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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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sabato 2 maggio 2015

Dimitar Peshev, l'uomo che fermò Hitler







Cari amici ed amiche,



l'amico e collaboratore Angelo Fazio mi ha portato all'attenzione questo video, con tanto di didascalia:



Un’altra delle mie creazioni incentrata su uno dei più grandi giusti di sempre, il politico bulgaro Dimitar Peshev, il quale guidato da sincero spirito di solidarietà e da un alto senso della patria si rese protagonista della mastodontica opera di salvataggio dell’intera comunità ebraica di Bulgaria nel 1943.
Egli infatti riteneva fermamente che, se la Bulgaria avesse permesso che dei suoi figli venissero consegnati a dei carnefici, questa sarebbe stata per il paese un’onta irreparabile e salvare gli ebrei bulgari era una questione anche inerente alla preservazione della dignità nazionale.
Così, Peshev realizzò una serie di azioni di azioni energiche per fermare le deportazioni che i nazisti (di cui la Bulgaria era alleata nel conflitto) avevano già pianificato nel territorio bulgaro riuscendo a compiere un gesto che non ha eguali in tutta la vicenda dell’Olocausto.
C’è tuttavia un altro aspetto che merita di essere menzionato: la vicenda di Dimitar Peshev è anche, in sommo grado, una storia prodigiosa di redenzione.
Infatti Peshev in precedenza aveva compiuto dei grossolani errori.
Egli non era un fan del nazismo, eppure, prima di realizzare questo eroica azione, aveva avallato (senza farsi troppi problemi) l’alleanza con i nazisti e persino l’approvazione delle leggi razziali.
La “metamorfosi” avvenuta quel giorno ancora oggi non è molto spiegabile razionalmente: un uomo politico che fino a quel momento aveva assunto una postura filo-nazista diverrà il salvatore degli ebrei di una nazione intera.
Quello che avvenne la mattina del 7 marzo 1943 fu una prodigio in piena regola che tuttora allibisce persino gli storici più eruditi.
In realtà, a salvare gli ebrei bulgari non fu solo il vice-presedente del Parlamento di Sofia, ma anche l’altrettanto energica azione degli esponenti della Chiesa Ortodossa locale.
Mentre Peshev lottava contro il tempo per fermare le deportazioni nelle sedi istituzionali, il Patriarca Stefan, allora Primate di Bulgaria, assieme a tutti i membri del Santo Sinodo, guidavano con altrettanta determinazione la rabbiosa protesta dei bulgari, per nulla intenzionati ad abbandonare i loro concittadini ebrei al tremendo destino.
Anche il Patriarca Stefan e gli altri vescovi della Chiesa ortodossa di Bulgaria, dunque, sono da ritenersi parte del manipolo di eroi che salvò 48.000 vite umane, in quelle drammatiche giornate.
Personalmente conosco questa storia da circa un decennio e Iddio solo sa quanto io la ami e quanto mi ispiri.
E’ una storia che contiene tanti aspetti meravigliosi: il patriottismo, l’onore, la solidarietà, la redenzione, la “luce fatta risplendere nelle tenebre”, la ribellione al male, ecc…
E’ da dire che la storia non è stata per niente generosa nei confronti di Peshev: infatti, nel corso della sua vita (lui è deceduto nel 1973) nessuno seppe mai di questa sua eroica azione, visto che il regime comunista lo aveva processato (in quanto aristocratico legato alla monarchia di re Boris) all’indomani della fine della guerra e condannato a 15 anni di carcere e lavori forzati.
Dopo la prigionia, il regime lo additerà come “traditore del popolo”, un marchio che si porterà per tutta la sua vita. Infatti morirà in povertà assoluta e solitudine, senza mai ricevere nulla in cambio per il suo eroico gesto: anzi, per preciso volere del regime la sua storia finirà nel dimenticatoio e, purtroppo, la sua speranza di potersi un giorni riabilitare si rivelerà vana.
La tirannide comunista di Sofia “produrrà” un’altra verità, secondo la quale “a salvare gli ebrei bulgari sono stati i valorosi compagni del partito, assieme a re Boris”.
Ironia della sorte, non solo il sovrano non aveva avuto alcun ruolo nella suddetta opera di salvataggio, ma addirittura egli era connivente con le deportazioni!
Perché arrivi il “lieto fine” bisognerà aspettare la fine del comunismo.
La vicenda di Dimitar Peshev è una delle tante dimostrazioni che la giustizia storica è spesso fallace, ma benché gli onori verso di lui siano arrivati solo post-mortem, ciò nulla toglie al fatto che questa splendida pagina di eroismo merita di essere conosciuta poiché certi insegnamenti travalicano le epoche e le nazioni.
Infatti il mondo di oggi ha bisogno di simili testimonianze per tenere in vita la speranza e per donare alle nuove generazioni un insegnamento monumentale!
Ribellione alla malvagità, solidarietà verso i perseguitati e autentico senso dell’onore sono valori di cui c'è tutt'oggi disperato bisogno!

Questo articolo è praticamente del grande Angelo.
Merita un bel 10 e lode.
Io aggiungo solamente che i veri alleati del male non sono tanto quelli che operano per esso ma quelli che si dicono "buoni" e stanno zitti.
Persone come Dimitar Peshev e tutti gli altri che combatterono contro il nazismo e quelli che combatterono contro il comunismo (comunismo e nazismo sono figli della stessa bestia) debbono essere ricordati come eroi.
Ringrazio Angelo.
Cordiali saluti.

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Il peggio della politica continua ad essere presente

Ringrazio un caro amico di questa foto.