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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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martedì 14 agosto 2012

Dal sito di "Nuova Italia", ecco tutta la verità che nessuno racconta sui poteri della Bce di Renato Brunetta

Cari amici ed amiche.

Leggete questo articolo del sito di "Nuova Italia" che è intitolato "Ecco tutta la verità che nessuno racconta sui poteri della Bce di Renato Brunetta":

"Si parla tanto della Banca Centrale Europea, ma si conosce ancora troppo poco del suo Statuto, del suo modo di agire; di quello che la banca può fare, come lo può fare e quello che non può fare. Colpa della non perfetta trasparenza della Bce,che adotta una politica comunicativa del tutto diversa rispetto a quella della Federal Reserve americana. Ma, a ben vedere, basta un po’ di pazienza per leggere i documenti ufficiali e si riesce a capire tutto quello che succede all’interno dell’Eurotower e anche dell’Eurozona.

Il presidente Mario Draghi ha dato il via all’interpretazione autentica dello Statuto della Bce il 26 luglio scorso a Londra alla Global Investment Conference, quando affermò che “nell’ambito del proprio mandato la Bce è pronta a fare tutto il necessario per preservare l’euro, e sarà abbastanza”.La cosa destò allora molta impressione e causò un virtuoso tonfo degli spread di oltre 60 punti. Il gioco interpretativo riprese il 2 agosto, quando il presidente Draghi aggiunse un altro tassello: “Se il premio pagato sul funding governativo impedisce la trasmissione della politica monetaria, allora questo rientra nel mandato della Bce”. In questo caso l’effetto immediato fu disastroso, salvo poi cambiare ancora di segno nella giornata successiva.

Nel bene e nel male le parole di Mario Draghi hanno condizionato i mercati. C’è da dire, dunque, che, proprio per questa loro duplice valenza, c’era forse bisogno di più chiarezza. Proprio per questo sarebbe bene che da parte di tutti si procedesse a interpretare le affermazioni del presidente della Bce, non in astratto, ma sulla base dello Statuto.

Innanzitutto gli obiettivi: quello principale della Banca Centrale Europea è il mantenimento della stabilità dei prezzi. Già in questo primo punto la Bce differisce dalla Federal Reserve americana, che ha invece come obiettivo primario quello di garantire il livello massimo di occupazione e crescita e tassi di interesse di lungo termine contenuti. La stabilità dei prezzi è il terzo degli obiettivi, tutti di pari importanza, assegnati dal Congresso americano, al momento della fondazione, alla Fed: non l’unico e supremo.

Il trattato di Maastricht non ha precisato il significato dell’obiettivo della Bce, ma nell’ottobre 1998, il Consiglio direttivo ha dato una definizione quantitativa di stabilità dei prezzi: “Un aumento sui 12 mesi dell’Indice armonizzato dei prezzi al consumo (Iapc) per l’area euro inferiore al 2%”. Il Consiglio direttivo ha altresì precisato in tale occasione che la stabilità dei prezzi deve essere preservata “su un orizzonte di medio termine”.

E ancora, gli strumenti che la Bce ha a disposizione per mantenere la stabilità dei prezzi sono quelli offerti dalla politica monetaria, tra cui il più importante è rappresentato dalle operazioni di mercato aperto, che servono a influenzare i tassi di interesse, regolare la liquidità del mercato finanziario, segnalare l’orientamento di strategia della banca centrale. Seguono le operazioni di finanziamento, o di deposito, attivabili su iniziativa delle controparti (banche) e la richiesta, da parte della Bce agli enti creditizi, di detenere riserve obbligatorie, al fine di stabilizzare i tassi di interesse del mercato monetario e creare, o ampliare, il fabbisogno strutturale di liquidità.

In particolare, le variazioni dei tassi di interesse si ripercuotono direttamente sulle banche e indirettamente sui tassi attivi e passivi offerti dalle banche alla clientela; influenzano le decisioni di risparmio e investimento di famiglie e imprese e determinano le variazioni di consumi, in quanto modificano il rapporto tra il livello della domanda e dell’offerta di beni e servizi e, se la domanda supera l’offerta, sono probabili pressioni al rialzo sui prezzi.

