Ieri, nella Biblioteca comunale di Roncoferraro, ho letto un libro scritto da Frances A. Yates che è intitolato "Cabbala e occultismo nell'età elisabettiana".
Esso parla della Cabala (o Cabbala) nell'Inghilterra della regina Elisabetta I Tudor (1558-1603) ma fa prima un breve excursus della storia della Cabala e nel suo rapporto con il Cristianesimo.
Il termine Cabala è di origine ebraica, deriva da "Qabbalah" e significa "tradizione".
Essa si basa su un insegnamento esegetico della Torah, il nostro Vecchio Testamento, e degli altri scritti ebraici.
In ebraico, questo insegnamento è "sod", ossia segreto.
Secondo i suoi cultori, la Cabala venne trasmessa da Dio ad Adamo e ad Abramo.
La Cabala non si discosta dagli insegnamenti ebraici e dalla pratica della Torah, espressione "interna" come l'anima in rapporto al corpo e lo studio della Torah rispetto alle 613 Mitzvot (leggi) essa è parte integrante dell'Ebraismo.
Per lo studioso ebreo Gershom Scholem (1897-982), la Cabala si lega molto alle tradizioni mistiche greche e cristiane.
I cabalisti ebrei tradizionali non accettano questa tesi (mekubalim) poiché per essi la Cabala è parte della religione ebraica.
La Cabala emerse nel XII secolo.
In Spagna e in Provenza ci furono molti studiosi ebrei che si dedicarono ad essa.
Essendo questi ebrei in contatto con i cristiani ed i musulmani, la Cabala ben presto uscì dal mondo ebraico.
Il primo fu il filosofo catalano Raimondo Lullo (1233-1316).
Per Lullo, la Cabala andava bene con il Cristianesimo.
Facendo trattati di astrologia, egli pensò che l'universo fosse composto da sette pianeti e dodici segni e che le combinazioni determinassero le persone.
Il sette ed il dodici sono numeri simbolici che indicano uno stato di perfezione e di pienezza.
Egli si riallacciò allo Zohar, il libro più importante della tradizione cabalistica, di cui il versetto 4b del capitolo I recita:
"Il visibile non è altro che il riflesso dell'invisibile...
Nel momento in cui la parola della Torah passa per la bocca recondita dell'uomo, quella parola sale e si presenta al cospetto del Santo, sia benedetto. E il Santo, sia benedetto, solleva la parola e la bacia e la incorona.
כל המילים של אלוהים הם דברי החוכמה של סודות תורת הנסתר הנשגבים
Tutte le parole di DIO sono parole di saggezza in segreti occulti sublimi.".
Guarda caso, il libro dello Zohar, con le dieci Sephirot (ossia "strumenti di Dio"), comparve proprio in Spagna.
Le dieci Sephirot fanno parte dell'Albero della Vita, ossia di quell'insieme di leggi dell'Universo della cosmologia cabalistica che sono :
- Kèter: corona o diadema regale (volontà divina, anche creatrice: ispirazione dell'"Universo")
- Khokhmàh: sapienza o saggezza ([talvolta] fonte/causa dell'energia cosmica... ...per amore e saggezza). Questo fu scritto da Mosè Maimonide (1138-1204)
- Binàh: giudizio, intelligenza ("cristallizzazione",: della "forma", "femminile")(* Dàat: conoscenza/"canale" ("memoria/e"), è la cosiddetta "sephirah nascosta" e normalmente non entra nel computo delle dieci[)
- Chèssed: pietà, misericordia e/o clemenza, grandezza come "Ghedullah" (abbondanza, "autonomia")
- Ghevuràh: forza, giudizio, potenza, timore, talvolta "rigore" (cfr Tiqqun)
- Tifèret: bellezza, redenzione (legame tra i mondi dello "spirito" e la "materialità": anche "coscienza e/o consapevolezza")
- Nèzakh: eternità (dell'"ispirato", [ma anche] "realizzazione")
- Hod: maestà, splendore ("applicato, [ma anche] "realizzazione")
- Yessòd: "fondamento", integrità
- Malkhùth: regno, regalità (cfr Regno celeste e Shekhinah).
Per Lullo, oltre le stelle vi era la sfera angelica, un posto in cui gli opposti coincidono e l'arte risulta convergere nella prova che il fatto che l'essenza sia nel numero tre, il numero della Santissima Trinità.
Così, secondo Lullo, si poteva fare accettare ad un ebreo e ad un musulmano il concetto di Trinità.
Infatti, un ebreo ed un musulmano possono accettare il concetto di un Dio misericordioso e onnipotente ma quello di una Trinità è ben altra cosa.
Ancora oggi, per i musulmani, noi cristiani siamo politeisti.
Pare che Cabala sia stata usata anche dalle gilde di costruttori di cattedrali, per fare costruzioni perfette.
Queste gilde furono legate ad ordini monastico-militari, come i Cavalieri Templari.
Chi però sviluppò la Cabala cristiana fu un italiano, Giovanni Pico della Mirandola (1463-1494), il cui antenato Francesco I venne fatto morire a Castel d'Ario (qui in Provincia di Mantova) nel 1322 da Passerino Bonacolsi, signore di Mantova.
Per dovere di cronaca, i Bonacolsi erano di Roncoferraro, il Comune in cui abito.
Per Pico della Mirandola, le tesi di Lullo andavano bene ma gli ne ripudiava il determinismo.
