Presentazione

Presentazione
Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

Il mio libro sul Covid

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

venerdì 7 ottobre 2016

Dire "no" a questa riforma non significa essere contro le riforme



Cari amici ed amiche,

Stephanie Caracciolo, che per me è una "sorella putativa", mi ha segnalato questo video di Alessandro Di Battista, il quale parla in spagnolo per gli italiani residenti nei Paesi di lingua spagnola in merito al referendum che ci sarà il 4 dicembre sulla riforma costituzionale.
Riguardo al discorso di Alessandro Di Battista mi viene da dire che non mi risulta che il suo movimento, il Movimento 5 Stelle (il quale ha pubblicato un suo video sulla sua pagina di Facebook, video che riporto qui sotto) abbia un progetto di riforma alternativo.



Tuttavia, com'è noto, io voterò "no" a questa brutta riforma.
Il mio voto non deriva solo dal fatto che io sia di centrodestra (e quindi contrario al premier Matteo Renzi) ma perché è oggettivamente una brutta riforma.
Pensiamo alla questione delle Regioni.
Ora, vi rinfresco la memoria.
L'Italia è divisa in venti Regioni, quindici a statuto ordinario e cinque a statuto speciale.
Le cinque Regioni a statuto speciale sono la Valle d'Aosta, il Trentino-Alto Adige, il Friuli-Venezia Giulia, la Sardegna e la Sicilia.
Esse godono di larga autonomia a livello fiscale e (spesso e volentieri) la usano male.
Si possono tenere i soldi delle loro tasse.
Per esempio, la Sicilia è una Regione in dissesto.
Essa gode dello statuto speciale e può tenersi i suoi soldi.
Peccato che, proprio perché è in dissesto, essa riceva anche i soldi dallo Stato.
Anche il Trentino-Alto Adige ha i suoi problemi.
In Alto Adige vi è la spesa pro-capite più alta. 
Come mai?
Infatti, anche il Trentino-Alto Adige si tiene i suoi soldi, essendo a statuto speciale.
Al contrario, le Regioni a statuto ordinario debbono dare parte dei loro soldi allo Stato, però, in base alla ricchezza che esse producono.
Lo Stato poi ne ridà una parte alle Regioni, in base a quello che dovrebbe essere un principio di sussidiarietà.
Tuttavia, accade questo: le Regioni a statuto speciale si tengono i soldi e quelle a statuto ordinario che sono più deboli danno allo Stato meno soldi.
In pratica, il fisco grava solo su alcune Regioni, quelle Regioni che producono ricchezza ma che oggi sono colpite dalla crisi.
Pensiamo alla Lombardia (in cui abito) e al Veneto.
La riforma costituzionale voluta dal premier Matteo Renzi, che si voterà al referendum, non risolverà questo problema.
Anzi, lo peggiorerà.
Se passasse la riforma al referendum, le Regioni a statuto speciale continueranno a tenersi i soldi mentre quelle a statuto ordinario perderanno i loro i poteri e quelle che già sono tartassate dal fisco continueranno a pagare.
Si sarebbe potuta fare una riforma seria introducendo il federalismo, in cui tutte le Regioni avrebbero avuto la stessa autonomia, con tanto di federalismo fiscale.
Inoltre, in questa riforma vi è anche un'altra cosa terribile.
Ora, facciamo un confronto con l'ordinamento americano.
Negli USA vi è un presidente della Repubblica eletto dal popolo e con larghi poteri.
Però, egli ha un contraltare nel Congresso, che è costituito dalla Camera dei Rappresentati e dal Senato.
La Camera dei Rappresentanti ed il Senato non hanno le stesse funzioni.
Tutto è ben equilibrato. 
Per questo, negli USA non ci sarà mai una svolta autoritaria. 
L'Italia, invece, è una Repubblica parlamentare.
Il presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento, che è costituito dalla Camera dei Deputati e dal Senato e nomina il premier, il quale per governare deve ricevere la fiducia del Parlamento, che rappresenta il popolo che lo elegge.
