Cari amici ed amiche.
Leggete questo articolo che l'amico Fabio Trinchieri ha messo sul suo blog e che è intitolato "I fratelli d’Egitto attuano un colpo di stato preventivo" e che recita:
"Melkulangara Bhadrakumar, Strategic Culture Foundation
Il presidente
egiziano Mohammed Morsi ha fatto l’impensabile – affermando la
supremazia civile su quella militare. Questo è stato un atto che doveva
andare ben oltre le capacità della Fratellanza musulmana per un colpo
come questo. Qualcosa è accaduto. Sei decenni di storia politica
dell’Egitto sono stati chiusi. Ma questo è più di una svolta nella
storia. Paesi vicini e lontani – Stati Uniti, Israele, Iran e Arabia
Saudita, in particolare – ne terranno conto.
C’è
silenzio nell’aria. A dire il vero, gli Stati Uniti e Israele sono
traumatizzati. Israele, che non è mai a corto di parole, è senza parole.
La cacciata del maresciallo Mohammed Tantawi, ministro della difesa
dell’Egitto, rimuove il numero uno degli interlocutori-collaboratori
degli Stati Uniti nel calcolo del potere a Cairo. Washington sembra aver
completamente frainteso il panorama politico egiziano. Non più tardi di
due settimane fa, il segretario alla difesa statunitense Leon Panetta
aveva visitato Cairo ed espresso il suo convincimento che Tantawi e
Morsi se la cavavano bene. In un commento che lo perseguiterà, oggi,
Panetta aveva detto: “A mio avviso, in base a quello che ho visto [a
Cairo], il presidente Morsi e il feldmaresciallo Tantawi hanno un
rapporto molto buono e collaborano agli stessi obiettivi”. Ciò che
Panetta diceva, era che gli interessi degli Stati Uniti a Cairo erano al
sicuro, non importava la transizione democratica dell’Egitto e l’ascesa
dei Fratelli musulmani, a condizione che Tantawi fosse al comando.
L’autorevole opinionista del Washington Post, David Ignatius, che è
collegato alla dirigenza degli Stati Uniti, ha riassunto l’acutezza del
dilemma attuale dell’amministrazione statunitense:
“Ciò che è
indiscutibile è che i Fratelli musulmani, di cui Morsi è membro da
tempo, ha rafforzato la sua presa sull’Egitto, controllando i militari,
nonché la presidenza e il parlamento. Questo è un esempio di democrazia
in azione e di controllo civile delle forze armate, o un colpo di stato
dei Fratelli musulmani, a seconda del vostro punto di vista.
Probabilmente è entrambe le cose”. Ignatius ha aggiunto, “la mossa di
Morsi è avvenuta con la repentinità di un colpo di stato”.
Evidentemente, vi è stato un fallimento dell’intelligence a Washington.
La prima reazione della Casa Bianca è stata di rassegnazione.
“E’ importante che l’esercito egiziano e i civili (il governo) lavorino a
stretto contatto per affrontare la sfida economica e di sicurezza che
affronta l’Egitto”, ha detto ai giornalisti il capo ufficio stampa della
Casa Bianca, Jay Carney. “Ci auguriamo che l’annuncio del Presidente
Morsi servirà gli interessi del popolo egiziano … e continueremo a
lavorare con i leader civili e militari in Egitto, per far avanzare i
molti nostri interessi comuni.”
Gli Stati Uniti capiscono che non è
in loro potere sovvertire quanto è successo. Gli eventi di domenica
testimoniano il drammatico declino dell’influenza degli Stati Uniti in
Egitto, lo scorso anno. Ma Washington ha rapidamente risposto sostenendo
che il nuovo ministro della Difesa, Abdel Fattah al-Sissi, nominato da
Morsi, è una ‘nota’ figura che ha partecipato all’addestramento in un
istituto militare degli Stati Uniti, circa tre decenni fa. Questo para
il vero problema. Il cuore della questione è che la mossa di Morsi va
ben al di là della questione dei nuovi volti militari. Ha anche
annullato la dichiarazione costituzionale volta a contenere i poteri
presidenziali e gli ha dato i poteri militari legislativi e altre
prerogative. Ha modificato la costituzione ad interim negando
all’esercito qualsiasi ruolo nella definizione delle politiche
pubbliche, del bilancio e qualsiasi ruolo nella scelta di una assemblea
costituente per redigere la nuova costituzione. Questo è a dir poco la
presa, da parte dei Fratelli musulmani, delle leve del potere.
