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sabato 5 aprile 2014

Il caos Renzi!

Cari amici ed amiche.

Leggete l'articolo scritto da Giorgio Mulè su "Panorama" che è intitolato "Ma come è mobile il calendario di Renzi".

E' interessante la parte che recita:

"Il calendario renziano è quanto di più flessibile ci possa essere. I mesi cambiano collocazione, d’improvviso si scopre che maggio viene dopo settembre o che ottobre viene anticipato a giugno. Esempio: il 20 gennaio 2014 (data certa), Renzi detta il timing della legge elettorale davanti alla direzione del Pd, un’assemblea di partito oramai elevata al rango di organo costituzionale per autoproclamazione. Quel giorno, il futuro premier è categorico come solo lui sa essere: "A febbraio si può approvare in prima lettura la legge alla Camera. Poi passerà al Senato per essere approvata entro maggio grazie alla collaborazione dei capigruppo". Ora che (forse) siamo ad aprile, sappiamo che non sarà così. Perché la legge elettorale, frutto di un accordo con Silvio Berlusconi, non è più la priorità delle priorità ma una norma subordinata alla riforma del Senato, il cui iter di approvazione potrebbe richiedere anche parecchi mesi se non addirittura anni ove mai dovesse essere sottoposta a referendum.".


Più che "flessibile", direi che il calendario delle riforme del Presidente del Consiglio Matteo Renzi sia un bel caos.
Renzi non ha le idee chiare!
O meglio, lui potrebbe anche averle ma il Partito Democratico (di cui è egli segretario nazionale) è diviso al suo interno.
E Renzi cosa fa?
Temendo di essere "impallinato" dai membri del suo stesso partito in Parlamento, Renzi preferisce decidere nella direzione presso la sede del medesimo.
Renzi sa di essere diventato Presidente del Consiglio senza essere stato votato e sa che non tutto il Partito Democratico lo vuole come segretario.
Per questo, egli si rinchiude nella sede di Largo del Nazareno, la sede nazionale del Partito Democratico, che si trova a Roma.
Anzi, fa la conta tra chi nelle file dei suoi è favorevole a ciò che propone (con il suo solito piglio autoritario) e, temendo espulsioni dal partito, la maggioranza dei presenti accetta.
Poi, egli va in Parlamento e pone aut aut ai parlamentari.
Così, però, non si fa.
In democrazia sono le sedi costituzionali i luoghi in cui si deve decidere e non le sedi dei partiti (nella fattispecie il Partito Democratico) che certamente sono importanti (i partiti sono espressione della democrazia)  ma che non sono sedi dello Stato democratico.
Questo modo di fare di Renzi è più simile a quello del  Soviet dell'Unione Sovietica o al modus operandi del Partito Nazista (in cui le decisioni di un singolo partito dovevano valere per tutti) che non di un moderno apparato democratico.
Da qui nasce il "caos Renzi"!
Cordiali saluti.



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Il peggio della politica continua ad essere presente

Ringrazio un caro amico di questa foto.