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lunedì 26 febbraio 2018

Il bluff a 5 Stelle

Sul quotidiano "Il Foglio" vi è un articolo interessante che è intitolato "Casaleggio Leaks. I documenti segreti sulla truffa della democrazia grillina".
Il succitato quotidiano ha ottenuto dal Garante della privacy delle carte inedite.
Questo è uno stralcio importante:

"La democrazia del Movimento 5 Stelle, come è noto, è governata dall’Associazione Rousseau, di cui Davide Casaleggio è presidente, tesoriere e amministratore unico. Ma mentre Casaleggio ha il potere di governare i dati degli iscritti di Rousseau, le procedure di votazione dei candidati del movimento, le scelte delle proposte da presentare in Parlamento, i soldi versati oggi dagli iscritti e domani dai parlamentari (300 euro al mese, con il risultato che un partito nato per abolire il finanziamento pubblico dei partiti finanzierà con i soldi pubblici incassati dai parlamentari un’associazione privata), al contrario il movimento non può indicare i vertici, non può influenzare le decisioni, non può avere contezza di quali siano le regole interne, la gestione delle risorse finanziarie e le procedure per entrare in Rousseau. Nessuna trasparenza, come è stato costretto ad ammettere ieri nel corso di una trasmissione televisiva il simpatico deputato grillino Danilo Toninelli, che proprio mentre il Foglio pubblicava online, in esclusiva, lo statuto dell’associazione Rousseau ha sostenuto che lo scoop del Foglio, sullo statuto Rousseau, fosse “una mera invenzione, perché non esiste alcuno statuto Rousseau”. Ehm... Mossi da un senso di vicinanza profonda nei confronti dell’onorevole Toninelli oggi offriamo al deputato del Movimento 5 stelle un’altra storia che gli elettori grillini meriterebbero di conoscere e che riguarda una vicenda stranamente non rilanciata nelle ultime settimane dai solitamente molto prolifici onorevoli grillini: la genesi del provvedimento del Garante della privacy contro l’Associazione Rousseau, accusata di violazioni nel trattamento dei dati personali dell’Associazione Rousseau. Quello che tutti sapete è che lo scorso 2 gennaio il Garante per la privacy ha reso noto il suo ammonimento. Quello che nessuno sa è come il garante è arrivato a quell’ammonimento. Ve lo raccontiamo.Per raccontarvi cosa è successo prima del 2 gennaio bisogna partire da qui: cosa si è scoperto durante i mesi in cui si è lavorato per studiare gli eventuali illeciti commessi da Rousseau nel trattamento dei dati personali degli iscritti alla sua piattaforma (150 mila iscritti, anche se quelli realmente attivi dovrebbero essere circa un terzo). Nel provvedimento del garante, pubblicato il 21 dicembre 2017, erano presenti alcuni rimandi a diversi allegati omessi nel provvedimento. Così ci siamo incuriositi e l’8 gennaio abbiamo mandato allo stesso garante, ai sensi del d.lgs n. 97 del 2016, una “richiesta di accesso civico agli atti relativi all’indagine del garante sulla così detta piattaforma Rousseau e al provvedimento del 21 dicembre 2017, in particolare per acquisire i verbali delle operazioni compiute e le istanze e le altre segnalazioni pervenute al garante, nonché ogni altro elaborato, analisi o rapporto prodotto dall’ufficio”. Il garante ha fatto le sue verifiche (incredibilmente, nessuno prima del Foglio lo aveva chiesto) e il 30 gennaio ci è stato consegnato un plico con tutta la documentazione. E tra i vari file allegati ci sono spunti utili per capire perché sui tre messaggi forti del Movimento 5 stelle – noi siamo il partito della trasparenza, noi siamo il partito della legalità, noi siamo il partito della democrazia diretta – c’è qualcosa che non torna e che anche l’onorevole Toninelli merita di conoscere.".

Avete capito?
Il Movimento 5 Stelle parla di "democrazia diretta".
Però, la storia ci dice che questa sia pura utopia.
Quando si opera in rete, bisogna stare attenti al trattamento dei dati personali.
Il Garante della privacy ha posto l'attenzione su ciò e ha notato delle cose non belle.
Anzi, il Garante ha espresso forti dubbi sulla segretezza del voto.
Queste sono le sue parole:

"A specifica domanda dei verbalizzanti, la parte (Casaleggio) ha fatto presente che sussiste la possibilità teorica di ricondurre, tramite altre informazioni disponibili nel sistema, il voto espresso all’identità del votante, possibilità che tuttavia non è mai stata utilizzata".

In poche parole, Rousseau non garantisce la segretezza dell'identità di chi vota alle parlamentarie o per la scelta del candidato premier del Movimento 5 Stelle.
Inoltre, l'e-voting fatto secondo le modalità di Rousseau non dà un'idea della rappresentatività.
Per esempio, alle "Parlamentarie" potrebbero votare solo 4.000 persone.
Dunque, una lista del Movimento 5 Stelle potrebbe essere decisa da una minoranza.
Quindi, queste liste non avrebbero rappresentatività.

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