Con la brutta "riforma" proposta da Renzi, le cose peggiorerebbero.
Ora, Renzi vuole fare il "sindaco d'Italia" ma per fare il "sindaco d'Italia" si deve passare al presidenzialismo.
La riforma di Renzi mantiene lo schema la repubblica parlamentare, con il Presidente della Repubblica eletto dal Parlamento.
Purtroppo, se al referendum che ci sarà il 4 dicembre passasse questa brutta riforma, noi ci troveremmo con una parte del Parlamento che non rappresenterebbe il popolo, poiché il Senato sarebbe costituito da cento senatori non eletti da nessuno ma nominati dai Consigli regionali e tra i sindaci.
Se si fosse voluta fare una riforma seria si sarebbero potute scegliere due opzioni.
La prima di queste sarebbe stata una riforma "all'americana", con un Senato eletto con collegi uninominali e costituito da trentuno senatori (ventuno di questi eletti nelle Regioni e nelle Province Autonome di Trento e di Bolzano, cinque nominati dal Presidente della Repubblica e cinque eletti all'estero).
In queste condizioni i senatori potrebbero presentare proposte di legge ma non potrebbero proporre leggi tributarie (questa funzione spetterebbe in esclusiva alla Camera dei deputati), anche se potrebbero modificarle senza limitazioni. Ciascuna proposta, per divenire legge, dovrebbe essere esaminata e approvata da entrambe le camere. Se le due camere approvassero versioni diverse della stessa proposta, verrebbe nominata una commissione congiunta che elaborerebbe un testo di compromesso, da sottoporre nuovamente alle due camere per l'approvazione definitiva.Il Senato avrebbe anche alcuni poteri esclusivi, di cui la Camera sarebbe priva.
Presidente (che sarebbe eletto dal popolo) necessiterebbe del consenso del Senato per concludere trattati internazionali e per nominare funzionari e giudici statali.
L'altra opzione sarebbe stata l'abolizione totale del Senato, con il conferimento della funzione di raccordo tra lo Stato e le Regioni alla Conferenza Stato-Regioni.
Inoltre, la Riforma di Renzi non taglierà in modo serio i parlamentari.
La Camera dei Deputati resterà sempre di 630 deputati. Per un Paese come il nostro sono troppi e costano.
Inoltre, la "riforma" di Renzi agirebbe in combinato con una pessima legge elettorale, il famigerato "Italicum".
L'"Italicum" sarebbe la legge con cui si eleggerebbe la Camera dei Deputati, se passasse la "riforma" di Renzi. La legge elettorale viene redatta come legge ordinaria (e non costituzionale) ma l'"Italicum" agirebbe in combinato con la "riforma" costituzionale.
L'"Italicum" prevede un premio di maggioranza per la lista.
Il premio di maggioranza è del 54%. I seggi che otterrebbe il vincitore sarebbero 340.
Se nessuna lista prendesse almeno il 40% dei voti, ci sarebbe il ballottaggio.
Per assurdo, con il ballottaggio anche una forza politica che prenderebbe il solo il 20% dei voti, tenendo conto di eventuale astensione, potrebbe ottenere sempre 340 seggi.
Qui in Italia la gente vota meno nei ballottaggi, che sono previsti nelle elezioni municipali.
Renzi non ha fatto un gran pastrocchio, un pastrocchio pericoloso.
Se passasse la "riforma" di Renzi, noi ci troveremmo di fronte ad un premier che non avrebbe nessuna contrapposizione dal Parlamento.
Nemmeno il presidente americano ha tutto questo potere.
Noi rischiamo una svolta autoritaria.
Qui tornano attuali le parole dette dall'onorevole Maurizio Bianconi, deputato dei Conservatori Riformisti che conosce Renzi, essendo toscano come lui.
Guardate il video che risale al 2014.


Stiamo bene attenti.
Cordiali saluti. 


Nessun commento:

Posta un commento

Translate

Il peggio della politica continua ad essere presente

Ringrazio un caro amico di questa foto.