui da circa otto anni.
Lui ha definito il concetto di "Destra" e di "Sinistra" sul piano "trascendentale".
Le sue parole fanno il paio con quelle del professor Plinio Correa de Oliveira sul suo libro "Rivoluzione e Controrivoluzione".
L'idea della "Rivoluzione" parte fondamentalmente dall'odio sociale nei confronti di una società ritenuta non equa, senza tenere conto del fatto che l'egualitarismo non rientri nella natura umana.
Del saggio di Filippo, riporto questo stralcio:

"La destra, come collocazione simbolico-spaziale pre-moderna, è dunque storicamente relazionata con il divino, con la giustizia, con il diritto e con il comando. Più ancora, essa rappresenta la ritualità che svolge una funzione ordinatrice delle relazioni sociali, impedendo un rapporto immediatamente conflittuale tra i singoli – l’eversione sinistra – e mediando
il conflitto attraverso un codice tramandato di riti dotati di forme e norme precise, su cui si fonda il potere legittimo e le sue istituzioni atte ad arginare gli eventi sinistri di forze incontrollate.
Del resto, la parola indoeuropea ritu,  nella sua più antica comparsa sanscrita all’interno del Ṛgveda (X 124, 5), rimanda all’ordine immanente nel cosmo ed è sinonimo di dharma, la fede fondamentale del mondo.

V’è allora una proiezione cosmica del rito che non si riduce a mera gestualità ripetuta né a semplice fondamento del socio-politico, ma si proietta, al di là del gesto individuale, verso un’unità ordinata
tra uomo e mondo. Questo significato della destra però non ha una valenza orizzontale: essa è opposta alla sinistra, ma all’interno di una concezione del mondo del tutto verticale. L’alternativa non è tra due poli simmetrici, destra e sinistra, collocati su di un asse spaziale come quello parlamentare – dunque mondano, immanente –, ma tra due poli che rappresentano rispettivamente l’alto e il basso, il trascendente e l’immanente su di un asse metaforico
. ".

Guardiamo un po' certe ideologie.
Prendiamo, ad esempio, il comunismo.
Il comunismo è la "quintessenza" della "Rivoluzione" di cui parla il libro di Plinio Correa de Oliveira ed è antecedente a Karl Marx (5 maggio 1818-14 marzo 1883).
Pensiamo a quello che fecero gli anabattisti a Munster (in Germania) nel 1534 o a certe idee della Rivoluzione francese, come quelle Gracco Babeuf (23 marzo 1760-27 maggio 1797), il quale disse: "Tutti gli stomachi sono eguali". 
Il comunismo si fonda proprio sul concetto secondo cui "tutti debbono essere eguali".
Questa "eguaglianza" si fonda sulla distruzione dell'ordine vigente e quindi sull'odio sociale verso i "ricchi", coloro che qui nel Mantovano sono chiamati "cagnoni".
Così, con il miraggio dell'eguaglianza, i poveri, che in genere sono "ignoranti" (nel senso di non sapere le cose e non dispregiativo) e digiuni delle cose politiche, vengono aizzati dai sostenitori di quella tesi e si ribellano.
In realtà, l'ideologia comunista si fonda sull'idea della ribellione all'ordine costituito, un concetto che, se vogliamo buttarla sul trascendentale, fu insito in ciò che fece l'angelo Lucifero che si ribellò a Dio.
Da idee simili cosa può nascere?
La risposta è ovvia: il caos.
Pensiamo a quello che accadde a Munster nel 1534.
Un gruppo di anabattisti (una setta protestante che negava il valore del Battesimo dato ad un bambino) prese il controllo della città tedesca ed instaurò un regime di terrore fondato sul comunismo.
La proprietà privata fu negata e fu instaurata la poligamia.
Questo regime fu di terrore e gli oppositori furono perseguitati.
Alla fine, gli stessi abitanti di Munster non ne poterono più e permisero alle truppe del vescovo Franz von Waldeck (una figura controversa poiché in seguito aderì a luteranesimo per legalizzare i figli nati da una relazione e crearsi un principato, 1491-15 luglio 1553) di riprendere il controllo della città.
Lo stesso dicasi per i regimi comunisti del secolo scorso.
Un discorso analogo può valere anche per altre ideologie, come il nazismo.
Non per niente, il nazismo fu chiamato anche nazionalsocialismo, poiché partiva sempre dal presupposto dell'abbattere l'ordine costituito.
Oggi, anche movimenti apertamente populisti attuali, come il Movimento 5 Stelle, hanno nel "genoma" il principio dell'abbattere un sistema, per crearne un altro a loro immagine.
I sostenitori di queste ideologie fanno sempre così: abbattono un sistema e ne creano uno loro, che (inevitabilmente) si dimostra peggiore e fallimentare, poiché esso si fonda sullo statalismo, il quale serve a reggerlo. 
La "Destra" deve essere quella parte che difende il modello di società ed il sistema ad esso correlato e che si contrappone ad ogni forma di ribellismo.
Nella "Destra" vi è il concetto della difesa di valori come la famiglia, la dimensione spirituale delle persone, la proprietà e tutto ciò che fonda una società e la sua storia, tutto ciò che l'altra parte avversa.
Qui in Italia vi è ancora qualcosa di simile?



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