Chiaramente,
Morsi ha agito secondo la decisione collettiva della leadership dei
Fratelli musulmani. Si tratta di una decisione ben ponderata e le sue
ramificazioni nella futura traiettoria delle politiche egiziane resta da
vedere. Ignatius riassume, “Gli israeliani hanno detto di essere più
preoccupati per la purga di domenica, preoccupati da Morsi che sta
prendendo una serie di passi che possono portare verso una collisione
con Gerusalemme. Ma per gli Stati Uniti e Israele, osservare gli
sviluppi in Egitto è un po come andare a cavallo di una tigre,
potenzialmente molto pericolosa e impossibile da governare”.
Ciò che gli Stati Uniti (e Israele) devono soppesare con attenzione in
questo momento, è la connessione tra l’attentato terroristico in Sinai
del 5 agosto, e la decisione di Morsi di frustare i militari. Il punto è
se ci sia una connessione.
Una sceneggiatura hollywoodiana
In
effetti, Washington ha rapidamente fatto seguito all’attacco
terroristico del Sinai, offrendo ai militari egiziani un pacchetto di
assistenza. Non prima che l’attacco terroristico avesse luogo, Israele
si era anch’esso subito presentato come il miglior alleato che l’Egitto
potrebbe mai pensare di avere in questi tempi pericolosi. Tuttavia, i
Fratelli musulmani hanno volutamente ritenuto il Mossad israeliano
responsabile della gestione dell’attacco in Sinai. Significativamente,
il primo importante cambiamento di Morsi, che ha fatto seguito al
misterioso attacco terroristico in Sinai del 5 agosto, è stato il
licenziamento del capo dei servizi segreti, il generale Murad Muwafi,
ampiamente ritenuto il singolo ‘asset strategico’ più importante degli
Stati Uniti (e d’Israele) nella direzione della sicurezza egiziana.
In
poche parole, i Fratelli sono diffidenti nei confronti dei tentativi
degli Stati Uniti di portare il terrorismo al centro della scena del
discorso egiziano, in questo frangente, quando Morsi deve ancora
consolidare la sua presa sulla struttura di potere. I Fratelli sanno che
se il centro si sposta sulla ‘guerra al terrorismo’, ciò
inevitabilmente spingerà Cairo a ricercare la cooperazione nella
sicurezza con Washington (e Tel Aviv), un’eventualità che danneggerebbe
Morsi erodendone la base politica. Inoltre, ci sarebbe anche un
programma che metterebbe ancor più i militari alla guida, e per molto
tempo. In effetti, nelle ultime settimane, gli Stati Uniti hanno spinto
la questione. Il mese scorso, quando il segretario di stato statunitense
Hillary Clinton e Panetta visitarono Cairo, chiesero che l’esercito
egiziano agisse con fermezza contro i militanti che operano in Sinai.
Washington contava sull’esercito egiziano per stringere ulteriormente i
legami del paese con gli Stati Uniti, in una comune ‘guerra al terrore’
nel Sinai. Gli Stati Uniti hanno promesso maggiore assistenza nella
sicurezza all’esercito egiziano.
