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lunedì 7 gennaio 2019

Mentre boicotta Israele, l'Europa ignora la Turchia che dichiara guerra ai cristiani

Ringrazio l'amica e collaboratrice Francesca Padovese che mi ha segnalato l'articolo del sito "The Gatestone Institute" che è intitolato "La guerra della Turchia ai missionari cristiani".
Riporto questo stralcio dell'articolo:

"Il pastore evangelico americano Andrew Brunson e il missionario evangelista americano-canadese sono tra i numerosi religiosi cristiani che sono rimasti vittime dell'avversione nutrita dalla Turchia verso il Cristianesimo. Secondo Claire Evans, responsabile regionale dell'organizzazione International Christian Concern, "la Turchia sta rendendo sempre più evidente che non c'è spazio per il Cristianesimo, anche se la Costituzione afferma il contrario".


Oggi, solo circa lo 0,2 per cento della popolazione turca, che comprende quasi 80 milioni di persone, è cristiano. Il genocidio cristiano perpetrato nella Turchia ottomana dal 1913 al 1923 e il pogrom del 1955 che colpì i greci di Istanbul sono alcuni degli eventi più importanti che portarono in gran parte alla distruzione dell'antica comunità cristiana del paese. Ma ancora oggi in Turchia, i missionari e i cittadini cristiani continuano a essere oppressi.


Una questione che differenzia la Turchia dal resto del mondo è che la nostra identità nazionale è principalmente modellata dall'identità religiosa. Ciò che rende un turco tale non è tanto l'etnia, né la lingua parlata, ma soprattutto il fatto di essere musulmano. (...) Una larga maggioranza di turchi pensa che nella loro storia non c'è nulla di cui vergognarsi. [Essi] non sono legati all'Europa e nemmeno al Medio Oriente; in poche parole, sentono di potersi fidare solo di se stessi (...) un fatto sorprendente è che [alla domanda da noi posta] se tutti fossero turchi, il mondo sarebbe un posto migliore, i turchi hanno risposto molto favorevolmente. Nessuna autocritica di alcun tipo." – Il professor Ali Çarkoğlu della Koç University, che ha condotto insieme al professor Ersin Kalaycıoğlu della Sabancı University uno studio sul nazionalismo
".

Ricordo che Francesca è parente di monsignor Luigi Padovese, vicario apostolico dell'Anatolia che è stato ucciso nel 2010 dal suo autista, il quale ha gridato: "Allahu Akbar!".
Nell'idea dell'"essere turco" vi è anche l'essere musulmano.
In poche parole, secondo la visione turca, un buon turco è un musulmano.
Questo è un dato importante, per capire il problema dei cristiani in Turchia.
Per un turco medio, un cristiano con cittadinanza turca non è un turco.
Può essere come un armeno, un siriano, un bulgaro o un greco.
Facendo un esempio inverso, un israeliano può essere tale anche se non è ebreo ma professa religione una religione diversa dall'Ebraismo, sebbene quest'ultimo abbia disegnato l'identità dello Stato di Israele.
Anche un italiano può essere di religione diversa da quella cattolica, sebbene quest'ultima abbia contribuito alla costruzione dell'identità italiana.
La costituzione della Repubblica di Turchia non è contro il Cristianesimo ma vi sono ancora pratiche che contrastano con quella religione.
Per esempio, vi è ancora una legge dell'Impero Ottomano che vieta di costruire luoghi di culto non musulmani affacciati sulla pubblica via.
Con l'avvento al potere dell'AKP di Recep Tayyip Erdogan, la Turchia ha iniziato un cammino che la sta portando verso una nuova islamizzazione, dopo il tentativo di laicizzazione kamalista.
Questo è un grosso guaio.
L'Europa boicotta ed attacca lo Stato di Israele mentre ignora quanto sta accadendo in Turchia.
Anzi, vuole farla entrare, rischiando di avere uno Stato che per via del suo tasso di natalità rischia di dettare legge.
Questo è un guaio ancora più grosso.
Il processo che sta avvenendo in Turchia ricorda non poco quello che avvenne nella Germania degli anni '20 e '30.
Questo deve farci preoccupare. 


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