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venerdì 20 luglio 2012

Dal sito "Meridiana Online", strage di Burgas. L'ultimo atto della guerra ombra tra Israele e Iran

Cari amici ed amiche.

Come spesso accade, l'amico Angelo Fazio mette degli articoli interessanti su Facebook.
Quel genietto ne ha messo uno molto interessate del sito "Meridiana Online" che è intitolato "Strage di Burgas. L'ultimo atto della guerra ombra tra Israele e Iran" e recita:

"Sono le 18.25 (ora locale) del 18 luglio 2012 quando la ‘guerra ombra’ tra Israele e Iranarriva nella cittadina bulgara di Burgas, località turistica sulla costa occidentale del Mar Nero. Quaranta minuti prima un volo charter gestito dalla Air Bulgaria atterra all’aeroporto internazionale di Sarafovo. I passeggeri, provenienti dall’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, si trovano già a bordo di un bus quando un ordigno esplode causando la morte di otto di essi (sette sono turisti israeliani, l’ottavo è una guida turistica bulgara) e il ferimento di oltre trenta persone.

Le prime notizie diffuse dalle agenzie di stampa di Sofia parlano di una detonazione improvvisa. Aron Katz, testimone oculare, racconta al quotidiano ebraico The Times of Israel: “Abbiamo sentito una forte esplosione, l’autobus tremare ed alcuni di noi sono corsi fuori”. L’ipotesi dell’attacco suicida si fa più forte di ora in ora. Poco dopo la detonazione, un’equipe di medici israeliani a bordo di un volo speciale parte alla volta di Burgas, e sul posto arriva anche il primo ministro bulgaro Boiko Borisov.

Il sistema di telecamere di sicurezza che sorveglia il gate d’imbarco della stazione bus attigua all’aeroporto riprende il sospetto attentatore. Secondo un video diffuso dalla versione online del quotidiano Hareetz, si tratta di un uomo caucasico, capelli lunghi e look da turista. Secondo quanto riporta Reuters, l’uomo avrebbe 36 anni e si troverebbe in Bulgaria da almeno 4 o 6 giorni.

Mentre le autorità di Sofia invitano alla cautela nell’attribuire la responsabilità dell’attentato a singoli paesi, Benjamin Netanyahu sembra avere le idee chiare circa la responsabilità dell’attentato sucida: “questa offensiva del terrore iraniana si sta diffondendo in tutto il mondo. Israele reagirà duramente”.

Il 19 luglio si diffonde la notizia che il sospetto terrorista si sarebbe mosso con un passaporto americano e una licenza di guida del Michigan (entrambe i documenti risulteranno falsi). L’FBI, la CIA, l’Interpol e i servizi segreti israeliani cercano di risalire alla vera identità dell’attentatore decifrando i frammenti di DNA rinvenuti. Nel tardo pomeriggio, sempre del 19 luglio, viene resa nota una possibile identità del sospetto.

Si tratterebbe, secondo alcune fonti, di Mehdi Ghezali, estremista islamico di origine algerina ma con passaporto svedese, già detenuto nel carcere di Guantánamo dal 2001 al 2004. Ghezali è noto nel mondo dei servizi d’intelligence per i suoi viaggi in Pakistan e Afghanistan. Due ore dopo l’identikit arriva la ‘doccia fredda’: i servizi segreti svedesismentiscono possa trattarsi di Ghezali.

Mentre scriviamo è mistero sull’identità dello stragista, ma esistono alcune certezze. A Netanyahu e Ehud Barak non è certamente sfuggito un inquietante particolare. L’attentato è avvenuto a 18 anni esatti di distanza (era il 18 luglio 1994) dall’attacco al centro ebraico di Buenos Aires, quando una Renault Trafic imbottita di 275 chilogrammi di nitrato di ammonio fece strage di 85 persone.

Allora come oggi, il Mossad e la leadership israeliana puntano il dito contro l’ineffabile generale Qassem Soleimani a capo delle forze al-Quds (o brigata ‘Gerusalemme’), la divisione degli ayatollah responsabile delle operazioni sporche compiute fuori dai confini iraniani. Le analogie non si fermano qui. Se la mente – a Buenos Aires come a Burgas – è iraniana, il braccio potrebbe essere l’ ‘esercito di Dio’, ossia le milizie libanesi di Hezbollah, la propaggine terroristica che l’Iran copre e finanzia.

Secondo l’interpretazione israeliana, l’attentato sarebbe l’ultimo di una scia di sangue che negli ultimi 18 mesi ha visto coinvolti diplomatici, ufficiali e semplici cittadini israeliani in diverse aree del mondo, da Nuova Delhi a Mombasa, da Tbilisi a Cipro. Dietro ciascuna di queste morti l’ombra lunga di Teheran e delle forze al-Quds.

Thailandia, Bangkok. Nel febbraio 2012 la polizia locale arresta agenti iraniani con l’accusa di aver pianificato un attacco a personale diplomatico israeliano. Ehud Barak accusa da subito Hezbollah e l’Iran. Accuse immediatamente respinte al mittente. Al Jerusalem Post, il capo della polizia di Bangkok dichiara che la volontà iraniana di colpire personale israeliano in loco è stata confermata dai sospetti arrestati.

India, Nuova Delhi. Sempre nel febbraio 2012 un minivan in uso all’ambasciata israeliana esplode davanti alla sede diplomatica dello Stato ebraico causando quattro morti. Il quotidiano locale Hindu scrive che il modus operandi dell’attacco ricorda quello usato per gli attentati agli scienziati nucleari coinvolti nel programma atomico di Teharan, di cui da più parti si ritiene responsabile il Mossad.

