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giovedì 16 agosto 2012

Il presidente Berlusconi? E' stato fatto fuori!

Cari amici ed amiche.

Leggete l'articolo del blog "Zoom Italia" (il blog dell'amico Fabio Trinchieri) che è intitolato "Esplode il debito pubblico, 2 miliardi nonostante l'Imu".
Mi viene da fare una riflessione.
Quando al governo c'era il presidente Berlusconi, dall'opposizione c'era chi diceva che lo spread tra Bund tedeschi e Btp italiani sarebbe sceso di 200 punti, se il governo si fosse dimesso.
Ora che al governo c'è il professor Monti, le cose non sono cambiate.
Girando su internet, ho trovato un articolo molto interessante sul blog di Giacomo Salerno che è intitolato "Com'è nato il governo Monti: Il retroscena che nessuno conosce".
Esso recita:

"Qui si racconta una storia inedita che ha per protagonisti un professore e un politico di lungo corso e per scena un Paese irrisolto e in crisi. Però il finale ancora non c’è, perché ad alcune domande non è stata data finora una risposta
QUANDO D’ALEMA CHIESE A MONTI…
di Bruno Manfellotto
La vicenda che qui si racconta si snoda lungo tre capitoli, il primo finora inedito, l’ultimo che si scriverà solo nelle prossime ore. Ricostruirla ora che già siamo in campagna elettorale – che si voti ad aprile o prima – e si tenta un primo bilancio del lavoro del governo, è assai istruttivo. Specie pensando alla speranza coltivata da molti, e soprattutto nelle cancellerie d’Europa, che a succedere a Monti sia lo stesso Monti.
La storia comincia a Milano, più o meno nell’autunno del 2010, a casa di un noto professionista. Approfittando della sua amicizia, Massimo D’Alema gli aveva chiesto di incontrare riservatamente Mario Monti, allora presidente dell’Università Bocconi ed editorialista del “Corriere della Sera” dalle cui colonne non risparmiava critiche al governo Berlusconi. Accusandolo per esempio di «illusionismo»: «… di fronte al magnetismo comunicativo del premier, molti credono che l’Italia – oltre ad avere, anche per merito del governo, riportato indubbiamente meno danni di altri Paesi dalla crisi finanziaria – davvero non abbia gravi problemi strutturali irrisolti, anche per insufficienze di questo e dei precedenti governi. Ma, come ha detto il presidente Napolitano, «non possiamo consentirci il lusso di discorsi rassicuranti, di rappresentazioni convenzionali del nostro lieto vivere collettivo».

