leggete l'articolo de "Il Giornale" che è intitolato "Il cordoglio di Mattarella? Per me non ha alcun valore"".
Queste sono le parole di Rosalba, la vedova di Salvatore Failla, uno dei due ostaggi italiani in Libia che sono stati uccisi.
Questo vuoto non può essere colmato da nessuno. Men che meno da uno Stato che si limita a mandare comunicazioni di circostanza e a farsi fotografare unicamente coi tecnici che ce l'hanno fatta, che a casa sono riusciti a tornare. "Il messaggio di cordoglio di Mattarella? Mi spiace ma per me non ha valore, non mi tocca - continua la vedova di Salvatore Failla, uno dei due ostaggi ammazzati in Libia - non volevo condoglianze, volevo mio marito vivo". Non fa sconti a nessuno: "A Renzi, al ministro Alfano dico che dovevano mobilitarsi per portarmi mio marito vivo...".
Fino al giorno prima della notizia dell'attentato la Farnesina l'aveva rassicurata: "Presto suo marito tornerà a casa". Poi la telefonata presa dal salone di casa, al fianco delle figlie Erika ed Eva. Poche parole: "Signora, c'è stata una disgrazia...". "Non dico che non mi sento italiana, ma questo Stato ha fallito - dice oggi a "La Repubblica" - gli uomini delle istituzioni finora non hanno avuto il coraggio di chiamarmi".
Io rispondo dicendo che questo fattaccio non può essere qualificato come "disgrazia".
E' qualcosa di peggio.
Infatti, quanto accaduto a Salvatore Failla e Fausto Piano sono morti per l'incuria di dell'Italia, un'Italia che si muove per certi militanti di certi movimenti che vanno nei Paesi a rischio per fare la loro attività politiche discutibili, come nel caso di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, mentre se ne frega di quegli italiani che vanno in quei Paesi non per le succitate farlocche e discutibili attività politiche ma per lavorare con aziende e guadagnarsi il pane.
Anche io sto iniziando a vergognarmi di essere italiano.
Questa non è l'Italia in cui credo.
Questa non è l'Italia in cui credo.
Cordiali saluti.
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