Cari amici ed amiche.
leggete l'articolo de "Il Giornale" che è intitolato "Le forzature di Ilda: così il pm ha creato accuse inesistenti".
L'articolo inizia in questo modo:
"Se Ilda Boccassini fosse incline alla introspezione e all'autocritica, oggi sarebbe lì, nel suo ufficio al quarto piano del palazzo di giustizia, a chiedersi: dove ho sbagliato? Ma così non è. E si può stare certi che di fronte alla sentenza della Cassazione che ha definitivamente inabissato il processo Ruby, il dubbio di avere imboccato contromano inchiesta e processo non sfiori il procuratore aggiunto.
Si potrebbe obiettare che i processi si vincono e si perdono, la dialettica tra parti e giudici fa parte del sistema."
Di esso è interessante anche questa parte:
"L'elenco delle forzature è lungo, e parte dall'inizio dell'inchiesta Ruby: quando Ilda, dopo avere saputo (non si è mai capito bene da chi) dell'esistenza di un fascicolo di indagine che lambiva il Cavaliere, se ne impossessò senza tanti complimenti, pretendendo e ottenendo di impadronirsi di una indagine che con le sue competenze, ovvero il pool antimafia, non aveva nulla a che fare. Che si sia trattato di un assegnazione illegittima ebbe a testimoniarlo davanti al Csm persino il procuratore generale Manlio Minale. Il capo di Ilda, Edmondo Bruti, se l'è cavata richiamando prassi interne non applicate in altri casi. Quel che accadde in realtà era sotto gli occhi di tutti: la Boccassini si impadronì del fascicolo col consueto garbo, nella sincera e ferma convinzione di essere l'unica in grado di portare l'inchiesta fino in fondo incastrando il Cavaliere. Non diversamente da quando nel 1994, appena tornata a Milano dalla Sicilia, si fece assegnare i fascicoli sulla Sme e sul Lodo Mondadori, che anch'essi ruotavano intorno a Berlusconi. Per la cronaca, Berlusconi venne assolto anche in quei processi.
Di certo, una volta finito nelle mani della Boccassini e della sua indubitabile determinazione investigativa, l'indagine Ruby mise il turbo, grazie a una potenza di fuoco da inchiesta antimafia. E di lì a poco il caso esplose mediaticamente, con fughe di notizie che piombarono sull'allora presidente del Consiglio con effetti devastanti. Prima l'esistenza dell'inchiesta, fino ad allora segreta, e subito dopo i contenuti degli atti processuali approdarono sulle pagine dei giornali. Ovviamente non fu Ilda Boccassini a passare le soffiate, ma non risulta che abbia preso iniziative per individuare le talpe che avevano raccontato tutto alla stampa. Fu invece sicuramente lei, d'intesa con i suoi colleghi, a prendere una decisione che finì col rendere pubblici urbi et orbi i pochi dettagli ancora non trapelati: la richiesta al Parlamento di autorizzare la perquisizione del tesoriere di Berlusconi, Giuseppe Spinelli, allegando alla richiesta centinaia di pagine di succulente intercettazioni telefoniche. La richiesta venne respinta mesi dopo, ma intanto le telefonate del bunga bunga erano finite sui siti di tutto il mondo".
Secondo i calcoli, il processo del "caso Ruby" è costato circa 600.000 Euro, tra le intercettazioni e tutte le altre cose.
Chi pagherà per tutto ciò?
Questo processo fece più danni di quanto si potesse immaginare.
Esso contribuì a screditare l'immagine del nostro Paese e favorì la caduta di un governo eletto democraticamente.
Il governo che venne dopo (il governo presieduto da Mario Monti) iniziò la svendita dell'Italia.
Inoltre, quel processo distrusse l'immagine di un uomo.
Io mi ricordo degli epiteti rivolti al presidente Berlusconi di parole come "puttaniere" e quant'altro.
Chi pagherà per tutto questo?
Chi risarcirà il presidente Berlusconi?
Se non ci fosse stato il processo del "caso Ruby" l'Italia di oggi sarebbe diversa.
Termino, con una citazione del mio amico e socio Morris Sonnino:
"Ora che Berlusconi non è più al Governo, ora che i magistrati partigiani del cazzo, hanno fatto cadere il Governo Berlusconi, INVENTANDOSI delle accuse a cui non credevano neppure loro, si può dire che tutti gli italiani che gli hanno creduto sono dei grandissimi COGLIONI".
Parolacce a parte, Morris ha ragione.
Infatti, mi ricordo di quello che accadde l'11 novembre 2011, quando il presidente Berlusconi salì al Quirinale per dimettersi dalla carica di premier.
Mi ricordo di quella gente che a Roma cantava l'odiosa canzone "Bella ciao" e che parlava di "liberazione".
L'Italia di allora non andava così male.
La disoccupazione era totale all'8%.
Oggi, la disoccupazione totale arriva quasi al 13%.
Di sicuro, quelli che manifestavano tanto giubilo per la caduta in disgrazia del presidente Berlusconi, oggi stanno zitti.
Cordiali saluti.
The Liberty Bell of Italy, una voce per chi difende la libertà...dalla politica alla cultura...come i nostri amici americani, i quali ebbero occasione di udire la celebre campana di Philadelphia nel 1776, quando fu letta la celeberrima Dichiarazione di Indipendenza. Questa è una voce per chi crede nei migliori valori della nostra cultura.
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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino
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Il peggio della politica continua ad essere presente
Ringrazio un caro amico di questa foto.
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