Sempre secondo la philosophy dell’Eurotower, per il successo della politica monetaria è necessario il buon funzionamento dei mercati finanziari,così che le decisioni della Bce possano ripercuotersi sull’economia e, soprattutto, sul livello dei prezzi (meccanismo di trasmissione). E questo è un nodo centrale cui si riferiva Mario Draghi a Londra, non ancora sufficientemente capito o valutato, di cui parleremo dopo.

Sempre su questo punto nodale, ancora la Bce ci spiega chela banca centrale può ricorrere a qualsiasi strumento compatibile con il Trattato. Si tratta di misure non convenzionali, che formano parte degli strumenti propri di attuazione della politica monetaria della Bce, ma che per definizione sono di natura straordinaria e temporanea. Ed è a questi strumenti che si riferiva il presidente della Banca Centrale Europea a Londra, nel pieno rispetto del proprio mandato.

Tra essi rientra l’erogazione di liquidità a tasso fisso predeterminato alle banche (cosa che abbiamo visto fare dalla Bce a dicembre 2011 e a febbraio 2012, per 1.000 miliardi); la riduzione dei requisiti minimi applicabili alle garanzie richieste alle istituzioni finanziarie per i prestiti loro concessi; maggiore frequenza ed estensione della scadenza delle operazioni di rifinanziamento a lungo termine; erogazione di liquidità in valuta estera, se le banche da sole hanno difficoltà di reperimento; acquisto definitivo di attività generalmente richieste in garanzia e intervento sui mercati dei titoli di debito dei settori pubblico e privato dell’eurozona.

Fin qui lo Statuto e la spiegazione dello Statuto. Non è, quindi, proprio vero che la Bce è disarmata nei confronti della speculazione internazionale. Il bazooka ce l’ha, eccome! Anche se a premere il grilletto devono essere in tre: banca centrale, istituzioni nazionali e istituzioni europee. Tanto più c’è sincronia e cooperazione, tanto più il bazooka è potente. Ed è qui che finora abbiamo fallito.

Proprio per mettere a punto questi strumenti di intervento sono a lavoro tre Comitati, quello monetario, quello per la gestione del rischio e quello per le operazioni sui mercati, che fanno capo al Comitato esecutivo della Bce. Speriamo bene.

Ma perché tutto questo? Perché finora interventi non sincronizzati della Bce e delle istituzioni nazionali ed europee hanno finito per essere neutralizzati dalla speculazione, senza sortire gli effetti sperati. Bisogna dunque ricominciare daccapo. Il punto nodale è che, per l’assenza di sincronia degli attori in campo, è mancata la trasmissione della politica monetaria implementata dall’Eurotower alle economie dei paesi.

Ecco cosa abbiamo imparato da questa lunga crisi: nel breve termine la trasmissione della politica monetaria è compito della banca centrale, mentre nel lungo termine questo compito spetta agli Stati e, quindi, all’Unione europea.

Pertanto, nell’immediato diventa un must assoluto governare il mercato dei titoli dei debiti sovrani a breve termine. Nel medio-lungo termine la responsabilità passa agli Stati, cui spetta sanare gli squilibri e gestire la redistribuzione attraverso riforme strutturali, soprattutto del mercato del lavoro (ahi ahi Fornero!), ma non solo. E qui è il problema: impotenza della Bce, al contrario della Fed americana, nel medio-lungo termine e parallela inadeguatezza dell’architettura europea a questo riguardo. Questa la vera debolezza del nostro sistema.

Chiarito tutto quanto sopra, arriviamo così a definire la teoria dei compiti a casa in maniera più precisa. Semplificando un po’: ogni attore in questo gioco complesso deve fare la propria parte. E cioè: la Bce deve intervenire da subito sui mercati dei titoli di Stato nel segmento a breve termine.

Sul medio-lungo termine devono intervenire gli Stati e le istituzioni europee. Si definisce così una sorta di specializzazione strategica: la banca centrale nel breve termine e nel lungo gli Stati e le istituzioni dell’Unione, che devono fare le riforme per far funzionare i mercati. Per le istituzioni europee, per esempio, la road map è già tracciata.

