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martedì 29 marzo 2016

Giustizia o ingiustizia?



Cari amici ed amiche,

come riporta l'articolo scritto da Maurizio Tortorella su "Panorama", articolo che è intitolato "Più giungla che giustizia", la nostra giustizia è allo sfascio.
L'articolo riporta l'allarme lanciato dal presidente della Corte di Cassazione Giovanni Canzio, il quale ha chiesto al governo un decreto contro l'emergenza di un numero mostruoso di di ricorsi che assedia proprio la Corte di Cassazione.
Infatti, vi sono ben 105.000 ricorsi pendenti.
Questa giustizia sta facendo acqua in ogni dove.
Citiamo alcuni esempi.
Uno di questi è il caso di Emanuele Rubino, un ambulante di 82 anni che si è beccato ben 17 giorni di carcere per oltraggio a pubblico ufficiale.
Nel 2012, egli era andato in escandescenza con i vigili che lo avevano multato per un accesso in centro, solo perché non aveva esibito il suo permesso.
Rubino era cardiopatico ed aveva patteggiato con il giudice una condanna di 34 giorni di libertà vigilata con l'obbligo di dimora.
Egli, però, aveva violato le prescrizioni del giudice ed era finito in cella per 17 giorni, fino al 12 marzo 2016.
Ora, era pure vero che poi Rubino era uscito con 10 giorni di anticipo ma vi sembra normale un trattamento simile per un uomo di 82 anni, per di più malato?
Un altro caso caso è quello del sostituto procuratore di Milano Angelo Renna, il quale, il 20 gennaio scorso, è stato condannato a otto mesi di carcere e a 2.800 Euro di multa per avere guidato in stato di ebbrezza nel 2012.
Peccato (per il giudice che l'ha condannato) che Renna sia notoriamente astemio e che vada in giro in bicicletta.
Il giudice che l'ha condannato ha sbagliato a trascrivere il nome del vero condannato, che ha lo stesso nome di battesimo del sostituto procuratore.
La condanna è stata rettificata ma è servita una nuova camera di consiglio per condannare la persona giusta.
Il 26 febbraio di quest'anno, nell'aula bunker dell'Ucciardone di Palermo, Vincenzo Agostino aveva riconosciuto colui che aveva ucciso suo figlio Nino, un agente della scorta del giudice Giovanni Falcone, nel 1989.
L'identikit è quello dell'ex-funzionario dei servizi Giovanni Aiello, detto "faccia da mostro", per via del volto sfregiato in gioventù da un'esplosione.
Aiello è indagato con due mafiosi per l'omicidio di Nino Agostino.
Il problema è che il riconoscimento è avvenuto con un "confronto all'americana", con figuranti truccati: ma il volto di Aiello da molto tempo compare sui giornali e in tv.
E' riconoscibile.
L'ex-sottosegretario Nicola Cosentino è in carcere da due anni per accusa di fatti di corruzione e camorra.
Peccato, che egli non sia stato nemmeno interrogato in aula.
Non può nemmeno vedere la moglie, condannata in un procedimento connesso.
Un'altra schifezza è il terzo processo della saga del "Rubygate", in cui è coinvolto il presidente Berlusconi.
Questi è accusato di presunta corruzione di testimoni.
Ora, nonostante il fatto che la Corte di Cassazione abbia stabilito la non sussistenza dei reati, il giudice chiede ai pubblici ministeri di riscrivere l'accusa contro 31 imputati, aggiungendo un duro rimprovero: "La Procura non ha fornito precisa indicazione del tempo e del luogo di commissione dei reati".
Questa è la situazione della giustizia italiana.
L'Europa continua a condannare ciò ma si continua ad andare avanti con questa sarabanda.
Dove vogliamo andare in queste condizioni?
Cordiali saluti.



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