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sabato 28 marzo 2015

Renzi, il garantista a fasi alterne


Cari amici ed amiche,

leggete l'articolo scritto da Andrea Marcenaro sulla rivista "Panorama" e che è intitolato "La giustizia dei paraventi".
Il premier Matteo Renzi ha messo alla giustizia un ministro, Andrea Orlando,  che (con il dovuto rispetto) non è di grande personalità, tanto che il giornalista Filippo Facci l'ha definito "ministro del niente", rifacendosi a quanto detto dalla deputata radicale Rita Bernardini che durante una manifestazione del 20 febbraio 2014 ha affermato: "La parola giustizia nei programmi di Matteo Renzi non esiste. Non c'è, è il niente".
Ora, l'aspetto peculiare di Renzi sta nel "garantismo a fasi alterne".
Egli ha spinto alle dimissioni il Ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi (che non era indagato) mentre non dice nulla dei sottosegretari del Partito Democratico che sono indagati o dell'attuale Ministro del Lavoro Giuliano Poletti che (pur non essendo indagato) era stata fotografato in compagnia di persone che oggi sono invischiate nelle indagini per il caso di "Mafia Capitale".
Ora, Lupi era stato costretto a dimettersi per un'intercettazione secondo la quale egli avrebbe fatto ricorso al burocrate Ercole Incalza per raccomandare il figlio.
Lupi non ha fatto nulla di illegale ma solo un'opera di malcostume.
Tuttavia, egli è stato di fatto costretto da dimettersi.
Però, si tace per il caso di Poletti (che pur non avendo fatto nulla di illegale è stato beccato in una situazione non meno imbarazzante di quella in cui è stato colto Lupi), dei quattro sottosegretari indagati e dei vari esponenti dell'area politica del suo partito che sono coinvolti in vari scandali, come il caso di Primo Greganti (caso EXPO).
Per saperne di più, sempre su "Panorama" leggete l'articolo di David Allegranti che è intitolato "Il lungo filo rosso delle ultime inchieste".
Il governo Renzi è garantista a fasi alterne.
Da Renzi,  che parlava tanto di una nuova sinistra non giustizialista, ci saremmo dovuti aspettare bel altro.
Invece, ci sono sempre più magistrati che collaborano con il governo,
Intanto, il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano è sempre più al lumicino.
L'articolo di Andrea Orsini (sempre scritto su "Panorama") parla di Angelino Alfano.
Alfano ha distrutto due partiti: il Popolo della Libertà (prima) e il Nuovo Centrodestra (ora).
Egli aveva portato il Popolo della Libertà dal 30% dei consensi (che aveva fino alla fine del 2010) all'11%.
Solo con il ritorno del presidente Berlusconi, il Popolo delle Libertà recuperò una parte dei voti persi alle elezioni del 2013.
Non essendoci stata una maggioranza in Parlamento, si decise di fare un governo con Enrico Letta premier, Alfano vice-premier e ministro degli Interni ed una maggioranza costituita da Popolo della Libertà e Partito Democratico.
Purtroppo, il Partito Democratico scelse di mettere fuori il presidente Berlusconi dal Senato, votandone la decadenza a seguito della discutibile sentenza del processo Mediaset e non mantenne le linee programmatiche concordate.
Alfano che fece?
Alfano ruppe il Popolo della Libertà.
Una parte di esso (con Alfano)  divenne Nuovo Centrodestra e continuò a sostenere il governo con la sinistra.
Il resto divenne Forza Italia e passò all'opposizione.
Appoggiando il governo con la sinistra, il Nuovo Centrodestra si è ridotto al lumicino in termini elettorali.
Oramai è chiaro che ad Alfano interessi la poltrona.
Va ricordato che durante le elezioni del Presidente della Repubblica, Alfano aveva scelto una linea comune con Forza Italia, salvo sconfessarla quando Renzi gli ha ricordato che un ministro degli Interni non può votare contro il Presidente della Repubblica.
Così, Alfano ed i suoi avevano votato Mattarella, con il Partito Democratico.
Ora, Alfano ha lasciato cadere il suo collega di partito Maurizio dal Ministero delle Infrastrutture, rendendo così il Nuovo Centrodestra ancora più debole nel governo.
Ha salvato la poltrona ma il suo partito è alla frutta.
Infatti, i suoi parlamentari sono sempre più scontenti e sono pronti a passare a Forza Italia e alla Lega Nord.
Intanto, Renzi vuole fare fuori dalla scena politica la minoranza di sinistra del Partito Democratico ed il presidente Silvio Berlusconi, come racconta un articolo de "Il Sussidiario" che è intitolato "Retroscena/Il Piano di Renzi per liquidare Berlusconi (e Bersani) con l'aiuto di Verdini".
Dell'articolo vi riporto l'ultima parte, che recita:

"Berlusconi ha capito di avere sbagliato concedendo al figlio/nemico il premio di lista senza peraltro incassare alcunché.
Se il patto era del Nazareno, a finire in croce è solo Silvio.
In ogni caso, la sicurezza che sfodera super-Matteo sta non tanto nel controllo ferreo che ha sulla direzione del Partito Democratico, quanto nel supporto dei diciotto mercenari di Verdini alla Camera, che uniti ai fuoriusciti grillini mettono in una botte di ferro il voto sull'Italicum.
Certo, i voti degli alfaniani possono riaprire i giochi.
Ma come loro abitudine cederanno con fermezza.
Da quelle parti senza più Lupi ci sono solo belati".

Cordiali saluti.



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