C'è odore di larghe intese.
Prima, il candidato premier del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, parla dei venti punti programmatici da sottoporre agli altri partiti se il suo movimento non raggiungesse la maggioranza assoluta.
Su questi venti punti, chiederebbe la "convergenza".
Anche i muri sanno che per governare in questo modo servirebbero le larghe intese.
Ora, anche dal Partito Democratico ci sono voci pronte ad aprire a questa forma di alleanza, ovviamente con il Movimento 5 Stelle.
Penso a Walter Veltroni, ex-sindaco di Roma, che ha detto che se non saltasse fuori una maggioranza assoluta dalle elezioni, si dovrebbe provvedere a fare una nuova legge elettorale, prima di tornare alle urne.
Penso anche al leader del Partito Democratico, Matteo Renzi, che ha detto che a decidere il candidato premier sarà il Presidente della Repubblica.
Renzi dice una cosa vera che però deve essere contestualizzata.
Il capo dello Stato nomina il premier ma pare evidente che a Renzi possano andare bene le larghe intese, visto che potrà governare solo così.
Questo significherebbe una cosa sola: ritardare il più possibile le elezioni con un governo di larghe intese.
Il Partito Democratico, Liberi e Uguali, la lista +Europa di Emma Bonino e (ovviamente) il Movimento 5 Stelle sperano che il centrodestra non raggiunga il 40% dei voti (la soglia per avere la maggioranza assoluta) così da potere fare questa cosa.
Oramai, la cosa è nota.
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