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Il mio libro, in collaborazione con Morris Sonnino

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mercoledì 25 luglio 2012

Partecipi alla passione di Cristo. Dalle «Omelie sul vangelo di Matteo» di san Giovanni Crisostomo, vescovo

Cari amici ed amiche.

L'amico Giovanni Covino (SEFT) mi ha inoltrato questo brano su Facebook:

"I figli di Zebedeo chiedono al Cristo: «Dì che uno di noi segga alla tua destra e l'altro alla tua sinistra» (Mc 10, 37). Cosa risponde il Signore? Per far loro comprendere che nella domanda avanzata non vi è nulla di spirituale e che, se sapessero ciò che chiedono, non lo domanderebbero, risponde: «Non sapete ciò che domandate», cioè non ne conoscete il valore, la grandezza e la dignità, superiori alle stesse potenze celesti. E aggiunge: «Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?» (Mc 10, 38). Voi, sembra dir loro, mi parlate di onori e di dignità; io vi parlo, invece di lotte e di sudori. Non è questo il tempo dei premi, né la mia gloria si manifesta ora. Il presente è tempo di morte violenta, di guerre e di pericoli.
Osservate quindi come, rispondendo loro con un'altra domanda, li esorti e li attragga. Non chiede se sono capaci di morire, di versare il loro sangue, ma domanda: «Potete voi bere il calice» e per animarli aggiunge «che io devo bere?», in modo da renderli, con la partecipazione alle sue sofferenze, più coraggiosi. Chiama la sua passione «battesimo» per far capire che tutto il mondo ne avrebbe ricevuto una grande purificazione. I due discepoli rispondono: «Possiamo!». Promettono immediatamente, senza sapere ciò che chiedono, con la speranza che la loro richiesta sia soddisfatta. E Gesù risponde: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete» (Mc 10, 39). Preannunzia loro grandi beni: Voi, cioè, sarete degni di subire il martirio e soffrirete con me; finirete la vita con una morte eroica e parteciperete a questi miei dolori. «Ma sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato» (Mc 10, 40).
Dopo aver preparato l'animo dei due discepoli e dopo averli fortificati contro il dolore, allora corregge la loro richiesta.
«Gli altri dieci si sdegnarono con i due fratelli» (Mt 20, 24). Notate come tutti gli apostoli siano ancora imperfetti, sia i due che vogliono innalzarsi sopra i dieci, sia gli altri che hanno invidia di loro. Ma, come ho già detto, osservateli più tardi, e li vedrete esenti da tutte queste miserie. Giovanni stesso, che ora si fa avanti anche lui per ambizione, cederà in ogni circostanza il primato a Pietro, sia nella predicazione, sia nel compiere miracoli, come appare dagli Atti degli Apostoli. Giacomo, invece, non visse molto tempo dopo questi avvenimenti. Dopo la Pentecoste infatti sarà tale il suo fervore che, lasciato da parte ogni interesse terreno, perverrà ad una virtù così elevata da essere ritenuto maturo di ricevere subito il martirio.".

Ringrazio Giovanni per l'ottimo saggio.
Prima di incominciare a trattare l'argomento, faccio gli auguri a tutti coloro che si chiamano Giacomo.
Tra l'altro, il Santo Patrono del paese di mia madre, Galati Mamertino (in Provincia di Messina) è proprio San Giacomo Maggiore Apostolo, uno dei due figli di Zebedeo.
Anche mia madre si chiama Giacomina. Quindi è anche il suo onomastico. 
L'altro figlio di Zebedeo è Giovanni.
Ora, il Vangelo parla di questi due personaggi che chiesero a Gesù che, una volta divenuto re, egli li facesse sedere uno alla sua destra ed uno alla sua sinistra.
Essi furono ingenui e credettero che Gesù sarebbe salito su un trono e divenuto re.
La realtà fu ben diversa.
Gesù venne tradito, percosso, insultato e crocifisso.
Poi, una volta morto, egli risorse e trionfò sulla morte.
Quindi, il "diventare re" di Gesù non fu secondo un canone umano.
Ovviamente, gli altri apostoli si sdegnarono e Gesù spiegò in che modo sarebbero andate realmente le cose.
Anche Giacomo, in seguito, dovette subire una sorte terribile.
Egli divenne vescovo della Chiesa di Gerusalemme e venne fatto uccidere (per decapitazione) da Erode Agrippa nel 42 AD.
Egli fu il primo a ricevere la corona del martirio.
Allora, vista l'esperienza dei due apostoli, noi non dobbiamo essere ingenui.
Cordiali saluti. 

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