oggi è la Giornata Nazionale delle Persone con Sindrome di Down.
Ora, faccio partire una mia riflessione da questo spunto dell'amico Vittorio su Facebook:
"Certe esperienze sono così forti che te le porti dentro e le custodisci gelosamente ed esternarle non è mai facile. Forse è per questo che non ne ho ancora parlato come vorrei. Scoprire il mondo della disabilità e rendersi conto che in fondo nessuno può dirsi pienamente e veramente "sano" in questo mondo. C’è una bellezza rara anche dove la vita non sembra degna di essere vissuta. Non si tratta di nascondere il dolore e la fatica, che certo ci sono, ma di trasformarli in qualcosa di più grande. Di recente sentivo dire a qualcuno queste parole “ E’ giusto essere malati? E’ giusto essere disabili? E’ giusto che il figlio di Dio muoia in croce? No, non è giusto. Ma questo è l’amore, una meravigliosa ingiustizia” . Oggi per te è una giornata speciale. E il vero dramma è se tu non ci fossi.".
Ora, inizio la mia riflessione, ringraziando dello spunto Vittorio, una persona che stimo sinceramente perché so che lui si impegna molto nel sociale, senza spocchia.
Anzi, è molto umile.
Deve essere preso da esempio da tanti giovani, visto che anche lui è un giovane.
Faccio la mia considerazione parlando anche della mia esperienza.
Alle Scuole Medie, io avevo uno dei compagni di classe che era affetto da Sindrome della Trisomia del 21 o Sindrome di Down.
Lui veniva seguito da una docente di sostegno.
Le persone che hanno questa sindrome non debbono essere escluse e debbono essere amate.
Indirizzate bene e con una buona istruzione, anche queste persone possono dare molto.
Purtroppo, mi vengono anche certe considerazioni.
Nel mondo di oggi, un mondo edonista ed egoista, la malattia fa paura.
Tutti debbono "sembrare belli allo stesso modo" e se non si è secondo certi "canoni". si è già "morti" civilmente, per non dire fisicamente.
Da qui nasce, per esempio, l'eutanasia.
Secondo questa mentalità, per esempio, un malato terminale viene visto come un "soggetto da eliminare" perché è "un costo per la società".
Io ho avuto casi terminali di cancro in famiglia e so di che parlo.
Anche le persone diversamente abili rischiano, in qualche modo, di essere "uccise", se non fisicamente, socialmente.
Questo rischia davvero di essere pericoloso.
Ricordiamo che l'eutanasia e l'esclusione sociale dei disabili furono praticate, per esempio, nella Germania nazista.
Inoltre, mi viene da dire un'altra cosa.
Le persone Down vanno istruite e seguite, perché possano essere inserite nella società.
Ora, le loro famiglie si rendono conto di ciò?
Io temo che non sia sempre così.
Si sente parlare di famiglie che, quasi pensando che quelle persone "non daranno niente", non danno a queste persone l'istruzione che serve,
Quindi, l'inclusione di queste persone deve partire dalle famiglie, alle quali bisogna fare capire ciò.
L'ignoranza può fare molti danni.
Come qualsiasi disabile, la persona Down non è una "macchina da soldi", per via dell'accompagnamento.
Purtroppo, c'è anche questa idea.
La crisi della famiglia rischia di essere un fattore di esclusione di persone che potrebbero essere inserite nella società.
Preghiamo il buon Dio perché le cose non degenerino e che, anzi, migliorino.
Cordiali saluti.
Nessun commento:
Posta un commento