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lunedì 20 agosto 2012

Dal blog "Campari & De Maistre", l'occasione perduta della generazione perduta

Cari amici ed amiche.

Leggete questo articolo del blog "Campari & De Maistre" che è intitolato "L'occasione perduta della Generazione Perduta":


"E' uscito circa dieci giorni fa, con la fretta del caldo e delle valige da chiudere, il manifesto dei giovani non considerati da nessuno, o considerati per sottolinearne l'irrilevanza. Si chiama "Generazione Perduta", lo hanno promosso 20 persone (30-40enni), e firmato un migliaio nella prima settimana (ad oggi 1.220 circa).
Qualche commentatore ne ha parlato, e se a farlo è anche un'attenta osservatrice come la Tinagli, forse il manifesto va letto. Siccome i promotori vogliono rappresentare la mia (nostra) generazione, tocca dare un'occhiata. Una volta visti i contenuti, o piuttosto la loro assenza, è meglio tacere per solidarietà verso i coetanei oppure trarne qualche considerazione utile? Proviamo la seconda.

Le richieste del manifesto sono: merito, rispetto, fiducia, progetto e poco altro. Mancano la fratellanza e la pace nel mondo. Fortunatamente non chiedono quote giovani, e chiariscono di non volerne, ma non fanno una minima analisi della situazione attuale e delle cause di questa condizione di perduti, ignorano l'evoluzione di tale condizione e non accennano a chi viene dopo. Non mi sembra il modo migliore per contribuire, progettare e chiedere fiducia.

Il manifesto nasce da un'affermazione di Monti. Se un manifesto nasce a seguito di una dichiarazione, si mette da subito in dialogo con chi l'ha fatta. Ecco, questi sono i figli del governo tecnico. O hanno qualche altro interlocutore? Di riferimenti non se ne vedono, né tra coetanei, né tra qualche "buon maestro". Non mi stupirei se il primo riferimento a cui accennassero fosse la buon anima di Steve Jobs, che ormai è come il tubino nero, va bene sempre. Non solo i promotori partono da quell'affermazione, ma cosa ancora più grave la citano tout court mantenendone il carattere negativo, che non promette niente di buono, ma da cui vorrebbero prendere le distanze.


Sintetizzando, si tratta di un manifesto ancora collettivista -mi chiedo se dovrei essere uguale tanto al coetano affermato professionalmente quanto a chi nella vita ha visto solo discoteche-, vuoto di contenuti, di analisi e di proposte, e abbastanza inefficacie nella forma. E' un concentrato di affermazione di sè, ma generazionale e inoffensivo. Leggendolo verrebbe da dire che sì, non si può fare niente per la crisi in cui versa la nostra generazione, visto che la generazione mille euro non ha saputo fare grandi progressi.

Ovviamente si può e si deve fare molto. Si deve analizzare la realtà, capire cosa ci viene chiesto, interrogarsi a fondo sui perchè e sul senso delle cose per poi fare proposte, pronti anche a privarsi di qualche sicurezza, come il mutuo, la pensione, l'ordine professionale, se serve. Del resto non è una partita seria, se non si mette niente sul piatto. Ho la fortuna di vedere da vicino realtà vivaci e contenuti propositivo tra i trentenni e fortunatamente anche tra i ventenni. Se una generazione non ha trovato il proprio spazio, non pretenda di toglierlo ad altri senza neanche confrontarsi sui contenuti, soprattutto con proclami utili solo a sperimentare nuovi #hashtag su Twitter.
".

Non mi piace parlare troppo di me stesso su internet ma una riflessione la voglio fare una riflessione partendo dalla mia esperienza.
Com'è noto, mi diplomai come tecnico di laboratorio chimico-biologico nel 1999 (presso l'Istituto Professionale dei Servizi Sociali "Don Primo Mazzolari" di Mantova, oggi accorpato con l'IPSIA "Leonardo da Vinci").
Poi, mi specializzai (anno 2000) presso il Centro di Formazione Professionale "Istituti Santa Paola" di Mantova, come tecnico del controllo di qualità, sicurezza ed ambiente.
Come me, furono in tanti a fare il mio percorso.
In pratica, tante persone si diplomarono, si specializzarono o si laurearono.
Purtroppo, tanti di questi diplomati, specializzati e laureati di quegli anni oggi non hanno lavoro ed altri fanno lavori completamente diversi rispetto a ciò per cui studiarono.
Dopo essere stato impiegato all'ufficio tasse e tributi nel Comune di Roncoferraro e collaboratore scolastico presso l'Istituto Comprensivo di Roncoferraro, ora sono disoccupato.
Tra l'altro, ho mandato la mia domanda di lavoro anche ad aziende lontane, come la casa farmaceutica "Sigma Tau" di Roma.
Perché c'è questa situazione?
Io penso che questa situazione sia dovuta ad un sistema che sta fallendo.
In primo luogo, manca un collegamento vero tra istruzione e mondo del lavoro.
Per esempio, negli altri Paesi, i privati danno delle sovvenzioni alle scuole e alle università e finanziano quegli studenti più meritevoli, così da farne membri dei loro staff.
Qui in Italia, invece, è preponderante la scuola pubblica, che è finanziata dallo Stato.
Lo Stato dà soldi a destra e a manca, senza badare all'uso che queste scuole ne faranno.
Questo è nocivo, perché (da un lato) fa sì che soldi pubblici siano dispersi e (dall'altro) non fornisce una buona istruzione (basata sul merito) agli studenti.
Quindi, noi ci troviamo di fronte ad una situazione in cui ci sono tanti studenti diplomati e laureati che non sanno fare niente.
In secondo luogo, in Italia non si fa ricerca scientifica.
Certi cretini dicono che la ricerca scientifica sia una cosa governata da mafiosi e che, per questo motivo, essa non vada sovvenzionata.
Io non credo a questi cretini.
La ricerca scientifica è importanti.
Per farvi capire meglio, vi faccio un raffronto tra un agricoltore italiano ed uno di un altro Paese, Israele.
L'agricoltore italiano pensa solo a produrre il prodotto agricolo ma non pensa a migliorare la propria produzione o le qualità del terreno su cui opera.
Per questo, egli punta solo sulla manodopera non specializzata e spesso a basso costo.
L'agricoltore israeliano, invece, oltre a produrre il proprio prodotto agricolo, pensa anche a fare ricerca per migliorare il terreno su cui opera o lo stesso prodotto.
Perciò, non si limita solo a prendere la manodopera ma coinvolge anche i tecnici ed altre figure specializzate.
Questo fa sì che ci sia più lavoro per tutti.
Io vorrei che qui in Italia si facesse come in Israele e in altri Paesi.
Lo stesso discorso può valere per altri campi.
L'Italia deve cambiare rotta.
Se non dovesse fare così, il fallimento sarebbe cosa certa.
La politica si prenda le sue responsabilità.
Cordiali saluti.





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Il peggio della politica continua ad essere presente

Ringrazio un caro amico di questa foto.