Presentazione

Presentazione
Una voce libera per tutti. Sono Antonio Gabriele Fucilone e ho deciso di creare questo blog per essere fuori dal coro.

Il mio libro sul Covid

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

Il mio libro

Il mio libro

Il mio libro

mercoledì 22 agosto 2012

Da "L'Osservatore Romano", quando il deserto era una città

Cari amici ed amiche.

Leggete questo articolo del sito del giornale della Santa Sede "L'Osservatore romano"  che è intitolato "Quando il deserto era una città":



"Fonti molto dettagliate ci danno notizia del monachesimo che si è sviluppato in Egitto a partire dal III secolo quando «il deserto diventa una città di monaci», come scrive Atanasio nella Vita di Antonio. Una zona di insediamenti molto importante per il monachesimo si trova nel Basso Egitto, a nord del deserto libico e a occidente del delta del Nilo. Le fonti 
Deserto delle Celle: veduta aerea dei resti degli eremi di Qusur al Izaylaantiche raccontano di complessi monastici, la cui esatta posizione geografica si è potuta chiarire soltanto grazie al lavoro dello studioso Hugh Gerard Evelyn-White raccolto nel monumentale The Monasteries of  the Wadi ‘n Natrun (New York, 1926-1935). Il coptologo e archeologo inglese riuscì infatti a identificare i complessi monastici di  Nitria e dei Kellia dove i monaci praticavano un monachesimo di tipo semi-anacoretico.
Il primo si trovava nell’area occidentale del Delta vicino al villaggio di Nitria (oggi villaggio Barnugi)¸che è la porta d’ingresso del deserto libico, quasi nove miglia a sudovest dell’antica Hermoupolis Magna. A un giorno di marcia a sud di Nitria erano le Celle (ta kellìa), un insediamento di capanne di monaci sparse che avevano come centro una chiesa.
Nel IV secolo nel monastero di Nitria vivevano circa cinquemila monaci oltre ad alcuni pretiGli ospiti venivano accolti in una foresteria vicino alla chiesa. Alcune piccole botteghe rendevano più animata la vita nella comunità. Ma quello che ha destato maggiore sorpresa è stata la scoperta della presenza a Nitria di ben sette forni che dovevano soddisfare l’esigenza di pane di una comunità  molto numerosa. Il numero dei monaci  crebbe in fretta e alcuni di essi, desiderando un isolamento maggiore, si spostarono qualche miglio a sud e costruirono nuove celle da cui si sviluppò un altro insediamento che, verso la fine del secolo, comprendeva quasi seicento monaci.
La struttura monastica dei  Kellia è figlia diretta di quella di Nitria tanto che per i nuovi aspiranti monaci divenne una consuetudine trascorrere un primo periodo a Nitria e poi trasferirsi nei più isolati Kellia. Così fece anche Evagrio Pontico.Il sito cominciò a essere abbandonato dalla fine dell’VIII secolo e oggi la costruzione di un’autostrada, gli agenti naturali e l’irrigazione intensiva minacciano l’area archeologica la cui sopravvivenza è tanto più importante considerata la totale scomparsa dell’insediamento di Nitria.".

Ringrazio l'amico Angelo Fazio che ha messo questo articolo su Facebook.
Ora, il nome Wadi 'n Natrun fa riferimento alla presenza del natron (carbonato idrato di sodio), il sale con cui gli antichi Egizi mummificavano le persone.
Non è difficile presumere che quel luogo sia stato poi abitato dai primi monaci cristiani.
Del resto, anche la zona di Hierapolis (l'attuale Pamukkale, in Turchia) fu usata come base dai cristiani.
Anche a Hierapolis vi erano sorgenti termali che emettevano acque ricche di sali, tra cui i carbonati.
Non è da escludere che a Nitria (l'attuale El Barnudji, in Egitto) ci sia stata una sorgente termale ricca di sali, come il carbonato di sodio.
Qui andrebbero fatte maggiori ricerche.
La cosa che è interessante, però, è il fatto che la prima comunità monastica fondata da Sant'Antonio Abate (251-357) si sia formata in quella zona.
Gli antichi credevano che i luoghi in cui vi erano corsi d'acqua e sorgenti fossero ricchi di "energia particolare".
Forse, i primi cristiani fecero i loro luoghi lì per sentirsi più vicini a Dio o per fare sì che la gente si convertisse.
Questo dimostra che lo scopo delle comunità monastiche non fu puramente religioso ma anche culturale e politico.
Nei monasteri si conservò la civiltà, con tutte le materie ad essa legata, come la scienza e la cultura umanistica.
I monaci non furono uomini di sola preghiera e lavoro (per intenderci, seguaci di quel motto che fu usato da San Benedetto da Norcia e che recita: "Ora et labora") o di pura contemplazione ma furono anche uomini di cultura e di scienza.
Quindi, fu cosa possibile che in passato i monasteri fossero stati delle vere e proprie "città".
Così, dopo l'agorà greca, la città che nacque come un luogo di pensiero e di intelletto, ed il castrum romano, le città che sorgevano in luogo dei vari campi militari romani, arrivò il monastero cristiano, il luogo in cui dominava lo Spirito che valorizzava anche tutto il resto.
La nostra storia passò anche attraverso i monasteri.
Cordiali saluti.

Nessun commento:

Posta un commento

Translate

Continuiamo insieme per Roncoferraro

Ieri sono stato alla convention della lista Continuiamo insieme per Roncoferraro , la lista che sostiene l'attuale sindaco di Roncoferr...