Esplosivo magnetico attaccato a vetture in movimento. Se fosse vero, gli attacchi iraniani potrebbero essere letti come risposta agli attacchi sporchi di Israele per fermare la Bomba iraniana. L’Iran respinge sdegnato le accuse, parla di ‘guerriglia psicologica’ e ‘propaganda sionista’.

Georgia, Tbilisi. Ancora febbraio 2012, un auto di servizio dell’ambasciata israeliana viene trovata imbottita di esplosivo dagli uomini della sicurezza. L’ordigno è identico a quello confezionato a Nuova Delhi. L’attacco è sventato e lo scambio di accuse tra Teheran e Gerusalemme segue un copione ormai consolidato.

Azerbaigian, Baku. Gennaio 2012. Il Mossad e le forze di sicurezza azere sventano un attentato all’ambasciatore israeliano a Baku e al rabbino locale. Vengono arrestati tre uomini, due azeri – operativi del piano – e un terzo uomo, l’iraniano Balagardash Dadashev, che avrebbe aiutato i primi a procurarsi le armi (fucili, pistole ed esplosivi). L’iraniano arrestato sarebbe legato ai servizi segreti di Teheran. Dietro l’attentato vi è il sospetto iraniano che Israele possa servirsi della base aerea dismessa di Sitalcay in Azerbaigian per attaccare le installazioni nucleari degli ayatollah operando da una distanza ridotta.

Kenya, Mombasa. Il 2 luglio 2012 due agenti iraniani vengono arrestati perché trovati in possesso di materiale esplosivo. I due pianificavano attentati all’ambasciata israeliana, ma si sospetta che gli attacchi potessero essere diretti anche contro turisti alloggiati presso alberghi della costa (molti di questi sono di proprietà di imprenditori dello Stato ebraico).

Cipro, Nicosia. Il 16 luglio 2012 un operativo di Hezbollah viene arrestato. L’uomo sta analizzando tutte le tratte delle compagnie di volo israeliane. I servizi segreti interni israeliani (Shin Bet) hanno come priorità da inizio 2012 la protezione delle linee aeree dello Stato ebraico.

La divisione al-Quds è l’arma che l’Iran utilizza per operazioni sporche, in una guerra ormai non più così sotterranea che si combatte all’ombra dello strike israeliano sulle installazioni nucleari iraniane. Potrebbero essere coinvolte nella proiezione ad ampio raggio di Teheran anche le milizie Hezbollah, come l’unità 910 (guidata da Talam Hamieh e risultata coinvolta negli attentati in Tailandia, Kenya e India) o l’unità 1800 (guidata da Mustafa Badreddine, noto come ‘Elias Saab’, ex membro di Fatah ed esperto di ordigni).

L’orologio nucleare sembra muoversi più veloce di sempre e Netanyahu non è intenzionato ad arrivare in ritardo all’appuntamento con la storia. “Tutti gli indizi portano all’Iran” ha dichiarato subito dopo la notizia dell’attacco. Il rischio che la ‘guerra ombra’ tra Iran e Israele sfugga di mano e conduca ad un’escalation incontrollabile esiste, ma la novità, dopo i fatti di Burgas, è che la resa dei conti tra Gerusalemme e Teheran può iniziare ovunque, anche sulle rive del Mar Nero.".



Quello spaventoso attentato era già inquietante di per sé.
Però, se guardassimo ciò che dietro ci renderemmo conto del fatto che esso sia ancora più inquietante.
Che tra Iran ed Israele ci sia una guerra è cosa noto.
Questa guerra è spesso apparentemente silenziosa ma può diventare violenta in ogni momento.
L'attentato di Burgas è stato una delle varie dimostrazioni di ciò.
L'Iran di Mahmud Ahmadinejad ha sempre coltivato il suo odio becero contro Israele.
Lo stesso Ahmadinejad ha detto più volte di volere fare sparire Israele dalle cartine geografiche.
Egli, purtroppo, è appoggiato dal gruppi di fanatici nelle zone contigue ad Israele.
Il caso degli Hezbollah libanesi (con i quali qualche politico nostrano si era fatto fotografare) è il paradigma di ciò.
Gli Hezbollah (che tra l'altro sono musulmani sciiti, come gli Iraniani) sono storicamente vicini ad Ahmadinejad e ai suoi.
Essi creano problemi in Libano, una nazione che già vive in un precario equilibrio tra i cristiani (che sono divisi in cattolici maroniti, cattolici latini, cattolici di rito greco-melchita, ortodossi, armeni e protestanti) e musulmani (che sono divisi in sunniti, sciiti, drusi ed alawiti),  puntando al predominio dell'area.
Non è difficile pensare che gli Hezbollah puntino a distruggere Israele.
L'odio becero verso Israele unisce tutti i terroristi ed i fondamentalisti islamici, siano essi sciiti o sunniti.
Pertanto, io ritengo possibile che gli Hezbollah abbiano agito per conto dell'Iran.
Ora, la decisione da parte dell'UNESCO di riconoscere la Palestina ha sicuramente rivitalizzato certe tendenze.
Ora, i terroristi si sentono legittimati a colpire Israele e ciò è molto grave.
Un'altra cosa inquietante è il fatto che l'Europa non sia sicura.
Se è vero che non tutti i musulmani sono terroristi, è vero il fatto che oggi i terroristi siano musulmani.
La presenza di un numero considerevole di musulmani in Europa ha reso quest'ultima poco sicura.
Quanto accaduto a Burgas lo dimostra.
Uno degli autori di quel gesto ignobile è un cittadino svedese.
Questo deve farci riflettere e farci preoccupare.
Cordiali saluti.







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