Appunto. Perché, dunque, quella cena? D’Alema spiegò al suo interlocutore che il governo Berlusconi si stava avviando alla fine, che la crisi finanziaria, il caso bunga-bunga e il discredito che ne era derivato nel mondo ne avrebbero accelerato la consunzione e che la rottura con Fini sarebbe stato il grimaldello per rompere un equilibrio ventennale. E quindi fine dell’era berlusconiana, nascita di un nuovo governo.
Fu a questo punto che D’Alema pose la domanda che gli stava più a cuore: «Sarebbe disponibile ad assumere responsabilità politiche e di governo?». Un altro professore, com’era già stato con Romano Prodi. La risposta fu immediata ed esplicita. La disponibilità ci sarebbe stata, certo che sì, argomentò Monti, ma a tre condizioni: che l’ingresso in politica non avvenisse attraverso una campagna elettorale; che a chiamarlo all’eventuale incarico fosse il presidente della Repubblica; e, in quel caso, che a sostenere il suo sforzo fosse poi una maggioranza molto ampia, che andasse al di là delle tradizionali coalizioni di centro destra e centro sinistra.
Chiarissimo. Non sappiamo se le avances di D’Alema nascessero da iniziativa personale o la sua fosse piuttosto una missione per conto terzi; sappiamo invece che le cose non sarebbero precipitate così rapidamente e che il ciclone Fini sarebbe stato vanificato dalla compravendita di deputati da parte di Berlusconi, il cui governo si sarebbe trascinato ancora per mesi. Ma quando nel novembre 2011 sarà Giorgio Napolitano a chiudere la parentesi berlusconiana e ad avere l’intuizione di un governo tecnico-politico – secondo capitolo della nostra storia – ecco quelle tre condizioni rispuntare: per Mario Monti non ci sarebbe stata campagna elettorale, né ora né mai, grazie all’accorta trovata della nomina a senatore a vita; una settimana dopo, l’incarico di formare il governo gli sarebbe stato offerto non su indicazione dei partiti, ma su proposta del Capo dello Stato; e a sostenerlo sarebbe accorsa una maggioranza ampia, “strana”: centro, sinistra e destra. ABC.
Perché dunque una vicenda “istruttiva”? Perché ora che si riparla di elezioni, anticipate o no, ecco avvicinarsi la terza puntata del romanzo, che però ricomincia più o meno da due anni fa: i partiti sono pronti o no a spendere il nome di Monti per il governo che verrà? E il professore accetterebbe di comparire come candidato premier in una lista a suo sostegno? Il Capo dello Stato che sceglierà il premier incaricato agirà di sua iniziativa o su indicazione dei partiti? E a farlo sarà Napolitano o il suo successore, insomma si voterà ad aprile o prima? Sono le stesse domande che Hollande, Obama, Merkel, Putin, Katainen rivolgono a Monti appena lo vedono. E alle quali non è ancora possibile rispondere.".

Questo testo proviene dal giornale "L'Espresso", un giornale che di sicuro non è legato al presidente Berlusconi.
Il fatto che parli di "compravendita di voti"  in occasione di quel voto di fiducia del dicembre 2010 lo dimostra.
In quell'occasione non ci fu nessuna compravendita di voti.
Questa è la classica propaganda degli "spalatori di letame", la sinistra ed i suoi amici, che infangano i propri avversari.
Ora, però, questo articolo parla di un retroscena interessante.
Pare, infatti, che la salita di Mario Monti a Palazzo Chigi sia stata caldeggiata dal leader ideologico del Partito Democratico Massimo D'Alema.
Ora, pare che qui ci sia stato un gioco per fare fuori (politicamente parlando) il presidente Berlusconi.
Concordo con l'articolo, nel punto in cui afferma che D'Alema non abbia agito da solo ma "per conto terzi".
Questi "terzi" sono stati certi poteri economici e politici che in Europa sono legati a quell'asse franco-tedesco.
Tra l'altro, il presidente Berlusconi aveva un piano per abbattere il debito pubblico, piano che se fosse andato in porto avrebbe liberato l'Italia da questo gravame.
Inoltre, egli avrebbe voluto togliere i privilegi fiscali alle cooperative.
Questo ha dato fastidio a qualcuno sia qui in Italia, che in Europa.
Del resto, il presidente Berlusconi ha sempre cercato di togliere questi privilegi fiscali.
Così, hanno tentato di eliminarlo con le inchieste giudiziarie e non ci sono riusciti.
Hanno tentato con il gossip e non ci sono riusciti.
Ci sono riusciti con lo spread e facendo in modo che pezzi dell'allora maggioranza se ne andassero.
La sinistra parlava di "compravendita di voti", quando i parlamentari passavano dall'opposizione alla maggioranza.
Quando avveniva il processo inverso, la sinistra parlava di "libera scelta".
Questa è pura ipocrisia!
Fatto sta che oggi noi abbiamo un governo tecnico che ha tassato i cittadini oltre la misura.
I disoccupati aumentano (ed io che sono disoccupato lo so) e le aziende chiudono.
Le famiglie vanno in rovina.
Leggete questo articolo del blog "Questa è la sinistra italiana" che è intitolato "I Fondi stranieri si liberano dei Btp italiani: è il totale fallimento di un governo abusivo ed incapace".
Non mi sembra che il presidente Berlusconi sia stato il male.
Allora, riflettiamo!
Cordiali saluti. 



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