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Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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lunedì 19 novembre 2012

L'amicizia e la fede!

Cari amici ed amiche.

Molte volte ho parlato dell'amicizia e di Facebook, su questo blog.
Ne ho parlato anche su "Italia chiama Italia", nell'articolo intitolato "Facebook fa male a chi è già solo".

Ora, voglio parlarvi di questo argomento, facendo riferimento alla Bibbia.
Leggete questo brano del libro del Siracide (capitolo 12, versetti 8-18) che recita:

"8] L'amico non si può riconoscere nella prosperità, 
ma nell'avversità il nemico non si nasconderà. 

[9] Quando uno prospera, i suoi nemici sono nel dolore; 
ma quando uno è infelice, anche l'amico se ne separa. 

[10] Non fidarti mai del tuo nemico, 
poiché, come il metallo s'arrugginisce, così la sua malvagità. 

[11] Anche se si abbassa e cammina curvo, 
stà attento e guardati da lui; 
comportati con lui come chi pulisce uno specchio 
e ti accorgerai che la sua ruggine non resiste a lungo. 

[12] Non metterlo al tuo fianco, perché non ti rovesci e si ponga al tuo posto,
non farlo sedere alla tua destra,
perché non ricerchi la tua sedia, e alla fine tu conosca la verità delle mie parole e senta rimorso per i miei detti. 

[13] Chi avrà pietà di un incantatore morso da un serpente e di quanti si avvicinano alle belve? 

[14] Così capita a chi si associa a un peccatore 
e s'imbratta dei suoi misfatti. 

[15] Per un momento rimarrà con te, ma se cadi, egli non reggerà più. 

[16] Il nemico ha il dolce sulle labbra, 
ma in cuore medita di gettarti in una fossa. 
Il nemico avrà lacrime agli occhi, 
ma se troverà l'occasione, non si sazierà del tuo sangue. 

[17] Se ti capiterà il male, egli sarà là per il primo 
e, con il pretesto di aiutarti, ti prenderà per il tallone. 

[18] Scuoterà il capo e batterà le mani, 
poi bisbigliando a lungo cambierà faccia. ".

Questo brano è un po' un "vademecum dell'amicizia".
Ora, queste parole sono più che attuali, specialmente se si tiene conto del fatto che oggi si usino i social-network per fare amicizia.
Personalmente, io sono un tradizionalista e ritengo che sia giusto restare tradizionalisti.
Commentando un mio articolo, un ragazzo mi aveva scritto che il fatto che ci sia una comunione di idee per lui basti già a creare amicizia.
In un certo senso, egli ha ragione, almeno in teoria.
La parola "amicizia" deriva da "amare".
Secondo l'enciclica del Santo Padre Benedetto XVI "Deus Caritas Est", l'amicizia è una forma d'amore e si chiama "philia".
Io, invece, la penso diversamente, rispetto a quello che mi ha scritto quel ragazzo.
Intendiamoci, lui ha detto il vero ma io aggiungo altro.
Io penso che l'amicizia si fondi anche sull'aspetto materiale, ossia sullo stare insieme, in comunione con gli altri.
Quindi, serve anche la frequentazione.
Su Facebook sono in contatto con varie persone e con qualcuna di esse ho instaurato un buon rapporto, un rapporto quasi di "amicizia".
Però, io faccio fatica a definire queste persone mie "amiche" nel senso stretto del termine.
In cuor mio non riesco a considerarle mie amiche.
Del resto, l'amicizia è un rapporto fragile e la storia lo dimostra.
Prendiamo (ad esempio) l'amicizia tra San Paolo (10 AD-67 AD) e San Barnaba (morto nel 61 AD).
Essi andavano insieme ad evangelizzare le terre.
Poi, però, arrivò un giorno in cui ci fu un bisticcio tra i due.
San Barnaba voleva portare con sé un certo Giovanni (detto Marco) ma San Paolo non volle.
I due litigarono e viaggiarono separati.
Posso citare anche il caso di San Tommaso Moro e re Enrico VIII (nell'immagine sopra).
I due erano molto amici.
Enrico andava spesso a casa di Tommaso a parlare di materie umanistiche e di argomenti filosofici.
Poi, però, quando il re fece annullare il matrimonio con Caterina d'Aragona (1533) e separò la Chiesa inglese da Roma (1534), i due si allontanarono.
Tommaso fu fatto arrestare dal re, che lo fece giustiziare nel 1535.
Tommaso sacrificò l'amicizia e la  vita per la fede.
Fare amicizia è un atto di fede.
Lo fece Gesù Cristo con i suoi apostoli.
Nella sua passione, Giuda lo tradì (consegnandolo alla morte), molti degli altri lo abbandonarono e Pietro lo rinnegò.
Certo, quando risorse, Gesù rimise i peccati dei suoi apostoli (ad eccezione di quelli di Giuda, che si suicidò) 
Ora, se è rischioso fare amicizia con delle persone conosciute realmente, figuriamoci con quelle che si conoscono da poco, attraverso la rete.
Di sicuro, un uomo di potere è un uomo solo.
Un esempio è la vita di re Carlo I Stuart, di cui oggi si commemora la nascita.
Infatti, egli nacque il 19 novembre 1600.
Quando ci fu la Guerra Civile (che portò alla sua deposizione e morte, che avvenne il 30 gennaio 1649) molti   amici lo abbandonarono.
Mi viene anche da citare la storia di una famiglia dal cognome molto noto che abita qui dalle mie parti.
Questa famiglia discende dal luogotenente di Giuseppe Garibaldi e tra i suoi esponenti annovera un corridore automobilistico che si chiamava Tazio.
Questa famiglia era ricca.
Quando stavano bene, questi avevano gente in casa e non erano mai soli.
Poi, sono caduti in disgrazia.
Tutti i loro amici li hanno abbandonati.
Avrei anche delle esperienze personali ma preferisco non andare oltre.
Per esempio, quando mi hanno bloccato il profilo su Facebook, non ho provato dispiacere tanto per la perdita dei contatti quanto per la questione della mia attività politica.
In pratica, mi è spiaciuto più per quest'ultima. 
Termino, dicendo che l'amicizia è una cosa seria e che non possa essere ridotta ad un semplice scambio di e-mail su internet.
Come la famiglia, essa determina la società.
Sinceramente, possono volere bene a qualche persona conosciuta su internet ma preferisco sempre le persone conosciute realmente, come quelle raffigurate sulla foto qui sotto.

Cordiali saluti. 





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