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sabato 19 marzo 2016

Anche il Papa può essere criticato!

Cari amici ed amiche,

come dice un articolo scritto da Tommaso Scandroglio su "Il Foglio", articolo intitolato "Come criticare il Papa senza essere eretici".
Molti si chiedono se il Papa possa essere o meno criticato.
La risposta è in questo articolo, che riporto per intero:

"Il Papa, qualsiasi Papa non solo l’attuale, deve essere sempre ascoltato senza batter ciglio oppure può essere criticato? Proviamo a verificare cosa dice sul punto la chiesa. La congregazione per la Dottrina della fede nel 1998 elaborò una “Nota dottrinale illustrativa della formula conclusiva della Professio fidei”, a firma dell’allora cardinale Joseph Ratzinger, che delimitava i campi e le modalità attraverso cui l’infallibilità petrina si esprime. Solo in alcuni ambiti e unicamente nell’osservanza di precise condizioni è impegnata l’infallibilità del Sommo Pontefice e dunque i relativi asserti sono assolutamente vincolanti per tutti i cattolici e non criticabili perché in tali assunti non ci può essere nascosto nessun errore dottrinale. Va da sé che al di fuori di queste materie e condizioni il Papa non è infallibile e dunque può sbagliare. Ad esempio ciò che dice un Papa in un’intervista non impegna la sua infallibilità. Ciò naturalmente non significa che tutto quello che ha detto sia opinabile.

Ma laddove il Papa non è infallibile può essere criticato? In altri termini: il fedele ha un diritto di critica? Il Catechismo della chiesa cattolica impone obbedienza al Papa perché seguendo la sua volontà si aderisce a quella di Dio. Ma laddove questa volontà fosse in conflitto con quella divina, l’auctoritas pontificia verrebbe meno, perché ogni potestas – insegna Tommaso D’Aquino – riceve validità dall’ossequio al bene. La suprema legge nella chiesa, si legge nel codice di Diritto canonico, è la salus animarum e il primo balsamo per le anime è la verità a cui è sottomesso lo stesso Vicario di Cristo. Quindi sì obbedienza, ma non papolatria. Infatti il codice di Diritto canonico al n. 212 chiede ai fedeli da una parte obbedienza ai pastori e dall’altra riconosce a loro il diritto di esprimere delle riserve “su ciò che riguarda il bene della chiesa”. Nulla di nuovo sotto il sole. San Paolo criticò Pietro, primo Papa della storia, in merito all’obbligo da parte dei convertiti di sottoporsi al giudaismo: “Quando Cefa venne ad Antiochia mi opposi a lui a viso aperto perché evidentemente aveva torto” (Gal. 2,11). Il problema sta nel fatto che Paolo riprendeva Pietro per un aspetto pastorale e invece le recenti critiche mosse a Papa Francesco sono anche e soprattutto di carattere dottrinale
.
Come non escludere ad esempio che il fronte laicista-relativista approfitti di queste critiche per sostenere che nemmeno il Papa è più credibile dato che ce lo confermano i cattolici stessi? Che il Papa può essere portato sotto processo da tutti dal momento che lo fanno pure i suoi fedeli più osservanti? Che l’importanza del Papa è ormai deteriorata e dunque il suo ruolo ecclesiale deve essere rivisto? Che nemmeno i cattolici si trovano più d’accordo su quale sia la verità dogmatica da seguire?
A tutto ciò si obietterà che anche di fronte a un simile rischio di scandalo è sempre doveroso e preferibile annunciare la verità. Ma se le modalità di annuncio per paradosso danneggiassero la verità stessa? Il rimedio non sarebbe peggiore del male? Non si otterrebbe operando così proprio l’effetto opposto a quello desiderato? Faremmo davvero un bel servizio alla verità? Allora forse la strada è quella della ripresentazione dei contenuti di fede e di morale contenuti nel Magistero ma usando la virtù della prudenza che indica gli strumenti più efficaci per raggiungere lo scopo prefissato. E’ quindi un problema che attiene alle modalità di critica più che al merito della critica stessa. Non è questione di etichetta, bensì concerne il miglior modo di servire la verità.".



Ergo, se (per esempio) il Papa negasse il peccato originale non farebbe solo un atto criticabile ma commetterebbe anche un atto di eresia.
Se non si riconoscesse più il peccato originale non avrebbe più valore nemmeno tutto ciò che riguarda Gesù Cristo.
Gesù Cristo, infatti, venne sulla Terra per salvare l'umanità dal peccato, da quello che fu causato da quell'atto di disobbedienza che fu compiuto da Adamo ed Eva, atto che portò il male tra gli uomini.
Se (per esempio) il Pontefice negasse la transustanziazione dell'Eucarestia, farebbe un atto discutibile?
Direi di sì.
Per noi cattolici, nel pane e nel vino consacrati vi è la presenza reale del Cristo, in quanto essi (durante la consacrazione che avviene nella messa) queste due specie liturgiche sono convertite nelle sostanze del Corpo e del sangue di Cristo. 
Se il Papa negasse la verginità della Madonna ed il fatto che ella fosse nata senza il peccato originale farebbe un atto discutibile?
Direi di sì. Anzi, sarebbe eresia. 
Ora, riguardo a Papa Francesco, io ho criticato certe sue scelte.
Per esempio, ho criticato la sua scelta di riconoscere la Palestina.
Io rivendico questa critica perché reputo quella scelta errata.
Abu Mazen non vuole i due Stati (Israele e Palestina) ma vuole fare fuori Israele.
Ho criticato la sua presa di posizione riguardo all'immigrazione.
Con tanti italiani in una situazione brutta non si possono fare entrare altre persone che portano nuova povertà.
La carità si può fare in altri modi.
Pensiamo ai missionari cattolici che vanno in Africa o in America Latina ad aiutare i poveri in loco.
Ho criticato il Papa quando egli ha attaccato Donald Trump.
Questo attacco (a mio parere) è stato inopportuno.
Di certo, essere contro Trump non è nei dogmi cattolici.
Dunque, il Papa è Vicario di Cristo.
Il Papa è capo visibile della Chiesa ma anche egli è soggetto alla Tradizione e ai dogmi stabiliti fin dalle origini della Chiesa.
Cordiali saluti. 



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