Una visione di lungo periodo per l’Europa basata su quattro pilastri fondamentali: unione bancaria; unione fiscale; unione economica; unione politica. Compiti a casa, dunque, per tutti. Questo potrebbe essere lo slogan dei prossimi mesi.

A questo punto ci si pone il grande quesito: non sarebbe meglio modificare lo Statuto della Banca Centrale Europea e dotarla in via ordinaria degli strumenti attualmente utilizzabili in circostanze straordinarie ed eccezionali? Basterebbe seguire, ancora una volta, il modello americano, perché l’attuale dualismo si presta a comportamenti opportunistici, egoistici, che finiscono per scaricare tutti gli oneri di stabilizzazione dell’eurozona sulla Bce.

Le cose sono chiare e Mario Draghi, in maniera fortemente innovativa, ce lo ha spiegato. Forse anche i mercati dimostrano di averlo capito, sempre a loro modo e sempre in attesa di vedere i fatti, che potrebbero essere assolutamente positivi se l’Eurotower comunicasse ai mercati gli esiti dei tre gruppi di lavoro per la governance del funding governativo di breve periodo e se questa comunicazione fosse accompagnata da una parallela, precisa, roadmap delle istituzioni europee circa l’unione bancaria, economica (eurobond, chi li ha visti?), finanziaria e politica. Il libretto di istruzioni su come usare il bazooka e su come premere il grilletto insieme.

Potremmo essere dunque a un passo dalla soluzione. Ma come ben noto, l’ultimo passo è anche il più difficile. Occorre far presto, perché nel frattempo stiamo continuando a farci del male, tra fughe di capitali e sensibili rischi per la congiuntura tedesca. La tempesta perfetta potrebbe scoppiare da un momento all’altro proprio perché siamo a un passo dalla soluzione. Sarebbe bene che a fine agosto-primi di settembre un Consiglio europeo facesse chiarezza su come si agirà insieme, Bce, Stati e istituzioni dell’Unione. Siamo sicuri che basterà?
".

Per farvi capire lo stato di crisi in cui ci troviamo, vi invito a leggere l'articolo del blog dell'amico Fabio Trinchieri "Zoom Italia" che intitolato "Benzina gratis a Bergamo, preso d'assalto il distributore". 
Inoltre, vi sono altri dati.
Per esempio, secondo le statistiche, la gente va meno al ristorante e più alle sagre paesane.
Inoltre (e questo è un dato allarmante) la disoccupazione è aumentata.
Questo non è solo un dato che riguarda i giovani sotto i trenta anni. ma anche i trentenni (e qui ci sono anch'io, che sono disoccupato) e persino i quarantenni.
Le aziende chiudono. 
Questo è molto grave.
Questo avviene perché noi abbiamo una moneta che non funziona, l'Euro.
L'Euro è una moneta apolide e non ha uno Stato di riferimento.
Infatti, non esiste l'Europa come Stato.
Questa moneta è alla mercé dei poteri forti delle banche, poteri che non si trovano qui in Italia ma in altri Paesi, Germania in primis.
Questi Paesi possono fare il bello ed il cattivo tempo e possono mettere in ginocchio gli altri Stati, come e quando vogliono.
Questo ci sta mettendo in ginocchio.
Inoltre, l'Italia soffre di un grave problema endemico.
Nel nostro Paese non è stata fatta nessuna riforma, né a livello del mercato del lavoro né alle istituzioni, per i veti delle varie "caste".
Ad esempio, se si tocca il mercato del lavoro, i sindacati protestano (per difendere il loro privilegi), se si vuole fare il federalismo, i comunisti e tutti gli antifederalisti protestano e parlano di "attacco alla Costituzione"  (in realtà, essi vogliono difendere i loro privilegi), se si decide di tassare le cooperative come le altre aziende, queste protestano (perché vogliono difendere un loro privilegio), se si decide di fare un'infrastruttura, arriva il piccolo comitato di paese che protesta perché teme gli si "deturpi il paesaggio" e così via!
Questo crea problemi al nostro Paese.
I veti continui hanno contribuito a provocare la crisi. 
Oggi, noi ne paghiamo il prezzo. 
Cordiali saluti. 

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Il peggio della politica continua ad essere presente

Ringrazio un caro amico di questa foto.