Nella sua "Oratio de omnis dignitate", egli scrisse:
"Già il Sommo Padre, Dio Creatore, aveva foggiato, [...] questa dimora del mondo quale ci appare, [...]. Ma, ultimata l'opera, l'Artefice desiderava che ci fosse qualcuno capace di afferrare la ragione di un'opera così grande, di amarne la bellezza, di ammirarne la vastità. [...] Ma degli archetipi non ne restava alcuno su cui foggiare la nuova creatura, né dei tesori [...] né dei posti di tutto il mondo [...]. Tutti erano ormai pieni, tutti erano stati distribuiti nei sommi, nei medi, negli infimi gradi. [...] ".
Ergo, per Pico della Mirandola, l'uomo è libero.
Ergo, per Pico della Mirandola, l'uomo è libero.
L'uomo è libero anche di scegliere il Bene ed il Male.
Pico della Mirandola strinse rapporti con teologi e personaggi dell'esoterismo, come Egidio da Viterbo (1469-1532, che divenne cardinale), Marsilio Ficino (1433-1499), Angelo Poliziano (1454-1494), Girolamo Savonarola (1452-1498), Lorenzo il Magnifico (1449-1492) e Yohanan Alemanno (1435-1504).
Per dovere di cronaca, Alemanno stette anche qui a Mantova, presso la corte dei Gonzaga, ove insegnò l'ebraico.
Pico della Mirandola fece parte anche dell'Accademia Platonica di Firenze (fondata nel 1462 da Marsilio Ficino) e nel 1486 andò a Roma ove si preparò ad un convegno filosofico universale che non ebbe mai luogo.
Anzi, egli fu accusato di eresia e fuggì in Francia,
Il duca di Savoia Filippo II (1443-1497) lo fece arrestare ma Papa Alessandro VI (1431-1503) gli diede l'assoluzione.
Morì a Firenze e fu sepolto vicino al Poliziano presso l'Abbazia di San Marco.
Però, le sue idee si fecero strada.
Un tale Johannes Reuchilng (1455-1522) fu un suo discepolo.
Egli fu Magister Artium dell'Università di Basilea.
Nel 1494, egli conobbe Pico della Mirandola che gli insegnò la Cabala e fu in contatto con Abdia Sforno (1470-1550), un rabbino di Cesena che pubblicò un'opera. La prima versione fu in ebraico e si chiama "Or ammim" (1537) e la seconda fu in latino ed il suo titolo era "Lumen Gentium".
Il titolo è curioso, poiché un'enciclica, poiché anche un'enciclica di Papa Paolo VI (promulgata nel 1964) è intitolata in questo modo.
Reuchlin era lo zio di Filippo Melantone (nome vero Philipp Schwarzerdt, in latino Philippus Melanchton, 1497-1570) che egli vide come un figlio (Reuchlin non ebbe figli) finché Melantone non aderì alla Riforma protestante.
Anche Reuchlin era vicino a certe idee della Riforma ma egli non lasciò la Chiesa cattolica.
Egli influenzò anche il pittore Albrecht Durer (1471-1528) con la sua cultura umanistica proveniente dall'Italia.
Reuchlin entrò in polemica con Johannes Pfefferkorn (1460-1523), un teologo domenicano tedesco di origini ebraiche che divenne ostile agli ebrei.
Egli fece bruciare delle copie del Talmud ed accusò Reuchlin di cripto-giudaismo, riprendendo le opere fatte da un anonimo ed intitolate "Epistolae obscurarum virorum" (1515-1517).
Pfefferkorn anticipò Martin Lutero (1483-1546) nelle sue campagne di istigazione all'odio contro gli ebrei.
In questo contesto entrò in scena un altro personaggio, un tale Francesco Giorgi (o Zorzi 1466-1540).
Questi era un filosofo neoplatonico e frate francescano del Convento di San Francesco della Vigna a Venezia.
Egli si interessò di Cabala e fu seguace di Pico della Mirandola e di Marsilio Ficino.
Scrisse delle opere: "De harmonia mundi totius cantica tria" (1525), in cui mescolò origenismo, la dottrina di Origene (185-254) secondo cui l'anima è preesistente rispetto al corpo, teorie del Beato Duns Scoto ed agostinismo, conciliando le Sacre Scritture con il pensiero di Platone, un po' come fecero i Padri Cappadoci, e "In Scripturam sacram Problemata", un'opera in cui vennero poste delle domande di esegesi biblica in cui fu forte l'influenza della Cabala.
Egli fu in contatto con l'Inghilterra.
Fu consigliere di re Enrico VIII (1491-1547) e portò la Cabala in Inghilterra.
Giorgi fu anche favorevole al divorzio tra il re e Caterina d'Aragona, anche se non appoggiò lo Scisma anglicano (1534).
Questa sua anglofilia fu in funzione anti-asburgica.
Nel 1543, si dovette rifare la chiesa di San Francesco della Vigna.
L'architetto fu Andrea Palladio (1508-1580) ed egli si rifece proprio alla Cabala, come si rifecero ad essa le antiche gilde medioevali.
Francesco Giorgi, così poi venne chiamato, si basò sulla cabala per arrivare all’estrema armonia: “Quello che si fa in quella Chiesa si fa con buone ragioni ” così scrisse il cabalista nel Memoriale con cui tutti i protagonisti di questa impresa (Doge compreso) dovettero confrontarsi.Le opere del Giorgi furono presenti anche in Inghilterra.
Esse furono nella biblioteca di John Dee (1527-1608), l'astrologo della regina Elisabetta I (1533-1603).
Quest'ultima si interessò di Cabala.
Ora, io penso che l'uso della Cabala possa essere stato un modo per cercare il dialogo tra ebrei e cristiani.
In fondo, una parte delle Scritture è comune tra le due religioni.
Forse, noi dovremmo interessarci di nuovo alla Cabala, per combattere l'antisemitismo.
Se venite a Mantova, non potete non visitare la Biblioteca Teresiana.
Lì ci sono testi importanti sulla Cabala.
Cordiali saluti.
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