come ho scritto su "Italia chiama Italia", l'Italia è un Paese sempre meno democratico.
Abbiamo un premier, Matteo Renzi, che è sempre più presente nei mass media.
Il suo presenzialismo è diventato davvero eccessivo.
L'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa non ha più inchiostro per invitare l'Italia ad allinearsi e fare sì che i giornalisti (e blogger) possano compiere il loro mestiere. In una classifica di "Report senza frontiere" stilata nel 2015, l'Italia risulta essere al 74° posto su 180 Paesi, perdendo ben 24 posizioni rispetto all'anno precedente. Paesi come Romania, Ghana e Burkina Faso ci surclassano. Renzi si riempie la bocca della espressione "libertà di stampa" ma qui in Italia si va verso la direzione opposta. Stiamo diventando un Paese a democrazia ridotta. Per esempio, criticare i magistrati può costare caro. Il governo non sta facendo nulla per sollecitare l'approvazione di una legge che cancella il carcere per i giornalisti: il testo fa la spola tra Camera dei Deputati e Senato in un ignobile rimpallo. La legge sul reato di diffamazione è restrittiva.
Per esempio, negli Stati Uniti d'America, perché una persona che si sente diffamata possa avere ragione in tribunale non si deve solo dimostrare la falsità della notizia pubblicata ma anche che essa sia stata pubblicata con l'intenzione di diffamare. Qui in Italia, invece, si condanna e basta, a prescindere da tutto.
Questa sarebbe la "Repubblica democratica fondata sul lavoro" di cui parla la nostra Costituzione?
Se questa è la "Repubblica democratica fondata sul lavoro", allora è meglio una dittatura esplicita.
Dal 2011, non c'è più un governo eletto.
Con la riforma voluta dal governo Renzi, le Province non sono più elettive.
Si vuole rendere non più elettivo il Senato.
L'Unione Europea non è certo gestita democraticamente.
Il grosso della stampa è sempre più prono verso questo governo.
Stiamo andando verso una democrazia sempre più limitata.
Cordiali saluti.
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