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venerdì 13 luglio 2012

Dal sito "Meridiani Relazioni Internazionali", Israele non è una forza di occupazione in Cisgiordania”

Cari amici ed amiche.

Leggete questo articolo scritto sul sito "Meridiani Relazioni Internazionali" che è intitolato "Israele non è una forza di occupazione in Cisgiordania" :

"‘ non è una forza di occupazione in ’, o almeno questo è quanto è emerso lunedì scorso dal rapporto di un comitato incaricato dal Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu di esaminare lo stato dei territori in . Il gruppo di lavoro, composto da membri scelti tra professionisti noti per condividere idee vicine alla destra israeliana, era guidato da Edmund E. Levy, giudice della Corte Suprema con alle spalle una carriera politica nel Likud.
In realtà, il mandato originale del panel era quello di esaminare lo stato legale delle colonie non autorizzate in Giudea e Samaria senza avere il compito di andare a toccare la spinosa questione riguardante la legalità o meno dell’occupazione di territori in Cisgiordania.
A livello internazionale la notizia è passata piuttosto in sordina, nonostante i cambiamenti che il documento potrebbe apportare alla politica di Tel Aviv sulle colonie. Le conclusioni approvate dal rapporto della commissione d’inchiesta rischiano infatti di annullare una lunga serie di leggi ed accordi, sia interni che internazionali.
Tra massacri di popolazioni civili, spettri di bombe atomiche e attese per lo spoglio delle prime elezioni “democratiche” in alcuni paesi mediorientali, i media internazionali non hanno prestato molta attenzione alle informazioni provenienti da Israele.
Il comitato Levy ha ribaltato le conclusioni a cui era giunto nel 2005 il panel guidato da Talia Sasson in cui si sosteneva l’illegalità degli insediamenti in Cisgiordania. L’inchiesta fu allora commissionata dal Primo Ministro Ariel Sharon.

Il rapporto rappresenta una vera vittoria per i coloni e per chi sostiene che gli insediamenti siano in realtà parte integrante del territorio di Israele. Molti di questi formano lo zoccolo duro dell’elettorato del Likud e adesso fanno pressione sui loro esponenti al governo affinché si approvi la relazione anche a livello centrale.
Netanyahu si trova stretto tra due fuochi. Alcuni dei suoi ministri e gran parte del suo elettorato vorrebbero l’approvazione dell’inchiesta Levy senza l’apporto di modifiche che ne altererebbero la sostanza. Ratificare soltanto alcune delle indicazioni proposte solleverebbe le proteste dell’ala più estrema del partito. Una scelta del genere potrebbe però comportare problemi non indifferenti sul piano internazionale, non solo riguardo i rapporti con i vicini arabi ma anche per ciò che concerne i legami con i paesi alleati.
Inoltre, riconoscere i territori della Cisgiordania come parte integrante dello Stato di Israele implicherebbe l’obbligo di concedere la cittadinanza israeliana anche agli abitanti di Giudea e Samaria, che potrebbero così godere del diritto di voto. Ciò farebbe aumentare il numero di palestinesi tra gli elettori israeliani, accrescendo il numero di arabi all’interno dei confini statali con la conseguenza di indebolire la maggioranza ebraica dentro Israele.
A destra, il consenso sulla questione si divide tra chi vorrebbe annettere Samaria e Giudea senza dover obbligatoriamente riconoscere i diritti di cittadinanza alle popolazioni arabe e chi, pur di non dover rinunciare alla Cisgiordania, sarebbe disposto a trovare una soluzione di compromesso, magari riconoscendo pari diritti ai Palestinesi che vi abitano.
La sinistra israeliana invece, favorevole alla soluzione dei due Stati separati, preferirebbe lasciare la Cisgiordania ai Palestinesi e far ripartire i negoziati di pace, ormai in stallo da anni.


Se il fosse approvato dal governo, le possibilità per un futuro accordo diminuirebbero notevolmente. I , o ‘contesi’ secondo la definizione che amano dar loro in Israele, sono il più grosso ostacolo alla conclusione di un accordo di pace tra le parti e la causa principale delle frizioni tra Gerusalemme e gli Stati arabi.
L’emergere del rapporto in un momento in cui gran parte dell’attenzione generale è concentrata sul nucleare iraniano, le rivoluzioni in Medio Oriente, la crisi economica europea e le future elezioni politiche americane potrebbe non essere casuale. Il governo di Gerusalemme ha la possibilità di approvare un documento molto importante per la sua futura politica coloniale nel disinteresse del resto della comunità internazionale.
A livello globale, il rapporto conferma l’assenza di volontà israeliana di collaborare con terze parti per risolvere la questione.
Venerdì scorso a Ginevra si è svolta la ventesima sessione del Consiglio dei Diritti Umani, organo intergovernativo delle Nazioni Unite responsabile della promozione e protezione dei diritti umani nel mondo, senza la presenza di delegati israeliani. All’ordine del giorno c’era la questione delle implicazioni delle colonie israeliane sui diritti civili, politici, economici, sociali e culturali dei palestinesi che abitano i territori occupati. Già nel marzo di quest’anno, Israele aveva però fatto sapere di non essere disposto a partecipare alla missione di inchiesta del Consiglio. L’incontro si è concluso con un ennesimo invito a collaborare rivolto ad Israele. Appello caduto nuovamente nel vuoto.
Le tensioni tra israeliani e palestinesi continuano ad essere la causa di molti dei problemi mediorientali. Le rivoluzioni arabe e il braccio di ferro tra Iran e Occidente hanno distolto lo sguardo da una questione che però continua ad occupare un peso notevolmente rilevante per la stabilità dell’area. Le colonie rappresentano il nodo centrale da sciogliere per risolvere la disputa tra le parti. Il rapporto Levy rischia di ritardare ulteriormente il raggiungimento di una soluzione definitiva.

12 luglio 2012".

Devo ringraziare l'amico Angelo Fazio che ha messo questo articolo su Facebook.
Se non ci fosse quel genietto non avrei così tanto materiale da mettere su questo blog.
Se tutti i giovani fossero così, si andrebbe meglio. 
Sono perfettamente d'accordo con quanto scritto nel rapporto del Primo Ministro di Israele Benjamin Netanyahu.
Israele non è forza di occupazione dei territori della Cisgiordania.
Israele ha semplicemente pensato alla sua sicurezza ed è stato giusto così, tenendo conto dell'ostilità dell'area.
I "Territori palestinesi" non sono occupati.
Essi sono contesi.
La Palestina non esiste.
Esiste uno Stato arabo e si chiama Giordania.
Ma la Palestina non esiste.
Già il fatto che la Striscia di Gaza sia in mano ad Hamas e la Cisgiordania sia in mano ad Al Fatah lo dimostra.
Inoltre, dichiarare Stato l'insieme territori arabi che si trova in Israele può essere molto pericoloso.
Infatti, noi ci troveremmo di fronte a due entità territoriali, la Striscia di Gaza e la Cisgiordiania che sono separate ed in mezzo allo Stato israeliano.
Ciò metterebbe in pericolo quest'ultimo, poiché i palestinesi vorrebbero circolare liberamente in questo eventuale Stato Palestinese.
Ora, il rischio è che per raggiungere la Cisgiordania dalla Striscia di Gaza (e viceversa) molte persone debbano attraversare i territori israeliani.
Qui si rischia che i terroristi attacchino Israele dall'interno.
Per capire meglio, guardate la cartina qui sotto.
Cordiali saluti.








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Il peggio della politica continua ad essere presente

Ringrazio un caro amico di questa foto.