Poco dopo la sua visita a Cairo,
Clinton ha detto alla CNN: “Abbiamo degli americani nel Sinai. Abbiamo
delle preoccupazioni per la loro sicurezza. Quindi questo non riguarda
solo l’Egitto e Israele, si tratta anche degli Stati Uniti e degli altri
membri di questa forza multinazionale. Perciò è nell’interesse di tutti
lavorare insieme per fare in modo che la sicurezza sia vigente nel
Sinai”. Vale a dire, Clinton implica che la presenza dei 700 soldati
statunitensi nella forza internazionale di pace nel Sinai (con il
trattato di Camp David) obbligato Washington ad intervenire per
garantire che il governo Morsi non si discosti dalla politica perseguita
da Hosni Mubarak verso il Sinai (implicando uno stretto coordinamento e
cooperazione con Israele). Insomma, era un avvertimento a malapena
dissimulato riguardo la ‘linea rossa’.
Si tratta di semplice buon senso, poiché il Sinai è una terra di nessuno
senza legge, dove l’intelligence israeliana è molto attiva. Non
sorprende che gli attacchi del 5 agosto abbiano sollevato una serie di
domande per le quali non ci sono in realtà risposte facili. Gli attacchi
hanno avuto luogo subito dopo che Morsi aveva ricevuto il capo di
Hamas, Khaled Mashaal, e ordinato la progressiva eliminazione delle
restrizioni al valico di Rafah, una parodia del blocco israeliano di
Gaza. Ovviamente, la correzione politica di Morsi su Gaza e la sua
bonomia verso la leadership di Hamas, fa suonare i campanelli d’allarme a
Washington e Tel Aviv. Basti dire che Washington e Tel Aviv erano
sempre più ottimiste, dopo le ultime visite a Cairo di Clinton e
Panetta, verso la leadership militare egiziana, su cui potrebbero
contare per un proseguimento degli orientamenti della politica estera
dell’era Mubarak, nei confronti di Israele. Ma gli eventi di domenica
hanno spazzato via questo ottimismo.
Chiaramente, a partire da
domenica, la scommessa si ferma con Morsi. La realtà della situazione
attuale è tale che solo la magistratura rimane al di fuori del controllo
della presidenza egiziana. Né gli USA, né Israele, hanno un indizio su
cosa pensino di fare i Fratelli nel prossimo periodo.
La ripubblicazione è gradita con riferimento alla rivista on-line della Strategic Culture Foundation.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora.".
Ringrazio Fabio (un altro "genio") del materiale!
Il problema è che il movimento dei "Fratelli Musulmani" è un'organizzazione fondamentalista.
Smettiamola di dire il contrario.
Ora cerca una legittimazione agli occhi della gente e degli altri Stati.
Per questo, ora, questa organizzazione si mostra moderata.
Poi, però, quando avrà ottenuto ciò che oggi desidera, getterà la maschera ed inizierà a minacciare Israele e l'Occidente.
Israele ha ragione a preoccuparsi e noi non dobbiamo lasciare solo lo Stato israeliano.
Ai fondamentalisti islamici, gente piena di odio e senza scrupoli, interessa solo la distruzione di Israele e la resa dell'Occidente.
Qui da noi, purtroppo, c'è chi si è dimenticato della vera natura del movimento dei "Fratelli musulmani".
Del resto, qui in Italia vi sono organizzazioni che si ispirano ai "Fratelli musulmani".
Basti pensare all'U.COI.I. (Unione delle Comunità Islamiche Italiane).
Basti pensare che, in un convegno che si è tenuto a Bellaria (Rimini) 02 gennaio di quest'anno, l' U.CO.I.I. ha portato in Italia un tale Sawat Hijazi, un becero predicatore che odia gli Ebrei che ne profetizza lo sterminio per mano dei musulmani.
Noi, come cristiani abbiamo il dovere di difendere gli Ebrei ed Israele.
Questi ultimi farebbero la stessa cosa per noi.
Am Chai Israel!
Cordiali saluti.
The Liberty Bell of Italy, una voce per chi difende la libertà...dalla politica alla cultura...come i nostri amici americani, i quali ebbero occasione di udire la celebre campana di Philadelphia nel 1776, quando fu letta la celeberrima Dichiarazione di Indipendenza. Questa è una voce per chi crede nei migliori valori della nostra cultura.
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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino
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Il peggio della politica continua ad essere presente
Ringrazio un caro amico di questa foto.
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